Il testo della manovra finanziaria per il 2025 arriverà in Aula alla Camera alle 8 di domani mattina, come stabilito dalla conferenza dei capigruppo, dove è stato inoltre annunciato che nella tarda mattinata di giovedì verrà posta la questione di fiducia che sarà poi votata nel corso di venerdì, affinché il voto finale giunga entro la fine della giornata.
Il primo a commentare la decisione del governo è stato il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che ha sfruttato le discussioni in Senato, anticipando l’intervento del premier Meloni sugli argomenti del prossimo Consiglio europeo, per affrontare la questione e mandare un messaggio chiaro al Presidente del Consiglio. L’ex sindaco di Firenze ha infatti criticato la richiesta del voto di fiducia, sostenendo come questo sia l’ennesimo tentativo dell’esecutivo di superare il bicameralismo che ancora vige nel nostro Paese.
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L’ex premier ha infatti preso la parola, rivolgendosi direttamente a Giorgia Meloni, ricordandole come, quando era una deputata dell’opposizione, abbia criticato “i governi che mettevano la fiducia, quelli di Conte e Draghi, che non permettevano la doppia lettura della legge bilancio“. Ora, invece, sarebbe lei stessa a sfruttare il medesimo meccanismo. “Vedo l’aspetto positivo: lei supera il bicameralismo paritario senza fare la riforma e senza fare il referendum“, ha affondato il leader di Italia Viva, sottolineando come anche nelle scorse due Leggi di bilancio gestite dal governo Meloni sia stato chiesto il voto di fiducia.
Renzi, quindi, non ha intenzione di mollare e sottolinea come la presa di posizione di Meloni possa essere compresa, ma allo stesso tempo evidenzia come “possano essere scelte sagge” ma allo stesso tempo “leggermente incostituzionali“.
Cosa implica il voto di fiducia
La critica di Matteo Renzi fa riferimento alle modalità di voto che sono implicite alla richiesta della fiducia sulla Legge di bilancio. Questa, infatti, velocizza l’iter di approvazione di una legge ma al contempo va a sterilizzare il dibattito parlamentare che dovrebbe verificarsi. I componenti della maggioranza infatti sono tenuti a votare a favore, in quanto il voto di fiducia lega il destino del governo a quello della legge da votare, e non hanno la possibilità di presentare emendamenti al testo, in quanto questo viene di fatto blindato.
Nel caso dell’esecutivo di Giorgia Meloni, il voto di fiducia è stato chiesto in media 2,6 volte al mese. Non si tratta però del governo che avrebbe fatto ricorso più spesso alla modalità di voto: in termini assoluti è stato infatti il governo di Matteo Renzi avrebbe più volte fatto ricorso allo strumento, mentre in relazione alle tempistiche dell’esecutivo, è il governo Monti a salire al primo posto.
Manovra, Renzi: “Abbia rispetto per chi non la pensa come lei“
L’ex sindaco di Firenze ha poi proseguito il suo discorso, sottolineando di non voler chiedere a Meloni di porgere la sue scuse al Parlamento ma di “fare un fioretto per Natale per riportare in questo bicameralismo paritario, in cui parlamentari possano discutere?“. Renzi ha poi chiesto apertamente al Presidente del Consiglio di avere “più rispetto per chi non la pensa come lei“, in quanto anche le opposizioni rappresentano gli italiani e non devono essere considerati “mafiosi quando siamo in disaccordo con il governo“.
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