“Raffaele Fitto è stato confermato nel ruolo di Vicepresidente esecutivo della Commissione europea. È una vittoria per tutti gli italiani, non del Governo o di una forza politica“, così il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha commentato soddisfatta il via libera delle Commissioni Ue, giunto dopo un pomeriggio di concitate discussioni e di dubbi sul futuro del nome italiano.
Le sei vicepresidenze Ue sono ora state confermate e il voto del 27 novembre è ormai sempre più vicino. Le fratture tra i gruppi europei, nate proprio per la nomina di Fitto e poi per quella della socialista Teresa Ribera, avrebbero fatto tremare la maggioranza Ursula, che potrebbe rivelarsi più debole di quanto vorrebbe dimostrare. I gruppi di S&D e Renew lo avrebbero chiarito anche a seguito delle votazioni, dichiarando di “non approvare la scelta di Ursula von der Leyen di affidare a Raffaele Fitto la posizione di Vicepresidente esecutivo“, per poi aggiungere di aspettarsi che questo sia “pienamente indipendente dal suo governo nazionale“.
Leggi Anche
Per quanto riguarda la spagnola Teresa Ribera, al centro di uno scontro tra Socialisti e Popolari, le commissioni Affari Economici, Industria e Ambiente avrebbe proceduto all’approvazione della nomina anche grazie alla clausola voluta di Ppe all’interno dell’accordo stilato con S&D e Liberali, che prevede le dimissioni della vicepresidente nel caso in cui questa venisse indagata per eventuali responsabilità nell’alluvione di Valencia.
I dubbi sui vicepresidenti Ue
Il voto sui due vicepresidenti avrebbe avuto inizio alle 19 di ieri e si sarebbe interrotto diverse volte a causa di scontri tra i gruppi europei. L’ennesimo rallentamento dei lavori potrebbe dimostrare le difficoltà che la nuova commissione potrebbe incontrare nei prossimi quattro anni. Lo scontro tra Popolari e Socialisti potrebbe aver aperto un solco troppo grande che non potrà essere riparato prima dell’entrata in vigore della Commissione. Inoltre, si fa strada la possibilità che la nomina del conservatore Fitto continui a non convincere parti dei gruppi Ue di centrosinistra.
Tra i sostenitori del candidato italiano, però, vi sarebbe stata la stessa presidente Ursula Von der Leyen, che avrebbe voluto garantire all’Italia, Paese governato da un’alleata ritenuta forte, un ruolo apicale all’interno della Commissione. Inoltre, il nome di Fitto avrebbe soddisfatto anche il popolare Weber, in quanto la sua nomina permetterebbe al gruppo europeo di includere Ecr nella maggioranza Ue e di conseguenza potrebbe aprire alla creazione di un asse con le destre europee, compresi i Patrioti di Orban.
Proprio questo allargamento a destra potrebbe però creare sempre più instabilità all’interno della coalizione, ma soprattutto potrebbe indispettire i Verdi, che alle scorse elezioni si sono rivelati decisivi per l’elezione della leader tedesca.
L’audizione di Ribera al Parlamento spagnolo
Ieri, inoltre, si è tenuta a Madrid l’audizione di Teresa Ribera in Parlamento, in relazione alle sue eventuali responsabilità nel disastroso alluvione di Valencia. La vicepresidente è stata accusata dal Partido Popolar di essere “una ministra un fuga“, in quanto non avrebbe gestito adeguatamente l’emergenza. Ribera ha cercato di difendersi strenuamente, sostenendo di aver lavorato sin da subito “per risolvere i bisogni e le urgenze” e dichiarando di essere estranea a tutte le accuse di “malagestione“.
A far discutere, però, sarebbe stata una precisa affermazione della vicepresidente. Questa, parlando delle azioni future del governo volte a prevenire catastrofi come quelle di alcune settimane fa, avrebbe dichiarato di credere che “la risposta al cambiamento climatico non è il fanatismo“. Una frase che avrebbe irritato gli oppositori del centrodestra, di fatto convincendo i Popolari ad inserire la clausola sulle dimissioni all’interno del loro accordo.
© Riproduzione riservata