Liliana Segre, la senatrice a vita e superstite dell’Olocausto, è stata intervistata dal Corriere della Sera in merito al difficile momento che sta vivendo la popolazione di Gaza e ha dichiarato che per lei non può essere considerato un genocidio, ma crimini di guerra e contro l’umanità.
Le riflessioni di Segre
Per la senatrice “nella drammatica situazione di Gaza non ricorre nessuno dei due caratteri tipici dei principali genocidi generalmente riconosciuti come tali”, come quelli del Medz Yeghern degli armeni, dell’Holodomor dei kulaki ucraini, della Shoah degli ebrei, del Porrajmos dei rom e sinti, della strage della borghesia cambogiana e dello sterminio dei tutsi in Ruanda. Piuttosto devono essere considerati come crimini di guerra e crimini contro l’umanità, che vengono commessi da entrambe le parti in guerra sia da Hamas e dalla Jihad, sia dall’esercito israeliano.
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Secondo Segre la parola genocidio è così carica di significato e identifica qualcosa di così preciso, che non si deve utilizzare con leggerezza. L’abuso deve essere evitato perché “solo coprendosi occhi e orecchie si può evitare di percepire il compiacimento, la libidine con cui troppi sembrano cogliere un’opportunità per sbattere in faccia agli ebrei l’accusa di fare ad altri quello che è stato fatto a loro“. Inoltre fa passare come male assoluto l’intero Stato di Israele e tutto il popolo israeliano, e non solo il “pessimo” governo in carica. “Una demonizzazione ingiusta, ma anche controproducente per le prospettive di pace e convivenza” ha commentato.
L’attivista ha raccontato come negli ultimi mesi abbia fatto diversi appelli per una tregua, condannato le violenze, espresso la sua partecipazione al dramma delle vittime palestinesi e israeliane, invocato rispetto verso tutti i bambini e condannato la vendetta. Ma tutto questo non basta, perché ha affermato che “o ti adegui e ti unisci alla campagna che tende ad imporre l’uso del termine ‘genocidio’ per descrivere l’operato di Israele nella guerra in corso nella Striscia di Gaza, o finisci subito nel mirino come ‘agente sionista‘”.
La senatrice ha sottolineato come sia abbastanza scioccante il fatto che alcune delle persone che usano a sproposito la parola genocidio “si trovino in ambienti solitamente dediti alla cura, talora maniacale, del politicamente corretto, del linguaggio sorvegliato che si fa carico di tutte le suscettibilità fin nelle nicchie più minute”.
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