La resa dei conti sulla manovra finanziaria si avvicina inesorabilmente. Il prossimo lunedì inizieranno i tavoli di confronto tra i tecnici del ministero dell’Economia e delle Finanze e le forze di maggioranza, dove potrà essere fatto il punto sugli emendamenti alla Legge di Bilancio, e da mercoledì potrebbero iniziare le votazioni sulle modifiche al testo, così da dare inizio al vero e ultimo percorso della Legge finanziaria italiana.
La tensione è alle stelle. Questi ultimi giorni saranno infatti cruciali per le forze di maggioranza, che comprenderanno quanto effettivamente potranno spingere per vedere realizzati i loro progetti, necessari a dare risposte alle richieste dei cittadini. La sfida, come sempre, si giocherà sulle possibilità delle casse dello Stato, che dovranno far fronte a spese ingenti senza cadere nel vizio di far aumentare il debito pubblico.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, su questo punto è stato perentorio: non saranno possibili strappi. Lo ha confermato anche la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che nel corso dell’ultimo vertice di maggioranza ha dato il compito al titolare del Mef di vigilare sulle proposte di Lega e Forza Italia, affinché queste non mettano in crisi il lavoro dei tecnici. La sfida è dunque aperta e si attendono nuovi battibecchi tra Antonio Tajani e Matteo Salvini, che nelle ultime settimane sono apparsi sempre più distanti. L’Autonomia differenziata, le pensioni, il taglio del canone Rai e le spese per la sanità della Calabria si sono infatti dimostrati temi su cui i due alleati di governo non sono riusciti a fare fronte comune.
Manovra, FI e Lega allineati sull’Ires premiale
Un possibile punto di avvicinamento è però rappresentato dall’Ires premiale, ovvero l’imposta dovuta alle imprese che puntano a mettere a terra “investimenti qualificanti“. I partiti di governo sarebbero infatti favorevoli alla sua approvazione all’interno della Legge di bilancio, ma lo scoglio, in questo caso, sarebbe rappresentato dai fondi mancanti nelle casse dello Stato. Si prevede, infatti, che questo sgravio fiscale possa costare all’Italia tra i 200 e i 250 milioni di euro, una cifra che supererebbe del doppio il tesoretto che quest’anno il Mef è riuscito a mettere da parte, che si attesterebbe sui 120 milioni di euro.
Secondo quanto si apprende, sembrerebbe che gli uffici della Ragioneria di Stato non abbiano dato inizio a valutazioni sulla possibilità, ma la maggioranza sarebbe convinta che siano ancora presenti spiragli di speranza. L’ipotesi più probabile è che nei piani del Mef sia presente l’approvazione dell’Ires premiale, ma non all’interno di questa Legge di bilancio. Essendo, infatti, una misura piuttosto dispendiosa, si fa strada la possibilità che le riflessioni vengano posticipiate di qualche mese, magari trasformando l’imposta in una riduzione graduale così da giungere ad un vero e proprio taglio in tempi futuri.
Sulla questione, però, peserebbe anche l’influenza di Confindustria, che starebbe esortando il governo a dare una risposta alle imprese, che ormai da tempo chiedono aiuti e sgravi fiscali. Secondo la Lega, la possibilità di un taglio graduale potrebbe comunque dimostrarsi una scelta convincente, in quando risponderebbe in parte ai bisogni delle aziende italiane. Il caso Stellantis, che ha dato inizio a licenziamenti sul territorio italiano, starebbe facendo riflettere il governo, che però sarebbe concentrato principalmente sulla costruzione di un tavolo apposito che risponda alle necessità dell’impresa e delle aziende dell’indotto.
In questo senso, Forza Italia si sarebbe allineata alle richieste dei costruttori del settore dell’automotive, che giorno dopo giorno dimostra le sue mancanze di fronte al mercato globale. Uno dei punti cruciali da risolvere, infatti, riguarda il cosiddetto “caro materiali“, che risulterebbe fondamentale risolvere per mandare avanti il settore e per non bloccare i cantieri già aperti e in parte legati alla spesa del Pnrr.
Manovra, il nodo del concordato fiscale
Il partito azzurro, poi, avrebbe assunto una posizione dura anche sul taglio dell’Irpef, continuando ad esortare il Mef affinché il ricavato della seconda tranche del concordato fiscale venga utilizzato per finanziare questo sgravio. I termini per l’iscrizione all’accordo tra contribuenti e Agenzia delle Entrate scadono il prossimo giovedì e quindi per alcune settimane non sarà ancora possibile comprendere il gettito di questa proposta.
Anche sul concordato preventivo, Lega e FI si sono ritrovati su fronti opposti. Il Carroccio ha infatti aspramente criticato la decisione dell’Agenzia delle Entrate di inviare lettere dal “tono inquisitorio” per invitare i lavoratori ad iscriversi, mentre FI, allineato con FdI, hanno più volte difeso lo strumento creato dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo, sottolineando come le missive ai contribuenti fossero “solo un avviso per ricordare che c’è un’opportunità e ci si può adeguare“.
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