Femminicidi, passa il ddl: pene più severe e tempi stretti per i giudici

Olimpia Gigliotti
7 Min di lettura

La ministra Eugenia Roccella illustra le nuove misure del ddl anti-femminicidi. Ampliate anche le tipologie di reato

L’orrore e la rabbia che hanno seguito l’assassinio di Giulia Tramontano spingono il governo a varare disposizioni più severe per chi uccide una donna. L’elenco delle donne vittime di violenza infatti è senza fine: solo nel 2023 sono 47.Dal Consiglio dei ministri arriva il via libera al disegno di legge con le norme per il contrasto alla violenza sulle donne e contro la violenza domestica. Rafforzamento delle misure cautelari – e quindi l’ammonimento –, braccialetto elettronico applicato di norma, obbligo di rispettare la distanza minima di avvicinamento di 500 metri dalla vittima e ampliamento delle fattispecie di reato per cui si possono applicare le misure precauzionali, tra cui anche condivisione non consensuale di materiale intimo e sfregio del viso con l’acido. Sono alcune delle misure contenute nel ddl contro la violenza sulle donne che tra gli obiettivi ha anche di velocizzare i tempi per l’applicazione delle misure cautelari, con termini stringenti per pubblici ministeri e giudici, e di dare priorità alla trattazione di processi in materia di violenza di genere e domestica e di rendere specializzati i pm, cercando di assegnare sempre agli stessi i fascicoli riguardanti la violenza sulle donne. 

Femminicidi, i 15 articoli del ddl

Il ddl, composto da 15 articoli, punta soprattutto alla prevenzione per evitare che i cosiddetti “reati spia” possano poi degenerare in fatti più gravi. Si tratta di imporre il cosiddetto cartellino giallo all’uomo violento, come lo ha definito la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella. E infatti l’inasprimento riguarda soprattutto chi è già stato destinatario dell’ammonimento e ricade nella stessa condotta, i cosiddetti recidivi. 

L’inasprimento delle pene

All’articolo 1, il ddl prevede un ”rafforzamento delle misure in tema di ammonimento e di informazione alle vittime”. In particolare le pene per i reati di percosse, lesioni personali, violenza privata, minacce gravi, atti persecutori, condivisione non consensuale di materiale intimo, violazione di domicilio e danneggiamento sono aumentate ”se il fatto è commesso, nell’ambito di violenza domestica, da soggetto già ammonito […] anche se la persona offesa è diversa da quella per la cui tutela è stato già adottato l’ammonimento”. 

Il ruolo del procuratore e dei giudici

L’articolo 5, che contiene le disposizioni in materia di attribuzioni del procuratore della Repubblica, prevede che ”in caso di delega, l’individuazione avviene specificamente sempre per la cura degli affari in materia di violenza di genere e domestica” proprio per ”favorire la specializzazione nella trattazione dei processi in materia di violenza di genere e violenza domestica”.

In caso di omicidio o tentato omicidio e di altri reati ”commessi in danno del coniuge, anche separato o divorziato, della parte dell’unione civile o del convivente o di persona che è legata o è stata legata da relazione affettiva ovvero di prossimi congiunti”, secondo quanto previsto dall’articolo 6, il pm valuta, ”senza ritardo e comunque entro 30 giorni dall’iscrizione del nominativo della persona nel registro delle notizie di reato, la sussistenza dei presupposti di applicazione delle misure cautelari”. Anche i giudici avranno termini stringenti per la decisione sulle misure cautelari.

L’articolo 9 disciplina l’arresto in flagranza differita prevedendo che anche i video e le foto possano essere utilizzati per far scattare l’arresto in flagranza differita nei casi di maltrattamenti in famiglia, reato disciplinato dall’articolo 572 del codice penale, o dello stalking (612 bis).

Roccella: “In autunno porteremo le vittime nelle scuole”

“Tutto questo non basta se non viene accompagnato da un cambiamento culturale, se non c’è una presa di coscienza delle nuove generazioni”, afferma la ministra alla Famiglia, alla Natalità e alle Pari oppurtinità Eugenia Roccella, durante la conferenza stampa del Consiglio dei ministri. “Con il ministro Valditara in autunno per la giornata contro la violenza nei confronti delle donne diffonderemo il testo di legge nelle scuole, dove porteremo anche le persone che hanno subito violenza per spiegate quali sono state le conseguenze. Perché solo con uno scambio diretto, con i racconti delle vittime si può rendere giustizia e lavorare su una consapevolezza crescente che dobbiamo assolutamente alimentare”.

“Siamo partiti dalla continuità, da quello che già c’è – prosegue la ministra – su questo tema è fondamentale un accordo trasversale. Con il governo Draghi c’è stata una proposta firmata da tre ministre, poi le risultanze della commissione Femminicidi, e siamo partiti anche da qui e dalla linea del Codice rosso, nato dalla necessità di dare una strada prioritaria agli interventi contro la violenza”. 

Nordio: “Imprescindibile un’operazione culturale”

Solo così, dichiara il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in conferenza stampa “possiamo iniziare a ridurre questi reati così odiosi”. E l’operazione culturale “deve iniziare dalle scuole ma deve proseguire dappertutto, anche nelle carceri”.

Il ministro annuncia che il governo chiederà al Parlamento la procedura urgenza per l’approvazione del disegno di legge sulla violenza contro le donne. “Sì – conferma rispondendo a una domanda in proposito – procederemo nel modo più rapido possibile. Sappiamo che queste cose non possono essere regolate con decreto legge, però vi sarà una corsia preferenziale, una dichiarazione di urgenza. Si tratta di provvedimenti che devono avere l’attuazione più rapida possibile, soprattutto per l’aspetto procedurale”.

“Ci sono fascicoli di denunce per Codice rosso che giacciono nelle Procure, non certo per l’inerzia dei magistrati, ma per la scarsità di risorse nota a tutti – ha osservato Nordio -. L’urgenza della crescita esponenziale di crimini di questa natura impone la massima celerità possibile”.

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