Manovra, Meloni richiama all’ordine gli alleati: “Nessun emendamento non concordato”

Il vertice di maggioranza ha costretto Tajani e Salvini ad abbandonare le loro mire individualistiche per concentrarsi invece su proposte che avranno il sostegno dell'interno centrodestra. La decisione sulle proposte applicabili oppure no è stata affidata al ministro dell'Economia, anch'egli presente al vertice

Redazione
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Giorgia Meloni è tornata in Italia, dopo aver soggiornato in Brasile e Argentina in occasione del G20 e di un incontro con Javier Milei, ed ora il suo obiettivo principale è quello di portare la manovra verso la sua conclusione, senza creare attriti o scontri con gli alleati. Nel tardo pomeriggio di ieri, quindi, il premier ha incontrato i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, e il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi. Il vertice di maggioranza si sarebbe svolto in un luogo segreto, ma qualcuno vocifera che possa trattarsi proprio di casa Meloni, oppure si parla di una plausibile videoconferenza.

Qualunque sia stata la location di questo vertice, ciò che interessa è che Giorgia Meloni ha cercato di riportare gli alleati sulla retta vita, ricordando che l’obiettivo è quello di creare una manovra che sia efficace ed efficiente e non quello di accontentare le volontà o i bisogni di ogni singolo partito. In sostanza, quindi, Lega e Forza Italia dovranno diminuire le loro mire e presentare emendamenti su cui tutte le forze di governo sono d’accordo. Per cui, sarebbe giunta l’ora di porre fine agli individualismi e iniziare invece a lavorare per mantenere saldo e al comando il governo Meloni.

Il ministro del Mef Giancarlo Giorgetti (Manovra)
Il ministro del Mef Giancarlo Giorgetti

Nel corso dell’incontro sarebbe stato presente anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, a cui i leader “hanno dato mandato di valutare, alla luce delle coperture necessarie, la praticabilità di alcune proposte di modifica condivise da tutti“. Al centro della questione, come sottolineato già nelle scorse settimane, vi sarebbe la tenuta dei conti pubblici. La manovra deve restare salda all’interno degli stretti margini individuati dal ministero dell’Economia, onde evitare di creare squilibri e soprattutto di provocare spese che lo Stato italiano non può permettersi.

Manovra, al centro i bisogni delle famiglie

Antonio Tajani e Matteo Salvini si sono quindi visti negare la possibilità di portare avanti le loro battaglie. Gli emendamenti che presenteranno le opposizioni creeranno già abbastanza problematiche alla Legge di bilancio, per cui il governo è intenzionato ad evitare più problemi possibile. Se l’anno scorso la linea di Meloni è stata quella di vietare direttamente la presentazione di emendamenti da parte della maggioranza, quest’anno il premier sembrerebbe più aperto ai suggerimenti, ma solo se questi sono condivisi da tutte le forze di governo.

Così da un lato la Lega sarà costretta ad abbandonare la battaglia per il taglio del canone Rai da 90 a 70 euro, come contenuto nell’emendamento al dl Fisco, e Forza Italia quella per l‘aumento delle pensioni minime fino a 621 euro. Inoltre, sembrerebbe che anche il taglio dell’Irpef potrebbe essere cancellato dai piani del governo, perché inattuabile dal punto di vista fiscale. Ciò su cui ha intenzione di puntare il governo Meloni sono le riforme con al centro le famiglie italiane, in particolare quelle con figli.

Si ipotizza, infatti, che il Mef stia ragionando su un “bonusper le famiglie con figli al di sotto dei 14 anni che devono essere iscritti ad attività extrascolastiche, come proposto da Fratelli d’Italia. Inoltre, il taglio del cuneo fiscale resta ancora il fulcro della Legge di bilancio. Alla fine del vertice, Palazzo Chigi ha rilasciato una nota che confermerebbe il buon risultato dell’incontro, sottolineando che “è stata riscontrata la massima condivisione di vedute a sostegno di una manovra che guarda alle esigenze del sistema sanitario, di famiglie, lavoratori e settore produttivo“.

Gli altri temi del vertice di maggioranza

Non vi sarebbero dubbi sul fatto che il focus dell’incontro sia stata la Legge di bilancio, ma sembrerebbe che i leader della maggioranza abbiano sfruttato l’incontro per affrontare anche altri argomenti, sia di natura nazionale che internazionale. Da un lato, ovviamente, la sentenza della Corte internazionale di giustizia, che ha emanato mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e per l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant.

La decisione della Corte avrebbe spaccato la politica italiana tra esponenti di governo più cauti sulla questione, come Tajani e Meloni, e personaggi che avrebbero preso la loro decisione a poche ore dall’annuncio, come il vicepremier Matteo Salvini. Nel corso del vertice, quindi, sarebbe stato deciso che l’Italia seguirà la linea dettata da Palazzo Chigi e dal ministro degli Esteri, senza altri strappi. Oggi, quindi, il ministro Tajani ha sottolineato che sulla sentenza della Cpi serve “prudenza, lettura delle carte“, per poi aggiungere che l’Italia “sostiene la Cpi, ma questa deve agire untando sul diritto e non sulla politica“.

Il vicepresidente Ue Raffaele Fitto
Il vicepresidente Ue Raffaele Fitto

Un secondo argomento piuttosto spinoso riguarda il possibile mini rimpasto a cui dovrà far fronte il governo Meloni. Palazzo Chigi, infatti, dovrà comprendere in che modo ridistribuire le quattro deleghe lasciate scoperte dall’ex ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, divenuto vicepresidente della Commissione Ue. Inoltre, il governo deve prepararsi alla possibilità che la ministra del Turismo, Daniela Santanché, possa dover affrontare un processo per il caso Visibilia e quindi possa andare incontro anche lei alle dimissioni. Entrambi questi casi, però, verranno affrontati dopo la chiusura del puzzle sulla Legge di bilancio.

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