Extraprofitti, Patuelli: “Chi è che definisce qual è un equo profitto?”

Il presidente dell'Associazione Bancaria Italiana ha sottolineato di non aver ricevuto comunicazioni ministeriale, ma di essere aperto al dialogo affinché tutti facciano la propria parte

Redazione
6 Min di lettura

L’ipotetica tassazione sugli extraprofitti delle banche italiane continua a far tremare il settore, anche se per ora non esiste ancora nulla di certo. Lo ha confermato anche Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI) in un’intervista a La Stampa che si è concentrata sui due temi di attualità economica che attanagliano il nostro Paese. Da un lato la Legge di Bilancio e la caccia ai fondi da parte del governo, dall’altro la questione di Commerzbank. Su entrambe il presidente ha tentato di mantenere una posizione moderata, non lasciandosi andare a dichiarazioni troppo specifiche.

Ciò che sembra certo dalle parole di Patuelli è che per il momento sulla tassazione delle banche non è stata presa alcuna decisione. “Non mi risulta che qualcuno abbia mai parlato di un’imposta sugli extraprofitti” ha dichiarato il presidente dell’ABI, sostenendo di affidarsi solamente alle dichiarazioni degli stessi ministri e non alle voci di corridoio che ormai circolano da diverse settimane. Nonostante i dubbi sulla questione, Patuelli ha affermato che in ogni caso sarà possibile aprire un dialogo tra ABI e governo, perché l’Associazioneè sempre stata dialogante” ed anche ora “è pronta a fare la sua parte, a patto di salvaguardare il patrimonio e i bilanci delle banche per non penalizzare la competitività“.

Giancarlo Giorgetti
Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti

Sulla questione, oggi, è tornato ad esporsi anche il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, il quale ha sostenuto che il Mef è intenzionato achiedere un contributo a tutti quelli che se lo possono permettere, cercando insieme la strada migliore per raggiungere gli obiettivi“. Il ministero dell’Economia ha poi rilasciato una nota, chiarendo che le parole del ministro non erano riferite alla possibilità di una tassa sugli extraprofitti ma “ad un accordo e una condivisione per un contributo a carico di chi ha maggiormente beneficiato di condizioni particolarmente favorevoli“.

Patuanelli: “Non è corretto parlare di extraprofitti

Antonio Patuelli ha poi sottolineato una serie di incongruenze che si potrebbero verificare nel caso in cui realmente il governo decidesse di procedere con la tassazione degli extraprofitti. “Vorrei capire chi e come definisce l’equo profitto” ha chiesto il presidente di Abi, sostenendo che questa definizione non esiste nella Carta costituzionale italiana e neanche nelle Leggi dello Stato. Inoltre, secondo Patuelli sarebbe fondamentalmente scorretto far ricadere all’interno di questa tassazione solamente le banche.

Incalzato sui profitti più che positivi che le banche hanno registrato negli ultimi mesi, Patuelli ha risposto chiarendo che ora si parla di extraprofitti ma in passato, quando ce n’era bisogno, nessuna ha mai parlato di “extraperdite“, sostenendo poi la possibilità che il futuro non sia così florido. “I tassi non sono in fase di crescita. Anzi, sul mercato sono in discesa da novembre dello scorso anno, anticipando i tagli della Bce” ha sostenuto il presidente, ricordando che i tassi su prestiti e mutui sono decisi dall’Euribor e dall’Irs e che questi sono notevolmente più bassi quelli del Regno Unito e degli Usa.

Progetto senza titolo 2024 09 26T130125.214
Antonio Patuelli, presidente Abi

Concludendo la questione, Patuelli ha spiegato che dal suo punto di vista non sarebbe corretto parlare di extraprofitti, perché questi deriverebbero dal lavoro di “bravi amministratori delegati, bravi consiglieri e dirigenti, così come di azionisti che hanno fatto sacrifici con aumenti di capitale“, nonostante un periodo di crisi da cui si è usciti egregiamente.

Patuanelli: “Dobbiamo capire se esiste un’Unione bancaria

Il presidente dell’Abi ha commentato anche la vicenda che vede protagoniste Unicredit e Commerzbank, la seconda banca della Germania, che ha scatenato il caso in Europa. La banca italiana ha infatti voluto alzare al 21% le sue quote di partecipazione nella banca tedesca, chiedendo alla Bce di poter arrivare anche al 29,9%. Una scelta che non è stata apprezzata da Berlino, che avrebbe rifiutato la proposta italiana. Patuelli ritiene che questa situazione non avrebbe mai dovuto presentarsi perché “La Bce è l’unico soggetto che può decidere sulla percorribilità o meno di un’operazione di mercato“.

Il presidente ha specificato, infatti, che tale decisione non può assolutamente essere presa dai partiti, dai parlamenti o dal governo di un Paese. Quindi, è necessario capire a questo punto se esista realmente un’Unione bancaria, o se quella che è in vigore dal 4 novembre 2014 sia solo un’entità fittizia. “L’intrusione di un governo nelle decisioni della Bce ne metterebbe in discussione l’esistenza stessa e si dovrebbe procedere alle verifiche del caso“.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo