Al via “Tutta un’altra economia, la sfida del valore“, il primo dei tre eventi che porteranno al Congresso Federale della Lega, durante cui il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti ha utilizzato il proprio intervento per approfondire alcune tematiche che nell’ultimo periodo si trovano al centro del dibattito politico.
A suon di dazi e riarmo, Giorgetti ha ribadito le posizioni della Lega ritenendo al quanto “singolare” che “improvvisamente si scopra che si devono spendere valangate di miliardi facendo debiti per la difesa, visto che guerra ucraina c’è da tre anni“.
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Nel suo intervento alla kermesse leghista ad Ancona, il Ministro non ha risparmiato una frecciata sull’opportunità del riarmo di un Paese come la Germania, che avrebbe deciso di fare “quel che cavolo gli pare” sulle regole di bilancio europee. Così riferendosi al piano di Berlino per spendere per la difesa in deroga ai vincoli di bilancio, “siccome non gli va bene, – affonda Giorgetti – i tedeschi adesso fanno il contrario naturalmente senza aver negoziato nulla“.
Il tema del dazio “è un altro argomento che adesso sembra una bestemmia“, ma il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump “vuole mettere i dazi perché pensa di difendere i giusti diritti delle imprese americane“. Secondo Giorgetti si tratterebbe piuttosto di un ottimo momento da sfruttare “per difendere i giusti diritti delle imprese italiane“, oltre delle migliaia di imprenditori che hanno dovuto chiudere a causa della “concorrenza sleale” innescata dalla Cina e Paesi simili.
Infatti, “per dimostrare la situazione surreale in cui viviamo, si passa dall’ideologia green al realismo attuale che dovrebbe essere il principio guida di ogni decisione politica“, e il dazio è semplicemente un argomento attuale che significa “ripristinare una parità di competizione con chi le regole non le rispetta“, e dunque rappresenta “un’occasione buona per riscrivere le regole della competizione globale“.
Rivolgendo lo sguardo in casa, prima di tutto il Ministro smentisce la presunta lite avuta con il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che avrebbe avuto luogo nel corso e a margine dell’ultimo Consiglio dei Ministri. L’oggetto del contendere, sempre secondo la narrazione giornalistica, il riarmo europeo “Leggo che io avrei litigato con Meloni – ha sospirato Giorgetti -, naturalmente sono tutte balle. Ma se i giornalisti decidono che è così è inutile che smentisci“, ha glissato duramente il Ministro.
In seguito ha dato la risposta per consentire alle imprese di crescere, ovvero un iter che passerebbe per flat tax e anche pace fiscale. “Partendo dei piccoli è esattamente il tipo di risposta a questa realtà economica per l’impresa che ha bisogno di lavorare senza troppi casini e troppe regolamentazioni“, afferma il ministro, sottolineando che “anche proposta che sta venendo avanti adesso per pace fiscale va in questa direzione“. Bisognerebbe, quindi, “fare in modo che gli imprenditori possano crederci, lavorare, continuare investire“, prosegue Giorgetti, ribadendo l’importanza di “dare fiato e respiro agli imprenditori vecchi e nuovi che sono la molla per lo sviluppo economico“. Per fare questo, Giorgetti scandisce come “prima di ogni cosa la politica deve ispirare fiducia“.
Inoltre, servirebbe che “continui a sopravvivere – nella regolamentazione – quella che qualcuno ha chiamato la diversità bancaria. Ovvero, che ci siano grandi banche, piccole banche, banche aperte al territorio, banchette, grandi banche attente alle piccole e medie imprese. Il ministro si è soffermato così sulla questione del “credito ai piccoli medi imprenditori“, contestando una tendenza per cui “il sistema bancario deve essere fatto soltanto da grandi banche“. Realtà che, a detta di Giorgetti, “fanno grandissimi profitti, però forse si dimenticano di fare per quello per cui sono nate e cioè concedere credito alle imprese, soprattutto le piccole“.
Il Ministro dell’Economia ha parlato anche di un altro “problema grosso” per la competitività globale. “Il difetto di competitività delle nostre imprese – ha spigato Giorgetti – si misura anche il fatto che noi siamo iper-regolati mentre da qualche altra parte del mondo di regolamentazione non ce n’è di nessun tipo“. Risulterebbe quindi surreale che “tutti possono competere non ad armi pari nello stesso mercato“, in questo contesto europeo, dove si raggiungono “dei limiti incredibili che talvolta, diciamo così, anche secondo me al limite del ridicolo“.
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