Giuseppe Valentino rinuncia ad essere componente e Vicepresidente designato del CSM

Amedeo Canale
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L’ex Sottosegretario di Stato alla Giustizia ritira la sua candidatura

“Per quanto vergognosa, inconcepibile e bugiarda, nessuna palata di fango potrà mai scalfire la mia credibilità, la mia onorabilità e la mia onestà. Ritiro per questo motivo la mia candidatura al Csm”.

In questa dichiarazione, giunta al termine della giornata campale che avrebbe dovuto vederlo eletto componente del Consiglio Superiore della Magistratura, c’è tutto il senso delle Istituzioni dell’ex Sottosegretario di Stato alla Giustizia Giuseppe Valentino.

Tre quinti dei parlamentari, con 364 voti favorevoli, avrebbero dovuto sancire “in seduta comune” l’elezione di dieci membri “laici” dell’Organo di amministrazione della giurisdizione e di garanzia dell’autonomia e dell’indipendenza dei magistrati ordinari.

Evidentemente sulla base di un accordo ampio e preventivo che avrebbe reso fluida la chiama.

Invece, l’intesa raggiunta nella mattinata di ieri, è stata sepolta sotto il fuoco di fila del Movimento 5 Stelle che, more solito, ha invertito all’ultimo istante la rotta e si è scagliato contro la candidatura del noto penalista reggino; poi sostituito in corsa dall’avvocato Felice Giuffré.

La motivazione: Valentino è chiamato formalmente a chiarire, in un processo in riva allo Stretto, la clamorosa circostanza se ci sia stato un vertice di ‘Ndrangheta dentro la sede di Alleanza Nazionale. Addirittura alla presenza di Gianfranco Fini, allora Vice Presidente del Consiglio dei Ministri.

Il processo fu incardinato, tra il 2016 e il 2017, dall’allora Procuratore Cafiero De Raho, oggi parlamentare grillino e allora interprete di quel “rito reggino” che, evidentemente, è in grado di incidere anche su scelte costituzionalmente rilevanti.

Immediata la reazione dei parlamentari della Maggioranza che, per bocca di Alfredo Antoniozzi, dichiarano che “un galantuomo come Peppino Valentino si è tirato fuori dopo essere stato mascariato con un vergognoso metodo goebbelsiano dai Cinque Stelle”.

Il Partito di Giorgia Meloni accusa dunque un duro colpo e viene inchiodato di fronte al muro che ha dichiarato di voler sgretolare. Con il rischio di essere beffato, nella nomina del Vice di Sergio Mattarella, strategica per compiere il percorso di riforma della Giustizia tracciato dal Guardasigilli Nordio, da solidarietà prossime allo storico blocco di Sinistra, oramai operante a cavallo tra PD e Movimento 5 Stelle.

Insomma, il CSM continua ad essere terreno di scontro e a permanere in quel cono d’ombra che nemmeno i libri di Palamara e Sallusti son riusciti a dissolvere.

E il recupero del prestigio delle Istituzioni repubblicane e dell’autonomia della Politica rimane per adesso un mero enunciato.

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