Il campo di Auschwitz, ad 80 anni dalle tragedie che vi presero vita, ha ospitato i capi di Stato e di Governo dell’Occidente, riuniti per mandare un messaggio chiaro: le atrocità e la devastazione del nazismo non verranno dimenticate. La paura di Liliana Segre, che quanto da lei vissuto insieme ad altri sei milioni di ebrei e centinaia di migliaia di minoranze diventi solo una frase sui libri, sembra essere una realtà ostacolata dall’impegno di questi leader. In prima fila alla cerimonia in occasione dell’80esimo anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz c’era anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, visibilmente commosso e provato dalle emozioni che il campo di Cracovia porta con sé.
La consapevolezza dell’abominio che si è verificato, della morte di milioni di innocenti, puniti per caratteristiche che non potevano essere da loro scelte, continua a rabbrividire e a sconcertare anche le generazioni più giovani, quelle più lontane dalla brutalità della Seconda Guerra Mondiale. Così, il Giorno della Memoria e le celebrazioni della fine del conflitto sono necessarie per ricordare anche ai più giovani quali sono stati gli errori del passato, nella speranza che questi non vengano più compiuti.
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Ogni parola e atto di riconoscimento di queste atrocità da parte delle istituzioni è un passo in avanti verso un futuro più libero, più brillante e soprattutto più sicuro. La paura del diverso, di chi viene da lontano, di chi ha abitudini diverse dalle proprie, sono sentimenti che devono essere sradicati, così che il seme dell’odio non germogli nei cuori di chi in futuro potrebbe guidare intere Nazioni.
Anche in questo senso, le immagini di Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica e volto della democrazia, che poggia una candela in un campo dove la morte è stata l’elemento imprescindibile per interi anni, diventano l’emblema di ciò che non deve più accadere e di un evento che ad ogni costo non deve essere dimenticato. A rendere ancora più potente l’immagine, c’è la visibile commozione degli occhi del Capo dello Stato, provato da un’esperienza che non può essere derubricata e che deve rimanere l’emblema di uno dei momenti più bassi della storia dell’uomo.
Auschwitz, chi c’era alla commemorazione nel campo di sterminio
Sergio Mattarella non è stato ovviamente l’unico leader politico presente a Cracovia. La Giornata della Memoria ha infatti richiamato ai loro doveri morali e umani la maggior parte degli esponenti politici del mondo. Tra i presenti, infatti, si contano il presidente francese, Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco, Olaf Sholz, il presidente della Germania, Frank-Walter Steinmeier, il presidente del Consiglio Ue, Antonio Costa, la presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola, il presidente austriaco, Alexander Van der Bellen e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky.
Per quanto riguarda le monarchie, sono giunti a Cracovia il Re Carlo d’Inghilterra e i reali di Spagna, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia. Nessuno dei presenti ha avuto l’occasione di parlare, ad eccezione del presidente polacco Andrei Duda. Si è preferito, infatti, dare la parola ad alcuni sopravvissuti del campo, che hanno quindi potuto raccontare le atrocità vissute e le speranze che ripongono nel futuro.
Tra i grandi assenti, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che è stato sostituito dal ministro dell’Istruzione, Yoav Kish. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, invece, Donald Trump ha deciso di inviare una delegazione che comprende anche l’inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff, e il segretario al Commercio Howard Lutnick. La Russia, invece, non è stata invitata, a causa del conflitto ancora in corso contro l’Ucraina. Negli scorsi anni, il Cremlino ha sempre partecipato, in ricordo del ruolo cruciale che svolse l’esercito dell’Unione sovietica nella liberazione.
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