Mentre Giorgia Meloni è a Bruxelles per evitare condizioni troppo punitive del Patto di Stabilità, in patria si continua a discutere della Manovra, la cui data di approvazione continua a slittare tra panettoni e countdown. Si continua a discutere degli oltre duemila emendamenti dell’opposizione e dell’impossibilità della maggioranza di mettere mano alla Legge di Bilancio, ma, tra un via vai di faldoni e senatori, sembrerebbe che l’accordo sulla data sia stato raggiunto.
La Manovra verrà discussa in Senato tra il 21 e il 22 dicembre, in concomitanza con la conferenza stampa di fine anno del premier Meloni, per poi passare alla Camera per una lettura lampo il giorno stesso dell’approvazione a Palazzo Chigi. In questo modo il voto definitivo della Manovra arriverà tra il 29 e il 30 dicembre e permetterà a tutti i senatori e parlamentari di passare un Capodanno libero da preoccupazioni e soprattutto libero dall’esercizio provvisorio del Bilancio.
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Tale calendarizzazione è stata possibile grazie alla mediazione del ministro per i rapporti col Parlamento Luca Ciriani e il sottosegretario al Tesoro Federico Freni che sono riusciti a trovare un accordo con Pd e M5S, che continuavano a promettere ostruzionismo in commissione di Bilancio.
Manovra, il cambio di ruolo della Ragioneria generale dello Stato
Se da un lato quasi tutti gli anni si rischia l’esercizio provvisorio, quest’anno a rendere la situazione più particolare è stato l’intervento pubblico di Biagio Mazzotta, Ragioniere generale dello Stato, che ha spiegato il nuovo metodo di azione che seguirà la Ragioneria quest’anno, in vista dei problemi già gravi che riguardano la Manovra.
Mazzotta non è solito apparire pubblicamente, per cui le sue dichiarazioni a Radiocor non sono per nulla passate inosservate. “Quest’anno abbiamo cambiato metodo. Stiamo cercando di prevenire una serie di cose, cercando di intervenire prima in sede di correzione se c’è necessità, per evitare quelli che noi chiamiamo incidenti“, ha spiegato Biagio Mazzotta. In parole povere quest’anno è stata necessaria una più stretta collaborazione tra il Parlamento e la Ragioneria per snellire il processo burocratico di approvazione della Manovra, perché stavolta anche un solo giorno di ritardo prevedrebbe l’entrata in vigore dell’esercizio provvisorio.
Non sarà quindi possibile per la Ragioneria, che ha il compito di valutare le coperture di ogni singola richiesta di modifica, bocciare in una sola notte 44 richieste della maggioranza, come fece lo scorso anno. I cambiamenti dovranno essere effettuati prima del 31 dicembre, per cui se c’è qualcosa da cambiare sarà possibile mettervi mano anche prima dell’approvazione della Camera.
Manovra, la questione emendamenti risolta con 40 milioni di spesa
La promessa di una Manovra senza “mancette” non è stata mantenuta neanche quest’anno dal governo Meloni. La chiusura anticipata della questione emendamenti ha previsto anche il compromesso su alcune richieste: saranno concessi quaranta milioni di euro all’opposizione per realizzare i progetti già approvati dai relatori.
Un costo che comunque risulta minore a ciò che è stato concesso gli scorsi anni e che comunque risulta irrisorio a confronto col valore dell’intera Manovra, pari a 24 miliardi. I quaranta milioni non riusciranno comunque a coprire tutte le spese preventivate dall’opposizione, per cui dovrà intervenire il decreto Milleproroghe, se si farà in tempo a discuterlo in Parlamento.
Tutte le opposizioni, comunque sembrerebbero essersi accordate per utilizzare i quaranta milioni principalmente sulle misure contro la violenza sulle donne e minori. Verranno attuati finanziamenti per case rifugio e per attività di prevenzione, così da differenziarsi dalle centinaia di micro domande presentate.
Oltre alla decisione di concentrare i fondi sulla violenza di genere, gli emendamenti dei relatori prevedono 2 milioni di euro destinati al ministero dell’Agricoltura di Francesco Lollobrigida per potenziare il dipartimento dell’ispettorato dedicato alla repressione delle frodi, trecentomila euro per la fondazione dell’ex candidato sindaco di Roma del centrodestra Enrico Michetti, duecentomila per il museo di Poggioreale del sindaco amico del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi.
Quasi risolta anche la questione del taglio pensioni: chi ha maturato i requisiti per la vecchiaia potrà andare in pensioni senza tagli. Rimane ancora aperta la questione Superbonus, grazie alla norma presentata dal relatore di FdI, Guido Liris, che prevede una Sal straordinaria che permetterà di chiudere i lavori del 100% effettati nel 2023.
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