Il narcisismo della politica e i simboli del potere

Mario Campanella
3 Min di lettura

Il Psi di Craxi, che pure era avvolto in una simbiosi, avrebbe mai messo il nome del segretario sul garofano? E il PCI di Berlinguer o il MSI di Almirante?

Si parla da tanto tempo di narcisismo come condizione esistenziale assai diffusa tra la popolazione e, certo, la politica non ne è immune. Basterebbe guardare la stragrande maggioranza dei simboli di lista per capire come compaiano i nomi dei principali leader.

Un’identificazione totale tra leader e partito, che pare (non in tutti i casi) porti a un aumento dei consensi. Il dato di fatto, però, è che così i partiti diventano una sorta di proprietà, per quanto provvisoria, dei loro “capi“.  È come se il destino dei partiti fosse legato indissolubilmente a chi li guida, portando a una negazione del dibattito fisiologico che dovrebbe prescindere dalla leadership. 

Antonio Semerari e Antonio Carcione, della prestigiosa scuola del terzo centro di Roma, hanno affrontato sapientemente il tema del narcisismo (“Il narcisismo e i suoi disturbi“, Erickson editore) in tutte le sue gradazioni. Un concetto ripreso anche da Giuseppe Nicolò, reggino e appartenente alla stessa scuola, anch’egli esponente di prestigio sul fronte della discussione sul narcisismo, e da Francesco Mancini, direttore Apc e fondatore, con Nicolò, di un’importante scuola di specializzazione proprio a Reggio Calabria. 

Nella rappresentazione partitica sembra emergere il tratto narcisistico, che rafforza più il ruolo dei leader che la tenuta dei partiti. Non a caso, infatti, quando si verificano cadute di consensi il simbolo viene sostituito, e molte volte ciò accade con un ‘altra figura di comando. Questa dimensione può far sembrare che gli stessi partiti (e in molti casi è vero) siano di proprietà dei loro segretari o presidenti, con un naturale deficit di democrazia interna. In tempi normali nessuno si sarebbe sognato di mettere il proprio nome su un simbolo che apparteneva alla base e che prescindeva da chi fosse Il segretario. 

Il Psi di Craxi, che pure era avvolto in una simbiosi, avrebbe mai messo il nome del segretario sul garofano? E il PCI di Berlinguer o il MSI di Almirante? Altri tempi, si direbbe, caratterizzati comunque da un dibattito interno, da congressi, da legittimazione di una  partecipazione popolare alle strategie e ai programmi. 

Nell’era del narcisismo imperante, dunque, si affermano le sovrapposizioni tra persone e simboli. Forse un’altra dimostrazione di una crisi dei partiti, incapaci di avere una vita autonoma dai loro leader provvisori, sostituti di volta in volta da nuovi “comandanti“.

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