Il Consiglio europeo straordinario si preannuncia già come un vertice utile ma non risolutorio, viste le posizioni ben diverse su cui si attestano i diversi Paesi membri dell’Unione, ancora confusi dalle evoluzioni velocissime che hanno investito il continente. In poche settimane, l’uragano Donald Trump ha portato l’Ucraina di Volodymyr Zelensky da una posizione durissima, di contrarietà a negoziati di pace gestiti da Usa e Russia, ad una molto più flessibile, che riconosce nella leadership Usa l’unica possibilità di pacificazione del territorio.
Nel mezzo, l’Unione europea continua a cercare di comprendere cosa possano significare per se stessa i piani del Tycoon e soprattutto quelli del presidente russo, Vladimir Putin. Il Cremlino osserva il modificarsi degli eventi con una certa distanza, consapevole che per ora non vi sarebbe nulla di concreto. Un silenzio e una distanza che preoccupano ancora di più la comunità europea, come spiegato dal presidente francese, Emmanuel Macron. “La Russia è diventata una minaccia per l’Europa e non solo per l’Ucraina“, ha sottolineato il titolare dell’Eliseo, chiarendo che quello odierno è il tempo dell’apertura dei dialoghi strategici, per evitare che l’Ue diventi un bersaglio.
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Così, nel corso del Consiglio odierno, si discuterà di una nuova proposta francese. Dopo la disponibilità, insieme al Regno Unito, di inviare truppe di interposizione a Kiev per garantire il mantenimento della pace, Macron ha proposto di investire nella dissuasione nucleare. Si tratterebbe di un ombrello atomico realizzato in Francia e a disposizione del continente, da aggiungere alla “coalizione dei volenterosi“, riguardante l’invio di truppe europee in Ucraina. Due piani che, insieme a quello di Ursula Von der Leyen, sono guardati con scetticismo dall’Italia, consapevole che i costi generati da queste operazioni peseranno sulle spalle degli italiani per lunghi anni.
Giorgetti: “No a piani frettolosi”
Prima della proposta di Macron, l’Europa è stata sconvolta dalla decisione della commissione europea. Come annunciato martedì da Ursula Von der Leyen, l’Ue si avvia verso il piano di riarmo, che costerà ben 800 miliardi di euro. Una cifra impressionante ma necessaria, secondo i vertici europei, a rendere il continente più sicuro e a proteggerlo dai possibili piani russi o americani. Il nome, però, non convince più di qualche Paese membro.
Secondo quanto riportato da fonti qualificate, si tratterebbe di un nome “pessimo“, che potrebbe creare qualche fraintendimento. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, interpellato sulla questione, ha sostenuto di aver proposto il nome di “piano per la sicurezza europea“, in riferimento a quello della difesa europea più volte chiesto dai leader dei Paesi membri. La bocciatura più dura, e non sul nome, è giunta invece dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha voluto mettere in guardia da “piani fatti in fretta e furia senza una logica“, così da evitare una situazione simile a quella provocata dall’acquisto dei vaccini anti-Covid.
Prima di Macron, il piano di riarmo di Von der Leyen
Il piano Von der Leyen, insieme a quello del francese Macron, sarà quindi discusso oggi. Il premier Giorgia Meloni si prepara ad una giornata difficile, in cui dovrà proporre degli adeguamenti al piano della commissione Ue. Il governo italiano, infatti, vorrebbe evitare di utilizzare per la difesa i fondi per la Coesione, mentre si riflette sulla flessibilità dei conti per le spese per la difesa, che è tra l’altro una richiesta che l’Italia ha presentato da tempo.
Ora, anche la Germania di Friedrich Merz sembra interessata alla questione, tanto da poter fungere da sponda alle richieste dell’Italia, soprattutto in vista del muro durissimo rappresentato dalla nuova alleanza tra Parigi e Londra, a capo della coalizione di volonterosi che vuole assumersi il compito di assicurare garanzie di sicurezza a Kiev. Dopo gli annunci e le smentite su un possibile viaggio di Starmer, Macron e Zelensky a Washington, sembrerebbe che oggi i due leader vogliano proporre un incontro a Parigi tra i capi di Stato maggiore dei Paesi che vorranno aderire al piano.
Intanto, in Italia gli schieramenti politici si frammentano, con posizioni che si distanziano da quelle del governo e che confondo gli italiani sulla posizione del Paese. Ieri, i due vicepremier hanno assunto posizioni ben differenti con Antonio Tajani che ha messo in guardia dalle tifoserie e Matteo Salvini che ha invece criticato i piani europei. “Se oggi avessimo un esercito comune, Francia e Germania ci avrebbero già portato in guerra“, ha chiarito il leader leghista, sottolineando poi che gli 800 miliardi tirati in ballo da Von der Leyen, dovrebbero “essere utilizzati in altro modo“.
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