I dossier di Giorgia Meloni e il futuro del centrodestra: le prossime sfide 

Amedeo Canale
5 Min di lettura

La presidente del Consiglio in pectore dovrà operare una scelta tutta politica,  decidendo se e chi debba incaricarsi di costruire seriamente l’aria Conservatrice in Italia

Il risultato politico delle elezioni appena concluse, consegna a Giorgia Meloni una duplice responsabilità. Un duplice compito che ella stessa ha deciso di assumersi, senza essere chiamata da nessuno a servire il Paese in emergenza, bensì conquistandosi il diritto di guidarlo dopo regolari consultazioni elettorali.

Le sfide del Governo in tempo di guerra sono note a tutti; le criticità per l’economia evidentemente percepibili anche agli occhi più distratti e alle tasche meno pingui; le paure e gli affanni degli italiani, oramai ampi tanto quanto la popolazione stessa.

Ma, paradossalmente, non sono queste “certezze” a doverla agitare. Sono certo che ne sia consapevole da tempo e che abbia studiato per non presentarsi impreparata. Quanto invece gli egoismi (politici e territoriali) che i suoi alleati sfodereranno per amplificare ruoli che l’elettorato ha ridimensionato nettamente. Per far questo, la presidente del Consiglio in pectore, dovrà operare una scelta tutta politica. Decidendo se e chi debba incaricarsi di costruire seriamente l’aria Conservatrice in Italia. Se il proprio probabile ruolo di donna di Governo, di fronte a questo impegno improrogabile, sia compatibile (in un sistema costituzionale italiano che non è quello anglosassone) col ruolo di Leader di Partito e, in caso affermativo, se il compito debba considerarsi propedeutico, prioritario o solo auspicabile.

Da un’analisi a caldissimo dei risultati elettorali, nel campo ampio del Centrodestra (e non solo) pare emergere un dato: da Nord a Sud sono stati, per buona parte, eletti parlamentari con scarsi legami col collegio di riferimento o dai trascurabili risultati politico-amministrativi sui territori. Questo significa che, da Nord a Sud, il voto è stato squisitamente politico e traguardato a determinare specificatamente scenari di governo nazionali. Da cui, in molti si augurano, discenderanno scelte accorte per i futuri impegni elettorali locali.

Un voto quasi “ideologico”, che tradisce l’esigenza di una maggioranza chiara degli italiani di trovare collocazione stabile in un’area politica chiaramente alternativa alla Sinistre. Il travaso perpetuo e circolare di consensi all’interno del Cdx è evidente e conferma la mia tesi e, aggiungo, continuerà a lungo senza un’operazione chiara di strutturazione partitica che sia però moderna a tutto tondo. Ampia a tal punto da archiviare ed inglobare definitivamente i tentativi, peraltro regolarmente fallimentari, di costruire formazioni di Centro che, oltre a non trovare riscontro sensibile nelle urne, spesso servono a creare instabilità successive e a sovvertire le decisioni degli italiani.

Sostengo da anni che la Lega tornerà ad essere una forza a carattere regionale; soprattutto oggi che è appesantita dallo scricchiolio del proprio mito di buona amministrazione e da una leadership ondivaga e poco lungimirante. Forza Italia, sempre più rappresentata nelle Istituzioni da familiari e protetti di Berlusconi, non sfuggirà ai tempi biologici del proprio Fondatore che, con la propria rielezione al Senato della Repubblica ed il “commissariamento” di Tajani in campagna elettorale, ha formalmente ribadito di non considerarla inclusa nel proprio portfolio ereditario.

Ergo, solo il raggiungimento di una compiuta leadership politica, indisponibile a negoziare i principi ed i valori fondanti di larga parte della comunità nazionale, ma parimenti sensibile ai temi della modernità, può mettere al riparo il proprio progetto politico. Solo l’immediata apertura di relazioni politiche stabili con i Conservatori inglesi e i Repubblicani americani, può incanalare la sua prossima azione di Governo in acque navigabili senza continue tempeste e, perché no, può consentire alla prima donna italiana capo di Governo di sgrezzare pazientemente le posizioni di partiti affini nel panorama europeo.

Se e quando Giorgia Meloni deciderà di raccogliere questa sfida, rappresenterà la cifra del suo percorso verso la conquista della credibilità e del rispetto sulle scene internazionali. Ovviamente, a tutto beneficio per il Paese.

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