Il procuratore Nicola Gratteri, nel corso di una conferenza stampa indetta questa mattina dalla Procura di Napoli per affrontare la vasta operazione antidroga che si è svolta nella notte a Caivano, ha colto l’occasione per affrontare alcuni dei temi di attualità riguardanti la giustizia italiana. Un momento che il procuratore ha quindi voluto dedicare ad alcune riflessioni sulle modifiche a cui sta andando incontro il sistema della giustizia italiano e che ha utilizzato anche per commentare alcuni fatti di cronaca che hanno interessato il nostro Paese.
In primis, Gratteri ha deciso di criticare la nuova norma inserita nel codice penale che prevede l’interrogatorio preventivo dell’indagato prima del suo arresto. Una decisione, da lui definita “grottesca“, che rischierebbe di rendere le indagini ben più complesse, invece che facilitarle. “Se uno spacciatore viene avvisato potrà far sparire le prove prima che venga bloccato” ha spiegato il procuratore, chiarendo che proprio il ritrovamento di droga, attrezzature o altri elementi indiziari da parte delle forze dell’ordine che lavorano sul è determinante per il lavoro delle forze dell’ordine e la magistratura.
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Gratteri ha poi proceduto a illustrare i dettagli del blitz antidroga svoltosi a Caivano nella notte, in cui sarebbero state arrestate 50 persone implicate in un giro di spaccio di droga sul territorio. Il procuratore ha chiarito che l’operazione rientrerebbe nella volontà delle forze dell’ordine di esercitare una forte pressione in un territorio in cui la Camorra era riuscita ad infiltrarsi anche nell’amministrazione pubblica, da cui avrebbe tratto profitto dall’assegnazione di appalti con la collaborazione di funzionari.
Gratteri: “La mafia esiste perché c’è chi interagisce con essa”
Il procuratore ha poi sostenuto che la fine delle mafie è possibile e perseguibile, attraverso il supporto e il sostegno della cittadinanza, che dovrebbe evitare di “guardare alla Camorra e salutarla“. Gratteri ha infatti sostenuto che “le mafie esistono solo perché c’è chi interagisce con la camorra, con l’ndrangheta“, sottolineando che nel caso in cui questa abitudine dovesse proseguire, allora “queste resteranno un pozzo senza fondo“.
Il procuratore si è poi soffermato a trattare di un caso specifico, quello degli arresti degli Ultras di Milan e Inter, avvenuti ieri a Milano. “Le infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle tifoserie milanesi non sono una novità” ha dichiarato Gratteri, sottolineando che già alcuni anni fa alcune intercettazioni alla Procura di Milano avevano provato quanto ieri è stato poi confermato.
Gratteri: “Necessario aumentare la pena minima“
Il procuratore ha poi affrontato il tema dell’inasprimento delle pene come deterrente ai reati di piccola entità. Secondo Gratteri questa potrebbe essere una soluzione, ma solo se unita ad un rafforzamento dei controlli e all’aumento della pena. “Il carcere dura poco per queste persone” ha infatti dichiarato, aggiungendo: “dura forse un mese, forse due, poi vanno ai domiciliari“.
Un sistema quindi inefficace, che dovrebbe essere modificato e aggiunto ai controlli maggiori sul territorio. Più agenti e più strumentazione, è questa la soluzione che secondo il procuratore di Napoli potrebbe aiutare il nostro Paese a diminuire i reati e a rendere la vita quotidiana più sicura per tutti i cittadini.
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