Lo scontro tra la magistratura e la politica italiana potrebbe non avere una conclusione vicina nel tempo. La questione dei migranti e dei relativi Paesi sicuri non è ancora stata risolta e il governo Meloni è alle prese con una possibile riforma della Giustizia che potrebbe cambiare radicalmente l’assetto della magistratura. Così, nel nostro Paese, le toghe e gli esponenti politici continuano a discutere a distanza, attaccandosi e criticandosi e dimostrando la quasi impossibilità dell’individuazione di un terreno comune.
L’ultimo confronto è avvenuto a margine del convegno di Magistratura Democratica a Roma. La giudice Silvia Albano, parte della Corte dei Tribunale di Roma che non ha confermato il trattenimento dei primi 12 migranti giunti in Albania, e il ministro della Giustizia Carlo Nordio hanno espresso i loro punti di vista ed hanno tentato di mediare un dialogo tra le due parti, entrambi ammettendo di non avere intenzione di dare vita ad uno scontro più grave di quello avvenuto nelle ultime settimane.
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Da parte di entrambi, però, rimane la frustrazione per le accuse ricevute, che si rovescia quindi nei discorsi che sono stati pronunciati. Da un lato Albano, ha sottolineato la mancanza di rispetto nell’appellativo di “comunista” riferito ai magistrati che prendono decisioni contrarie alla volontà del governo, e dall’altro Nordio ha ribadito che il compito della Magistratura è quello di far rispettare le leggi e non di criticarle. Nel dibattito si sono poi inseriti volti noti della politica italiana, compresa la segretaria del Pd Elly Schlein, che ha definito “inaccettabile” il clima di attacco nei confronti dei giudici.
Giustizia, Albano: “Sulla supremazia del diritto europeo non si può fare nulla“
La giudice della sezione immigrazione del Tribunale di Roma ha sostenuto di non avere “alcuna intenzione di andare allo scontro con il governo“, ma di essere consapevole che “è il governo che vuole fare uno scontro con me“. L’obiettivo della giudice di Magistratura democratica è però quello di sottrarsi, riconoscendo che quanto accaduto nelle ultime settimane ha portato ad una “personalizzazione insopportabile” e all’arrivo di minacce di morte nei suoi confronti.
“Ci sono dei giudici che cercano di fare il loro lavoro e c’è stato un pronunciamento unanime di tutte le comunità dei giuristi, dall’Unione delle camere penali alle associazioni dei professori di diritto dell’Unione europea” ha spiegato il magistrato, chiarendo che al momento “sulla supremazia del diritto europeo non ci si può fare nulla“. Il riferimento è alla questione migratoria collegata sia ai centri in Albania sia al decreto legge del 21 ottobre scorso, che contiene una lista di 19 Paesi ritenuti sicuri dall’Italia che però non combaciano con le direttive europee sullo stesso argomento.
Diverse corti europee, quindi, si sarebbero rivolte alla Corte di giustizia europea per avere chiarimenti in merito e per comprendere in che modo comportarsi con le richieste di asilo o rimpatrio di migranti che provengono da un Paese che per l’Unione europea non è ritenuto sicuro mentre per l’Italia lo è. Albano ha poi voluto rispondere alle critiche provenienti da alcuni ambienti della politica di destra, sostenendo di essere preoccupata dal fatto che “chi cerca di applicare la Costituzione venga appellato come ‘giudice comunista’“.
Secondo Albano, infatti, tali dichiarazioni dovrebbero far sorgere dei dubbi sullo stato della nostra democrazia e del futuro del Paese e dovrebbero quindi far avviare una riflessione, perché “in tasca non abbiamo il libretto di Mao né il Capitale di Marx, ma la Costituzione“.
Nordio: “La politica deve abbassare i toni“
Il ministro della Giustizia ha aperto nuovamente alla possibilità di un dialogo con la magistratura, sostenendo però che parte del problema esistente oggi sarebbe imputabile proprio al comportamento dei giudici. “La magistratura è chiamata ad applicare le leggi” ha infatti dichiarato il Guardasigilli, sottolineando che invece è un problema di altra natura “la critica al merito politico e al contenuto delle leggi una volta che sono state approvate“. Secondo Nordio, su questo argomento sarebbe stato chiaro anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
D’altro canto, Nordio ha auspicato che anche la politica si assuma le sue responsabilità, tentando di evitare scontri aperti con le toghe. “Mi auguro che nel confronto futuro ci sia un abbassamento di toni da parte della politica a criticare le sentenze” ha infatti dichiarato il ministro, evidenziando come oggi più che mai sia necessaria la collaborazione tra la magistratura e la politica: “Il nostro Governo chiede il vostro contributo, perché stiamo vivendo un momento di transizione veramente importante, stiamo colmando la carenza di organico“.
Sulla questione della riforma della Giustizia, Nordio ha voluto concentrarsi sulla mancanza di pericoli che la separazione delle carriere porterà con sé. “Questa non farà sì che il pm sia sottoposto al potere esecutivo, perché ciò mi farebbe inorridire” ha infatti dichiarato il Guardasigilli, sostenendo che a garanzia di questa sicurezza non vi è la sua figura o quella del governo Meloni ma la Costituzione stessa. In questo senso, secondo Nordio, il ruolo del magistrato rimarrà indipendente e libero.
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