Sciopero taxi: intervista al presidente di itTaxi Loreno Bittarelli

Mauro Pacetti
11 Min di lettura

Dopo i governi Prodi e Monti ci riprova Draghi: licenze taxi alle multinazionali e alle società di capitali? Lo scontro inizia con due giornate di sciopero

Presidente Bittarelli, che confusione. L’art. 10 del DdL Concorrenza ha scatenato la presa di posizione del mondo Taxi. Avete rifiutato il differimento dello sciopero che la Viceministra Teresa Bellanova aveva richiesto a nome dell’intero Governo. Ci aiuta a capire le motivazioni che hanno indotto le sigle sindacali della vostra categoria a proclamare due giornate di sciopero?

Certamente. Il DdL Concorrenza, attualmente in fase di esame alla Camera dopo che è stato approvato in Senato, prevede all’articolo 10 la delega al Governo per l’adozione di un decreto per riformare il settore del trasporto pubblico non di linea, cioè i taxi e i servizi di noleggio con conducente. Nel testo si fa riferimento ad un “adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante l’uso di applicazioni web” e di “promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze”.

Ma la questione non è nuova, già Romano Prodi provò ad attuare una forma di liberalizzazione

Certo, l’articolo 10 del DdL Concorrenza è l’avvio di una liberalizzazione del mercato, non solo già tentata nel 2006 dal governo Prodi bis, ma in seguito il tentativo fu reiterato dal governo Monti. Ora ci prova il governo Draghi. Ma il servizio Taxi, secondo la Direttiva Bolkestein del Parlamento europeo e del Consiglio, e vale la pena ricordare che è stata recepita in Italia con un Decreto del 2010, non può esser soggetto ai principi della concorrenza essendo per sua natura “servizio essenziale e d’interesse pubblico”. E quindi è escluso dai principi di libero mercato e non rientra tra i servizi per i quali si prevedono liberalizzazioni.

Art.10, società di capitali, multinazionali. Cosa si sente di dire al Governo Draghi?

Per le motivazioni che ho espresso poc’anzi, ribadisco ancora una volta che l’art. 10 non avrebbe mai dovuto vedere la luce. il Governo deve sgombrare il tavolo da qualsiasi forma di liberalizzazione del servizio e dalla possibilità, da parte di società di capitali e multinazionali, di acquisire la titolarità delle licenze.

Scusi, sta dicendo che la titolarità delle licenze passerebbe a multinazionali e a società di capitali?

Le licenze devono rimanere prerogativa dei tassisti: dietro la liberalizzazione delle licenze c’è lo spettro dell’abbassamento degli standard di professionalità, di sicurezza del trasporto e di qualità del servizio. Ecco perché chiediamo a gran voce di stralciare l’articolo 10 dal DdL Concorrenza oppure di ritornare in Parlamento per preparare un apposito DdL, magari dopo un costruttivo tavolo di lavoro insieme alle organizzazioni rappresentative di categoria.

Eppure ieri Teresa Bellanova, Viceministra delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, ha manifestato segnali di apertura da parte del Governo, invitandovi  a rinviare lo sciopero di oggi per continuare a lavorare e definire meglio il testo dell’articolo 10. Non vi è bastato?

Guardi, siamo consapevoli che il settore debba ulteriormente e continuamente ammodernarsi, ma rimaniamo altrettanto convinti che sia necessario operare nel rispetto delle leggi per evitare il caos nel settore del trasporto pubblico non di linea. Per quello che riguarda noi di URI – Unione dei RadioTaxi Italiani, il sindacato di categoria maggiormente rappresentativo in Italia, proprio nella giornata di ieri abbiamo comunicato che in mancanza di un differimento dello sciopero, noi ci saremo uniti alle iniziative intraprese. Differire uno sciopero in un paio d’ore non è cosa così semplice… specie poi se i tassisti devono difendere il proprio lavoro ed il proprio futuro.

Lei è anche Presidente del Consorzio ItTaxi e in questi ultimi giorni è stato ratificato un accordo per una partnership strategica tra un consorzio di radiotaxi ed Uber. Come si inserisce questa intesa con le discussioni sull’articolo 10?

Sugli accadimenti del mondo taxi c’è, come sempre, molta disinformazione e, soprattutto, tanta polemica interna. L’accordo tra ItTaxi e Uber non ha alcun legame con la discussione parlamentare, tant’è che la stessa Uber non ha avuto alcun interesse, come invece hanno fatto altre piattaforme tecnologiche che spingono sulla liberalizzazione, a presentare nessuna memoria sui tavoli delle commissioni governative. La base dell’accordo, di natura unicamente commerciale, è il reindirizzamento delle richieste di servizi provenienti dalla piattaforma Uber sulla App ItTaxi. Si tratta di una integrazione che consentirà importanti miglioramenti nel mondo taxi, tra i quali l’estensione del network ItTaxi, l’aumento delle corse per i tassisti, il rispetto delle condizioni di legge e dei rispettivi ruoli specialmente per la multinazionale. Uber è un dispacciatore di corse, non è un’azienda di trasporti. Abbiamo avuto la forza di convincere Uber a rivedere il proprio modello di business, le proprie posizioni di carattere generale e a raggiungere il convincimento che i servizi di trasporto debbano essere instradati sui canali di lavoro corretti ed in maniera conforme alla normativa di settore.

