Dopo il confronto con sindacati e imprese, per il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ora è il turno degli enti locali ad aprire il dialogo con il governo sulla prossima manovra di bilancio. Il tema centrale per le Regioni rimane la sanità, mentre per i Comuni è cruciale la spesa sociale. In discussione ci sono sia un aumento dei fondi destinati al Servizio Sanitario Nazionale sia un maggiore contributo delle Regioni alla finanza pubblica, un compromesso necessario per mantenere l’equilibrio dei conti pubblici.
Giorgetti: alcuni dati
Il margine di manovra per il 2024 è molto ristretto, e il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ribadirà domani in Consiglio dei Ministri le cifre definitive del Piano strutturale di bilancio. La crescita prevista, pari all’1% per quest’anno, dovrebbe salire all’1,2% nel 2025 e 2026, con un deficit in calo sotto il 3% nel 2026. Tuttavia, il debito pubblico continuerà ad aumentare, principalmente a causa del Superbonus.
Leggi Anche
Nell’incontro con il ministro, l’Anci ha ottenuto rassicurazioni sull’impegno a contenere i vincoli per i Comuni e sulla particolare attenzione alla spesa sociale, in particolare quella per i minori in strutture di accoglienza. Il presidente Roberto Pella ha sottolineato il clima costruttivo del confronto. Le Regioni, invece, hanno appreso dell’ipotesi di un incremento del Fondo sanitario nazionale, che al momento si attesta a 900 milioni, cifra soggetta a revisione in base al PIL per mantenere la spesa sanitaria sopra l’1,5%. Tuttavia, il contributo regionale alla finanza pubblica rimarrà invariato, nonostante l’aumento già registrato nel 2024. Le Regioni chiedono di continuare il dialogo per ridurre il contributo.
Il governo considera la spesa sanitaria superiore all’1,5% del PIL una priorità non negoziabile, ma questo comporterà riduzioni in altre aree. Tra gli altri obiettivi c’è la stabilizzazione del taglio del cuneo fiscale e la riforma dell’Irpef, con l’impegno di adeguare i contratti pubblici all’inflazione, stimata al 2% annuo. Le risorse disponibili per ulteriori interventi sono limitate, nonostante una previsione di crescita all’1% per il 2024 e all’1,2% nei due anni successivi. Le entrate superiori al previsto hanno permesso di iniziare l’anno con un deficit al 3,8%, inferiore al 4,3% indicato dal Def.
Tuttavia, il debito pubblico, aggravato dai bonus edilizi come il Superbonus, continuerà a salire, passando dal 134,8% di quest’anno al 137,1% nel 2025 e al 138,3% nel 2026. Nonostante gli sforzi per ridurre l’impatto di queste agevolazioni, i crediti non ancora smaltiti continueranno a pesare.
Infine, il governo sta esplorando diverse strade per reperire ulteriori risorse, senza però ricorrere a una tassa sugli extraprofitti. Giorgetti ha chiarito che si chiederà un contributo a chi ha beneficiato maggiormente di condizioni favorevoli, pur salvaguardando bilanci e patrimoni. Anche il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha ribadito che non esistono extraprofitti in ambito bancario, ricordando che le banche italiane sono state salvate dai contributi obbligatori delle concorrenti, non da fondi pubblici. Tuttavia, rimane la disponibilità del settore bancario a offrire un supporto volontario, purché le condizioni patrimoniali siano tutelate.
© Riproduzione riservata