Fitto non cede alle pressioni: “Io candidato? Non ragiono con i ‘se’ e con i ‘ma’”

"Non spetta a me entrare nell'ambito delle deleghe, che è un compito preciso della presidente della Commissione Europea" ha dichiarato il ministro per gli Affari europei cercando di porre fine alla questione

Redazione
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Il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, è irremovibile sulla sua decisione di non voler trattare pubblicamente un suo possibile trasferimento a Bruxelles come Commissario. “Non spetta a me entrare nell’ambito delle deleghe, che è un compito preciso della presidente della Commissione Europea” ha infatti dichiarato il ministro, sottolineando: “Io posso assicurare che il governo italiano farà esattamente quello che faranno tutti gli altri governi, non ci sarà una sola differenza“.

Fitto ha cercato di evitare l’argomento durante la sua partecipazione all’assemblea di Coldiretti ma il suo intento non è stato raggiunto. Lo stesso Bruno Vespa ha voluto scherzare sulla questione, dichiarando: “In bocca al lupo per le prossime scadenze autunnali. La nomina dei commissari europei è più in là?“. Ma Fitto è riuscito a evitare di cedere, sostenendo ancora una volta che “bisogna chiedere alla presidente del Consiglio e quella della Commissione, non me ne occupo…“.

Numerosi esponenti politici sembrano confermare che, nel caso in cui la Commissione europea decidesse di dare all’Italia un portafoglio di peso, il nome da candidare per il ruolo sarebbe proprio quello di Raffaele Fitto. Lo ha confermato in un’intervista anche il leader di Forza Italia, Antonio Tajani. Una fama improvvisa che fitto sembra però rifuggire, cercando sempre di riportare l’attenzione sui temi di discussione attuale, tra cui il Pnrr.

Fitto: “Non sono abituato a ragionare con i sé o con i ma

Una volta arrivato all’assemblea di Coldiretti, Fitto ha cercato di mettere subito le cose in chiaro: “Sono qui oggi per parlare del Pnrr e del lavoro che abbiamo fatto e che stiamo facendo“. I presenti però non si sono arresi alle volontà del ministro e lo hanno incalzato più volte sulla possibilità di un suo trasferimento a Bruxelles. “Io non sono abituato a ragionare né con i se né con i ma, è un tema che riguarda il lavoro che il governo porterà avanti – ha dichiarato il ministro degli Affari europei – Il mio lavoro, in questo momento, continua sulla base delle gravose deleghe che il presidente del Consiglio mi ha assegnato“.

Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei
Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei

Per quanto riguarda, più in generale, il tema delle deleghe all’Italia, Fitto ha sostenuto che quello sarà un tema da rivedere in futuro e che adesso il suo ruolo prevede che “si interessi ai dossier e a raggiungere i risultati nell’ambito dell’azione del nostro governo e quindi per l’interesse del nostro Paese“. Il ministro sembra avere le idee chiare, eppure, tra qualche mese la situazione potrebbe cambiare radicalmente. Secondo fonti vicine al premier, comunque, nel caso in cui Fitto venisse eletto commissario non vi sarebbe subito un rimpasto di governo, ma verrebbe nominato un suo sostituto ad interim.

Fitto: “Non c’è nessun rischio per il ruolo dell’Italia in commissione

Rispondendo a chi teme che il voto contrario di FdI e Lega possa in qualche modo isolare l’Italia dal resto dell’Unione, il ministro Raffaele Fitto ha risposto con tono convinto: “Non ho mai visto il rischio di determinare un approccio diverso sul ruolo dell’Italia in Commissione rispetto al voto politico del Parlamento“. Il ministro ha infatti spiegato che l’Italia rimane uno dei Paesi fondatori dell’Ue e continuerà anche per questo a rivestire un ruolo importante a Bruxelles “rispetto a quelle che poi saranno le scelte messe in campo“.

Fitto si è poi lasciato andare ad alcune considerazioni sul governo europeo, sostenendo come sia diverso il modo di fare politica in Europa rispetto ad una Nazione. “La dimensione europea è un po’ più complessa rispetto all’idea di poterla omologare naturalmente a una competizione nazionale più tradizionalmente politica” ha spiegato Fitto, sottolineando come il nostro Paese in questo ambito debba “portare avanti la collaborazione” perché “il rapporto fra commissione europea e Parlamento europeo è differente da quello fra parlamento e governo italiani“.

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