Giuli: “Gramsci voleva il totalitarismo ma la cultura al centro”

Nel corso della Fiera Più Libri Più Liberi, il Ministro della Cultura Alessandro Giuli è intervenuto riflettendo sul concetto di cultura declinandolo in filosofi e politici come Antonio Gramsci e Giovanni Gentile

Redazione
4 Min di lettura


Gramsci aveva un progetto terribile, quello di mettere in piedi uno stato totalitario, sovietico, ma è stato un filosofo che ha messo al centro del discorso culturale all’inizio del secolo scorso la parola cultura in tutte le sue articolazioni, dalla scuola ai libri“, è così che il Ministro della Cultura Alessandro Giuli interviene nel corso di un incontro alla Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, Più Libri Più Liberi.

Nella sala che ha accolto un vasto pubblico, variegato da studenti e studentesse delle scuole, in cui presenziavano anche il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca e l’assessore alla Cultura della regione, Simona Baldassarre, Giuli ha ricordato i tempi in cui era giovane, quando “tutto questo non c’era“, in riferimento all’offerta culturale e alla crisi economica e globale “che affligge il pianeta, ma che vi rende più consapevoli delle sfide che vi attendono“, prosegue il Ministro rivolgendosi ai ragazzi in ascolto.

In un incontro come questo partire dal libro del ministro– in relazione al suo ‘Gramsci è vivo. Sillabario per un’egemonia contemporanea‘- è un pretesto per pronunciare la parola dialogo. Ho cercato di scrivere un libro in cui la parola ‘identità’ è un nominativo plurale, partendo da un grande intellettuale del Novecento“.

Giuli, nel corso dell’intervento, ha riflettuto su quello che l’Italia può offrire e rappresentare culturalmente, ponendo in primo piano la “variegata produzione culturale” che la Nazione vanta. “La sua ricchezza sta nel fatto di essere una nazione di infinita biodiversità culturale che affonda le radici nelle tradizioni più antiche che parlano la lingua della filosofia della Magnagrecia e del dialogo come forma di confronto tra persone che non assumono posizioni dottrinali o aggressive“, sottolinea il Ministro, cogliendo la possibilità per cui esiste cultura solo se al centro del confronto c’è la disponibilità a mettere in dubbio le proprie certezze“.

Mettersi in discussione sotto ogni punto di vista è un “qualcosa che abbiamo visto crollare alla fine del secolo scorso – aggiunge Giuli – con la caduta del muro di Berlino e l’Unione sovietica, dopo aver visto crollare un gran pezzo di Europa sotto lo stivale chiodato dei totalitarismi nazifascisti“.

Giuli: “La cultura come filosofia del dialogo

Dopo episodi storici di questo peso e la condizione critica in cui ci si trova, “abbiamo oggi la possibilità e il dovere di recuperare il meglio delle nostre tradizioni del pensiero antico e contemporaneo” e di farlo nel nome di una cultura che il Ministro definisce filosofia del dialogo, cogliendo un’espressione di un grande allievo di Giovanni Gentile.

Proprio in riferimento al ministro artefice della più rilevante riforma della pubblica istruzione, Giuli ne approfondisce la figura come “grande filosofo che ha sostenuto fino all’ultimo, e non va dimenticato, il regime fascista” ed analizzando che “uno dei suoi migliori allievi era antifascista e si chiamava Guido Calogero, che ne ha compreso la grandezza e al tempo stesso ha elaborato una filosofia del dialogo e del confronto che recupera l’idea di una agorà antica dove riunirsi e mettere a disposizione le proprie verità”.

Non credo – sostiene il Ministro – che ci sia modo migliore per i giovani che ascoltare i meno giovani che hanno vissuto la coda di cometa di stagioni culturali e politiche violente, aggressive e assertive“. Soprattutto “in un’epoca in cui c’è di nuovo il rischio di cortine di ferro, armi che colpiscono e distruggono” è necessario “ascoltare parole di dialogo“. “Questo – conclude Giuli – il presupposto con cui ho scritto ‘Gramsci è vivo’.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo