Ius Scholae, Valditara non ha dubbi: “Una mera scorciatoia legislativa”

Per Valditara la vera inclusione passa per la conoscenza della lingua e della cultura italiana

Redazione
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Torna il dibattito sulla questione cittadinanza e ius Scholae. Stavolta a tirare le fila del discorso è il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che sottolinea l’importanza della conoscenza della lingua e della cultura italiana, mentre condanna quelle che vengono da lui denominate “scorciatoie legislative“.

In un’intervista a La Stampa, Valditara spiega la sua posizione in merito allo ius Scholae. Il governo guidato dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni è contrario alla misura, anzi, la considera una vera e propria scorciatoia che fugge alla sfida dell’integrazione posta dall’esecutivo.

Valditara sullo ius Scholae: “Scorciatoia”

La vera inclusione passa dunque per la conoscenza della lingua e della cultura italiana. Valditara ribadisce, quindi, la necessarietà di una “piccola rivoluzione” che parte già dalle scuole. Di fatto, viene stabilito un programma di potenziamento dell’apprendimento della lingua attraverso dei corsi pomeridiani extracurricolari che si modellerebbero in base al livello di conoscenza degli studenti. Oltre la lingua, per Valditara è di fondamentale importanza anche la cultura. Una reale integrazione avviene con l’apprendimento della storia, i valori e l’identità di un Paese.

Giuseppe Valditara
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara

A La Stampa, Valditara definisce gli obiettivi: fornire agli studenti gli strumenti linguistici necessari per comunicare e accompagnarli in un cammino di conoscenza e condivisione dei valori cardine della società italiana. Ciò apporterebbe delle migliorie per la convivenza, la conoscenza e sul rispetto.

Ius Scholae: cittadinanza in numeri

L’introduzione dello ius Scholae segnerebbe l’inizio di un percorso che segue le fila dell’integrazione. In un’articolo pubblicato dall’Avvenire vengono considerati i dati della Fondazione Ismu, che ha fatto una stima sui ragazzi interessati dalla misura. Di fatto, sarebbero oltre 200mila quelli che già nel 2025 diventerebbero italiani. Ennio Codini, professore di Diritto pubblico all’Università Cattolica e responsabile del settore legislazione della Fondazione Ismu, chiarisce che lo ius Scholae non si traduce necessariamente con l’aumento degli arrivi illegali. Anzi, diventerebbero italiani coloro che sono nati e cresciuti in Italia.

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Ius Scholae: il quesito referendario

Da giorni il dibattito politico si è accesso sulla questione dello ius Scholae. Mercoledì 4 settembre, infatti, è stato depositato il quesito referendario in Cassazione da un gruppo di associazioni tra cui: ‘Italiani senza cittadinanza’, Conngi, Idem Network e organizzazioni come Libera, Gruppo Abele, A Buon Diritto, Società della Ragione e i partiti +Europa, Possibile, Partito Socialista, Radicali Italiani, Rifondazione Comunista. Il quesito punta ad accorciare il periodo di soggiorno legale per i maggiorenni da 10 a 5 anni per poter diventare cittadini italiani a tutti gli effetti.

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