Giancarlo Giorgetti, ovvero lo strano caso del dr. Jakyll e Mr Hyde, loquace europeista a Roma silente sovranista a Bruxelles

Ascoltare il ministro dell’Economia alla Commissione Bilancio della Camera per credere che un’altra Italia forse sarebbe possibile. Giorgetti sferza il Parlamento, scioglie inni alla disciplina di bilancio senza essere neppure l’ombra di un Ugo La Malfa. Il Patto di Stabilità? Serafico, ammette che l’accordo trovato è un passo indietro rispetto alla proposta originaria della Commissione europea

Jean-François Paul de Gondi
4 Min di lettura

Giancarlo Giorgetti nel ruolo di se medesimo è inarrivabile almeno quanto è inafferrabile. I lunghi anni di attesa e di formazione in Parlamento lo hanno reso un pattinatore raffinato, capace di evoluzioni acrobatiche quanto meno te lo aspetti, senza mai per questo perdere quell’aria non sai se più corrucciata o pensosa.

Quale ragionevole obiezione si può fare a un ministro che ammette che, sì, la discussione sul nuovo Patto di stabilità “è viziata dall’allucinazione psichedelica degli ultimi quattro anni, dove abbiamo pensato che lo scostamento si poteva fare e il debito si poteva fare”. “Il problema non è l’austerità, è la disciplina per chi fa politica di prendere decisioni e attuarle anche se sono impopolari”.

Per chi non lo avesse capito, Giorgetti, immaginiamo con lo sguardo trasognato per tanta assertività, ha spiegato che l’austerità non è un problema perché fare politica significa assumere una disciplina e prendere decisioni “anche se impopolari”. Esaurito l’effetto della pozione, dr. Jakill assume l’antidoto ed eccolo negli abiti di Mr. Hyde. Il Mes “non è la soluzione né la causa del nostro problema, che è il debito” da mettere “sotto controllo, altrimenti il Paese non ce la fa”.

Per chi non lo avesse ancora capito, e il rischio che né Tajani né Salvini abbiano davvero capito, Giorgetti ha ammonito la suocera Parlamento affinché la nuora governo ascolti bene: senza il controllo del debito siamo al game over. E allora come la mettiamo con Forza Italia che chiede una proroga del superbonus, almeno per quei lavori di ristrutturazione eseguiti al 70%?  O con il suo stesso partito, la Lega, che promette di aver solo rinviato la cancellazione della legge Fornero?

Voci dissonanti, diventate nel tempo echi lontani di una campagna elettorale che sembra celebrata non nel 2022 ma molti e molti anni prima. Quello che a Giorgetti-Jakill sembra importante sopra ogni altra cosa e che sempre assicura di aver spiegato a tutti gli osservatori “è che il governo italiano avrebbe continuato con una postura di prudenza e sostenibilità” e “fin quando questo tipo di atteggiamento viene sostenuto credo che il Paese sia al riparo dalle tempeste”.

Prudenza e sostenibilità, un po’ come fede, speranza e carità: una virtù via l’altra ed ecco che prende forma quella strana teologia per cui ogni divinità ha le sue brave ragioni nell’esigere sacrifici dai fedeli che ne implorano la grazia. Che stia a palazzo Chigi o a Palais Berlaymont, dove siede la Commissione europea, non c’è niente degli umani travagli che non trovi ascolto e comprensione.

Per dire del Mes. Se Giorgetti-Hyde fosse stato parlamentare e non costretto sulla poltrona spinosa di Quintino Sella, avrebbe votato sì. Mai, però, ha dato assicurazioni a chicchessia che il suo favore sarebbe stato condiviso dal Parlamento. Mai. Né a Bruxelles né alla barberia di Montecitorio, Giorgetti non ha mai confidato la più tenue delle speranze nella ratifica del Mes.

Del resto, il sistema bancario italiano è solido, ha ripetuto. Solido a tal punto che Giorgia Meloni aveva pensato a tassare gli extraprofitti di quei Paperoni. Idea poi riconosciuta bislacca e lasciata cadere. Insomma, Giorgetti fa quel che può, con gli strumenti che ha e non con quelli che gli sono stati tolti. Come il centurione del Vangelo, se Salvini gli dice “va, Giancarlo”, Giancarlo va. Se Meloni gli dice “Giancarlo, torna”, lui torna. Va e viene, di corsa o con passo felpato, a seconda delle circostanze. E a Tajani che vorrebbe prolungare “l’allucinazione psichedelica” del superbonus? A lui, Giorgetti è pronto a dire “Antonio, va…”.

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