Un presidente alla fine del suo mandato, con sole sei settimane per concludere ciò che ha iniziato quattro anni fa, e un presidente che tra meno di due mesi salirà al potere, con già pronti 300 emendamenti per “cambiare l’America” e soprattutto per modificare l’influenza che gli Usa esercitano sul resto del mondo. Joe Biden e Donald Trump non saranno mai più così vicini, entrambi ormai giunti al limite del secondo mandato, e sembrerebbe che la fine di questa storica sfida si concentrerà su un solo argomento: l’Ucraina.
I due leader, bloccati in questa bolla politica chiamata “periodo di transizione“, dimostrano ogni giorno di più le differenze che li contraddistinguono sul fronte della politica estera. Se Biden compie un passo in avanti nei confronti di Volodymyr Zelensky, dall’altro lato c’è Trump che continua a chiedere meno interventi da parte degli Stati Uniti, affinché l’economia statunitense venga preservata. Così, il democratico ha deciso di sfruttare al meglio le ultime sei settimane del suo mandato, con l’obiettivo di preparare l’Ucraina ai quattro anni di governo repubblicano.
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Secondo il Wall Street Journal, il Pentagono avrebbe già ordinato l’invio di 500 intercettori per i sistemi di difesa missilistica Patriot e Nasams, che dovrebbero essere sufficienti fino al prossimo gennaio, mese dell’insediamento di Trump. Il governo democratico ha poi deciso di procedere con l’invio di un centinaio di uomini statunitensi, col compito di occuparsi della manutenzione degli F16 e di altre attrezzature militari, rompendo la promessa fatta agli americani riguardante l’invio di truppe in Ucraina. Trump, invece, ha scelto il silenzio stampa e per il momento a parlare per lui sono i suoi consiglieri, i quali non sembrerebbe nutrire grandi speranze per il Paese dell’Est Europa.
Ucraina, consigliere Trump: “Ormai la Crimea è andata“
“In guerra il tempo si misura in vite umane“, ha voluto ricordare l’Alto rappresentante dell’Unione europea Josep Borrell, sottolineando un aspetto che per il momento però non sembrerebbe interessare le grandi Nazioni coinvolte nel conflitto. Gli Stati Uniti, per ora, vogliono capire quanto ancora potrebbe costare loro il conflitto russo-ucraino e quanto effettivamente convenga lavorare per lasciarlo proseguire. I Repubblicani sembrerebbero avere le idee chiare sulla questione, anche se per il momento avrebbero preso la parola solo persone vicine al Tycoon e non il presidente neo-eletto.
“Zelensky deve dettagliare la sua visione realistica per la pace” ha infatti dichiarato ieri il consigliere repubblicano Bryan Lanza, di fatto sostenendo che al momento una pace giusta per l’Ucraina non è prevista dagli Stati Uniti. “La Crimea è andata. E se la sua priorità è riprenderla, con i soldati americani che combattono, dovrà farlo da solo” ha continuato l’uomo di fiducia di Donald Trump, affrontando aspramente il problema e forse mostrando una sincerità che fino ad ora è mancata all’Occidente. In poco tempo le affermazioni rilasciate alla Bbc hanno fatto il giro del mondo e la Casa Bianca è intervenuta per prendere le distanze dalle dichiarazioni di Lanza e per prendere tempo in vista dell’insadiamento.
I reali obiettivi del Tycoon, infatti, si scopriranno solamente nei prossimi mesi. Biden, intanto, cerca di rendere più complessi i piani del Repubblicano, di fatto utilizzando i miliardi rimasti per le armi ucraine e preparando Zelensky ad un possibile abbandono. Nel mezzo delle disquisizioni, il presidente ucraino continua le sue battaglie, rivolgendosi anche direttamente al Tycoon con elogi e congratulazioni varie con l’obiettivo di dare inizio alla collaborazione nel modo più positivo possibile.
Davanti alla lotta intestina statunitense riguardante gli aiuti militari ed economici all’Ucraina, anche il Cremlino ha deciso di giocare la sua parte. Mosca ha dunque fatto sapere di essere “pronta ad ascoltare le proposte di Trump“, che potrebbero riuscire a porre fine al conflitto. “Faremo tutto il possibile se da parte americana avranno idee su come procedere a una risoluzione, invece di continuare a pompare il regime di Kiev con ogni tipo di assistenza“, ha infatti dichiarato il viceministro degli Esteri Sergei Riabkov, criticando aspramente il comportamento dell’amministrazione democratica di Joe Biden.
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