Una bagarre senza precedenti a Palazzo Madama, dove la senatrice Aurora Floridia si è sentita fortemente discriminata dalla Presidente della Commissione Esteri, Stefania Craxi, che continuava a riferirsi a lei come senatore e non come senatrice. Un nodo linguistico che però ha portato Floridia a raccogliere le firme di altri settantacinque senatori, tra uomini e donne, per portare la questione all’attenzione del Presidente del Senato, Ignazio La Russa.
La questione ha ovviamente scatenato diverse polemiche, tra cui quella di chi ritiene la vicenda totalmente inutile e quasi una lite tra bambini. Il tratto particolare dello scontro, comunque, è che ai due poli opposti del ring ci siano due donne, entrambe simbolo della mancata cooperazione che invece si auspica tra le file delle femministe.
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La discriminazione nei confronti di Aurora Floridia
“In commissione Esteri ho più volte chiesto di essere chiamata senatrice, ma la presidente ha ignorato la mia richiesta“, ha così spiegato la senatrice Floridia, facendo riferimento ad un episodio accaduto la scorsa settimana al Senato. Una mancanza di rispetto e sensibilità, secondo Floridia, che l’avrebbero messa a disagio e fatta sentire meno importante dei suoi colleghi uomini.
Da tale frustrazione è arrivata la decisione di una raccolta firme da presentare al presidente del Senato La Russa, proprio perché il rispetto del linguaggio di genere non deve essere un tema secondario nelle Aule del Senato. “In Aula e nelle Commissioni deve essere sempre garantito il rispetto del linguaggio di genere e riconosciuto il diritto di ogni senatrice ad essere chiamata, ‘senatrice’ e non ‘senatore'”, così recita l’appello rivolto a La Russa da ben 76 senatori, interessati alla vicenda o anche essi vittime della discriminazione di genere sul posto di lavoro.
Un rifiuto di chiamare al femminile una collega che è stato percepito come una presa di posizione “sgradevole” e “fuori tempo“. Inoltre, secondo le parole della senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra “non è accaduto solo a me, ma anche a molte altre colleghe, in varie occasioni. Non è una questione solamente formale, perché la lingua che usiamo veicola non solo significati ma anche valori e giudizi culturali che spesso possono rafforzare gli stereotipi“, continua a spiegare Aurora Floridia, sottolineando come “L’utilizzo del linguaggio di genere risulta essere un alleato irrinunciabile nella battaglia per l’eliminazione della violenza contro le donne”.
La risposta di Stefania Craxi alle polemiche
“Ci sono degli incarichi istituzionali che si chiamano in un certo modo, a prescindere dal genere della persona che li riveste –ha risposto Stefania Craxi– e io mi attengo a questo. Piuttosto mi preoccuperei del fatto che le donne continuano a percepire almeno settemila euro in meno all’anno rispetto agli uomini. Ecco direi di concentrarci su battaglie decisamente più importanti”.
Così Stefania Craxi ha deciso di concludere la questione, spiegando che le vicende linguistiche non sono abbastanza importanti nella lotta all’emancipazione femminile, per cui sono trascurabili e soprattutto non necessariamente applicabili. Chi la pensa diversamente, oltre all’Accademia della Crusca naturalmente, è Alessandra Maiorino (M5S) che ha ribattuto alle giustificazioni di Craxi: “Roba da matti, ormai una donna si deve giustificare perché vuole essere chiamata con la declinazione femminile. Craxi si attenga semplicemente alla grammatica. Non richiede un grande sforzo“.
Si unisce al coro di indignazione per l’imposizione di Craxi anche Simona Malpezzi del Pd, che ritiene indispensabile “attenersi alla grammatica, come dovrebbe venire naturale a tutti. La deputata, la senatrice, la presidente. Lo dice l’Accademia della Crusca non io“, per poi sottolineare che “questa destra cerca sempre di usare il maschile anche quando dovrebbe usare il femminile, come se il maschile attribuisse maggiore autorevolezza al ruolo. E invece per quanto ci siano battaglie più importanti, anche questo sarebbe un contributo utile per provare a smontare la società patriarcale. E non sono esagerazioni”.
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