“Gli incarichi difficili sono sempre quelli del ministero dell’Economia e delle Finanze“, con queste parole il ministro del Mef Giancarlo Giorgetti ha commentato l’esito del vertice di maggioranza avvenuto ieri e a cui ha partecipato insieme al premier Giorgia Meloni, ai vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini e al leader di Noi Moderati Maurizio Lupi. Il Ministero dovrà decidere sui possibili emendamenti che presenterà la maggioranza, per evitare che ogni partito perda di vista il reale obiettivo del governo: creare una Legge di bilancio che sia realmente utile agli italiani, soprattutto alle famiglie.
Un severo stop alle mire individualistiche di Forza Italia e Lega, che quindi potrebbero essere costretti ad abbandonare alcune delle loro battaglie storiche, poiché non sostenute dal resto della maggioranza. I due punti maggiormente discussi e su cui il titolare del Mef dovrà prendere una decisione sono il taglio del canone Rai da 90 a 70 euro, come proposto dal partito di Matteo Salvini e l’aumento dell’importo delle pensioni minime fortemente voluto dall’azzurro Antonio Tajani. Incalzato sull’argomento, Giorgetti ha evitato di rispondere direttamente, preferendo congedarsi con un sardonico “vediamo come va il voto“.
Giorgetti si è espresso maggiormente sul tema dell’Ops proposta da Unicredit a Banco Bpm, al fine di costruire un polo bancario che raggiungerebbe il terzo posto in Europa per crediti. Il ministro dell’Economia non sembrerebbe soddisfatto della proposta e avrebbe addirittura sostenuto che tale decisione non sarebbe stata precedentemente discussa con il governo. Anche in questo caso Giorgetti ha lasciato la stampa con un “vedremo“, ma in riferimento ai possibili problemi che l’acquisizione potrebbe incontrare con il Golden Power.
Giorgetti: “Il governo valuterà quando Unicredit invierà la sua proposta“
La decisione di Unicredit avrebbe creato un piccolo terremoto all’interno della politica italiana. Prima sul caso si è espresso il leader della Lega Matteo Salvini, sostenendo di non essere a favore delle concentrazioni e dei monopoli e chiedendosi come mai la banca abbia deciso di abbandonare le sue mire in Germania e concentrarsi su una realtà italiana impegnata già in un accordo con Monte dei Paschi di Siena. “Unicredit è una banca straniera, a me sta a cuore che realtà come Banco Bpm e Mps che stanno collaborando, soggetti italiani che potrebbero creare il terzo polo italiano, non vengano messe in difficoltà“, ha dichiarato infatti il vicepremier leghista.
Questo, poi, ha deciso di rivolgere il suo discorso verso Banca d’Italia, chiedendo che questa vigili sull’acquisizione e comprenda se possano esservi dei pericoli. “L’interrogativo mio e di tanti risparmiatori è Banca d’Italia c’è? Che fa? Esiste? Che dice? Vigila?“, ha chiesto infatti Salvini, per poi aggiungere sarcasticamente: “Siccome sono tra i più pagati d’Italia, da cittadino italiano vorrei sapere se è tutto sotto controllo“.
Poche ore più tardi si è espresso sul caso anche Giancarlo Giorgetti, con toni molto meno forti. Dopo aver sostenuto il fatto che il governo non fosse al corrente dell’acquisizione, il titolare del Mef ha sostenuto che la regola del Golden Power, ovvero quei poteri speciali che il governo italiano può esercitare nei settori strategici al fine di tutelare l’interesse nazionale, potrebbe creare qualche problema a Unicredit. Inoltre, dal suo punto di vista personale, il ministro dell’Economia ha sottolineato che “il modo più sicuro per perdere la guerra è concentrarsi su due fronti“, per poi aggiungere sarcastico: “Poi chissà che magari questa volta questa regola non sarà vera“.
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