Giurì D’Onore, Mulè: “Audizioni finite, ora dobbiamo confrontare dichiarazioni e atti”

L'audizione di Giorgia Meloni è durata poco più di un'ora. Il presidente della Commissione speciale, Giorgio Mulè, ha dichiarato che non saranno necessarie nuove audizioni e che la decisione dei commissari sarà imparziale e non avrà il valore di una sentenza

Laura Laurenzi
5 Min di lettura

L’audizione di Giorgia Meloni davanti alla Commissione del Giurì d’Onore si è conclusa dopo poco più di un’ora. Il premier è stato chiamato dalla Commissione speciale a rispondere delle accuse da lei rivolte a Giuseppe Conte, quando lo scorso 13 dicembre ha messo in discussione in Aula la validità dell’adesione dell’Italia al protocollo del Mes, ratificato dal governo Conte in prossimità delle dimissioni dell’ex premier. Proprio su questo punto, però, i due leader si sono scontrati: da un lato il Presidente del Consiglio ritiene che l’adesione all’accordo Ue sia stata data quando il premier Conte si era già dimesso, mentre il leader grillino ritiene che tale accusa non sia fondata su una base di verità.

Meloni Conferenza
Giorgia Meloni

Il Giurì d’Onore è stato quindi chiamato dal Presidente della Camera, Lorenzo Fontana, su richiesta del leader pentastellato che ha chiesto sin da subito che venisse fatta giustizia. Proprio ieri Giuseppe Conte ha avuto la possibilità di perorare la sua causa davanti alla Commissione presieduta dal Presidente Mulè (FI) e composta da Fabrizio Cecchetti (Lega), Alessandro Colucci (Noi Moderati), Stefano Vaccari (Pd) e Filiberto Zaratti di (Avs).

Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle
Giuseppe Conte

Oggi è stato invece il turno di Giorgia Meloni, che non ha voluto rilasciare dichiarazioni sul colloquio svoltosi a porte chiuse. Giorgio Mulè, invece, ha specificato che a conclusione dei due colloqui “non sono emerse circostanze tali da spingere i commissari a chiedere una nuova audizione“. I due leader non avranno quindi altre possibilità per chiarire le loro posizioni: Conte ha depositato una memoria di oltre 100 pagine e Meloni si è, invece, avvalsa della possibilità di risposta orale. La Commissione presenterà quindi una relazione sulla base delle informazioni fornite da Conte e Meloni e sulla documentazione raccolta dai componenti della stessa.

Giurì d’Onore, le dichiarazioni del Presidente Mulè

Ora dobbiamo studiare, approfondire, mettere a confronto le dichiarazioni e gli atti parlamentari – ha dichiarato Giorgio Mulè ai cronisti – e poi faremo la relazione all’Aula che va presentata entro il 9 febbraio. Secondo l’articolo 58 non sono previste né una votazione né una discussione“. Su questo punto il Vicepresidente alla Camera è voluto essere più che specifico: a seguito della decisione del Giurì nessun parlamentare potrà in alcun modo mettere in dubbio la decisione presa dalla Commissione, ma potrà solamente accettarla.

Giorgio Mulè
Giorgio Mulè

Alle domande dei cronisti su quale sia il reale scopo della Commissione del Giurì, il Presidente ha risposto con poche parole chiarificatrici: “Il giurì è chiamato a dichiarare la fondatezza di alcune espressioni che sono state utilizzate dalla presidente Meloni, che il presidente Conte ritiene essere false e non veritiere; quello è il compito del Giurì: giudica la fondatezza di quello che è stato detto in Aula. Adesso vediamo se è fondato o no“. Quindi, l’obiettivo della Commissione è proprio quello di scoprire se il governo di Giuseppe Conte abbia agito “col favore delle tenebre“, come accusato dal premier Meloni in Aula e se lo stesso premier abbia mentito al Parlamento.

Inoltre, Giorgio Mulè ha voluto anche sottolineare come la decisione del Giurì d’Onore non sia in alcun modo una sentenza. Qualunque sia la valutazione della Commissione, infatti, non ci sarà nessuna ripercussione sui due leader, se non, nella peggiore delle ipotesi, un danno di immagine. Il vicepresidente alla Camera, però, si è mostrato del tutto estraneo all’interesse su ciò che accadrà dopo la decisione del Giurì: “Svilirebbe la natura del lavoro che stiamo facendo se dovessimo occuparci delle ripercussioni politiche o di quello che succede dopo. La natura totalmente serena fino a questo punto del Giurì risiede nel fatto che ognuno di noi è vincolato a valutare quelle espressioni senza occuparsi di ciò che eventualmente avviene dopo“.

Il colloquio del Presidente della Commissione speciale con i cronisti di Montecitorio si è poi concluso con una dichiarazione sarcastica: “Se esistesse un vincolo di maggioranza nel lavoro del Giurì tradirei alla radice quello che è il ruolo di un giudice che deve essere terzo, imparziale e libero. Lo chiediamo ai magistrati e non lo dobbiamo fare noi? Guai“.

© Riproduzione riservata

Condividi questo Articolo