Ci può dare qualche ulteriore dettaglio sulle condizioni di questo accordo e spiegarci bene i vantaggi per i tassisti?

Ovviamente sì. Questa intesa, che diventerà operativa ad ore, porterà innanzitutto più legalità. Uber rispetterà le differenze tra il nostro lavoro e quello degli altri servizi di mobilità, indirizzando le richieste della sua clientela sui corretti e leciti canali di lavoro (ad esempio, servizi taxi ai taxi e non agli NCC e viceversa). Poi, più lavoro per i tassisti sulla nostra App (e non il contrario), e rimborsi ai tassisti per le corse andate a vuoto, dietro la corresponsione di una piccola commissione. I tassisti non dovranno effettuare il download di nessun’altra App, continuare a lavorare col consueto impiego del tassametro, con l’applicazione delle tariffe in vigore nel proprio Comune e con l’utilizzo delle usuali modalità operative: il lavoro di tutti i giorni non cambia e non cambierà. In ultimo, più trasparenza e più fiducia. L’accordo rappresenta una partnership per il futuro di altissimo valore strategico che allontana il pericolo delle liberalizzazioni del nostro mercato, perché da oggi Uber, che in questo contesto rappresenta la realtà più grande a livello mondiale, ha capito grazie a noi che si può lavorare tutti e meglio operando all’interno delle regole esistenti, senza la necessità di forzarle o di chiedere la liberalizzazione delle licenze.

La vogliamo fare ancora più semplice ai nostri lettori?

Certamente! E in due parole.

Ieri: un cliente di Uber prenotava un servizio, Uber lo assegnava in maniera indistinta al mondo NCC.

Domani: un cliente Uber prenoterà un servizio, Uber lo indirizzerà su ItTaxi se servizio di piazza.

Ieri, oggi e domani: un cliente ItTaxi prenota un servizio, ItTaxi lo assegna in maniera indistinta al mondo di ItTaxi.

Ma non succederà invece che in seguito a questo accordo la categoria sarà più debole in Parlamento nel sostenere quello che chiedete, cioè lo stralcio dell’art. 10?

Assolutamente no, è invece vero l’esatto contrario. La prima conferma di ciò è che Uber, a differenza di altre multinazionali che in sede parlamentare hanno chiesto con forza la piena approvazione dell’art. 10 del DdL Concorrenza – in netta contrapposizione con tutte le organizzazioni della categoria taxi che ne avevano invece chiesto lo stralcio – si è ora sfilata dal dibattito parlamentare non chiedendo alcuna audizione e non depositando alcuna memoria. E quello che devo sottolineare è che di questo, stranamente, nessuno dei nostri attenti osservatori se n’è ancora accorto…

Ora che avete portato Uber dalla vostra parte, non è che questo accordo vi configura come monopolisti del settore Taxi?

Il mondo taxi, in Italia, è costituito da diverse imprese che hanno costruito la propria piattaforma tecnologica.

Per cortesia, fuori i nomi

Qualche nome? La nostra ItTaxi, poi InTaxi, AppTaxi, WeTaxi, SmartTaxi. Qualsiasi RadioTaxi può aderire a qualsiasi piattaforma, quindi il rischio di creare posizioni dominanti sul mercato non esiste proprio. Poi a livello internazionale ci sono le App di multinazionali, che via via penetrano il nostro mercato di riferimento, che si configurano come sistemi di prenotazione multimodale, cioè si può prenotare dal Taxi al monopattino, dal servizio di noleggio al car sharing, addirittura qualcuna anche l’albergo, il treno o l’aereo. FreeNow, la stessa UberTaxi, Cabify, Ola, Grab, e chi più ne ha più ne metta…

Un’ultima domanda: come mai Loreno Bittarelli è così inviso ad alcune frange del mondo sindacale dei taxi?

Dovrebbe chiederlo a loro, non ne ho idea. Posso solamente dirle che molti di questi signori si presentano come presunti difensori della categoria, senza aver minimamente realizzato neppure una briciola di quello che in questi anni io e i miei collaboratori siamo riusciti a traguardare.

Si riferisce al notissimo 3570?

Non solo il 3570, la cooperativa RadioTaxi che presiedo con orgoglio, ma anche il consorzio ItTaxi e in ambito sindacale URI.

Bhè, il prezzo del successo …

Ecco, forse l’invidia dei soliti personaggi che non digeriscono i nostri successi e le nostre conquiste.

© Riproduzione riservata

Condividi questo Articolo