L’Europa risponde a Trump con un vertice all’Eliseo: Meloni frena sull’invio di truppe a Kiev

Mentre a Riad, in Arabia Saudita, domani si incontreranno gli inviati di Mosca, Kiev e Washington, all'Eliseo Macron ha organizzato un vertice informale alla presenza di diversi leader Ue. L'obiettivo è quello di comprendere in che modo rispondere agli attacchi di Trump, tenendo a mente l'importanza di una pace giusta per Kiev

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Emmanuel Macron ha deciso di dare uno scossone all’Unione europea, ancora bloccata nel suo immobilismo e nella sua burocrazia, a fronte degli Stati Uniti di Donald Trump che spingono ed esortano Russia e Ucraina a sedersi al tavolo delle trattative e a firmare un accordo che sia conveniente solo per gli Usa. Così, mentre a Riad domani si incontreranno gli inviati di Mosca, Kiev e Washington, senza alcun nome a rappresentare Bruxelles, il leader francese ha deciso di convocare una riunione di emergenza all’Eliseo, coinvolgendo alcuni leader Ue e i vertici di Bruxelles e della Nato.

Macron
Emmanuel Macron, presidente francese

Il vertice ha avuto inizio intorno alle 17, subito dopo la conclusione della telefonata tra Emmanuel Macron e Donald Trump, durata 20 minuti e dal contenuto non ancora rivelato. L’ultima ad arrivare è stata proprio Giorgia Meloni, giunta intorno alle 18 a causa di impegni istituzionali che l’hanno tenuta occupata in Italia. Il primo ad andare via è stato invece il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che, lasciando il palazzo presidenziale, si è fermato a discutere con alcuni cronisti.

Giorgia Meloni ha frenato sulla possibilità di inviare truppe europee a Kiev, come fatto poco prima dal cancelliere Scholz. Secondo il premier questa non sarebbe la via giusta da seguire, in quanto non si rivelerebbe una soluzione efficace. Al centro delle discussioni deve invece rimanere la garanzia del sostegno a Kiev, che si trova alla base del successo di ogni negoziato possibile.

Quindi, la via da percorrere prevede la presa in considerazione di altre strade, comprese quelle che prevedono l’intervento Usa, perché è proprio nel contesto euroatlantico che si fondano la sicurezza Ue e statunitense. In sostanza, la sicurezza europea va perseguita perché è una richiesta dei cittadini europei e non degli Usa. Inoltre, come gli statunitensi lavorano per portare alla pace in Ucraina, anche l’Ue deve imparare a svolgere il proprio ruolo.

Per quanto riguarda le parole pronunciate a Monaco dal vicepresidente Usa, JD Vance, Meloni ha cercato di minimizzare, ricordando che queste critiche sono giunte anche in passato da altri leader Ue. Inoltre, il premier ha sottolineato di condividere in parte il senso delle parole dell’americano, in quanto già in passato avrebbe espresso concetti simili. “Ancora prima di garantire la sicurezza in Europa, è necessario sapere che cosa stiamo difendendo“, avrebbe infatti dichiarato il Presidente del Consiglio nel corso del suo intervento al vertice informale.

Scholz: “Inappropriato parlare di truppe europee a Kiev”

Scholz ha definito “altamente inappropriatotrattare in questo momento dell’invio di truppe europee all’Ucraina, in quanto si sta cercando di individuare una quadra che possa portare alla pacificazione del territorio ucraino. Inoltre, il cancelliere ha sostenuto che non è possibile accettare una pace che sia imposta come un diktat, sottolineando come “l’Ucraina non possa accettare tutto ciò che le viene presentato, a nessuna condizione“.

Nonostante la chiusura nei confronti dell’invio di truppe europee, Scholz ha sottolineato la necessità per l’Ucraina di avere un esercito, definendo ciò “un principio non negoziabile“. Secondo quanto si apprende, invece, il leader polacco, Donald Tusk, ha dichiarato di voler chiedere nel corso del vertice che vengano “immediatamente rafforzate le capacità di difesa dell’Unione europea, perché l’Ue al momento non è in grado di contrastare il potenziale militare della Russia e, se non recuperasse, sarà costretta a spendere in futuro “10 volte di più di quanto spenderebbe oggi“.

La richiesta dell’Ucraina di un inviato speciale

Nel corso del vertice è poi giunta una richiesta specifica da parte dell’Ucraina. Ihor Zhovkva, vice capo dell’ufficio di Volodymyr Zelensky, ha infatti dichiarato che l’Ue dovrebbe nominare un rappresentante per i potenziali negoziati di pace con Russia e Stati Uniti.

Dovrebbe essere una decisione presa rapidamente“, ha infatti dichiarato il vice capo ufficio, sottolineando di auspicare che l’Ue proceda con l’elezione subito dopo l’incontro in corso oggi a Parigi.

Chi è presente al vertice all’Eliseo

Nella lista dei presenti figurano il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, il presidente polacco, Donald Tusk, il primo ministro britannico, Keir Starmer, il primo ministro danese, Mette Frederiksen, la leader della commissione Ue, Ursula Von der Leyen, il presidente del Consiglio Ue, Antonio Costa, e il segretario generale della Nato, Mark Rutte.

Una lista piuttosto composita, che però lascia l’amaro in bocca. Mancano all’appello i leader dei Paesi Ue che confinano con la Russia e che sono quindi direttamente interessati da un possibile accordo di pace o anche da un inasprimento del conflitto.

Una questione che la stessa Giorgia Meloni ha ricordato a Emmanuel Macron, in una presunta telefonata in cui ha criticato l’assetto del vertice, sottolineando che, probabilmente, si sarebbe rivelato più utile un incontro ufficiale Ue, che avrebbe dimostrato a Trump l’unità di intenti dell’Unione e non la presenza di diversi centri di potere, che rischiano di fatto di minarne la coesione.

I dubbi di Meloni sul vertice all’Eliseo

Il Presidente del Consiglio si trova a vivere una situazione piuttosto complessa, la stessa che venne anticipata alcune settimane fa, quando il premier doveva decidere se presenziare o no alla cerimonia di insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump. Gli ottimi rapporti tra la leader italiana e il presidente Usa, tali da far ipotizzare che Meloni possa vestire i panni di “ponte tra gli Usa e l’Ue, si sono rivelati un’arma a doppio taglio.

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni

Il presidente Usa non adotta sempre visioni vicine agli obiettivi dell’Ue e numerose volte nel passato si è trovato in posizioni di aperto contrasto con l’Ue. Il vertice in Arabia Saudita, che sembra aver dimenticato la presenza e gli apporti che in questi tre anni l’Unione europea ha garantito all’Ucraina, ne è la nuova dimostrazione. A nulla sono serviti gli appelli dell’Ue, in particolare quelli di Kaja Kallas, urlati nel vuoto e semplicemente ignorati.

A peggiorare la situazione, le parole di JD Vance a Monaco, nel corso della conferenza sulla sicurezza. Il vicepresidente Usa ha infatti sottolineato come alcune normative Ue, collegate alla libertà di parola ed espressione, sono in aperto conflitto con le leggi e i valori Usa. Un’affermazione che Meloni ha deciso di non criticare, evidenziando come questa in realtà non sia “una novità“.

In ogni caso, la scelta di permettere al leader di uno Stato membro di organizzazione un colloquio informale per discutere del destino dell’Ucraina non è apparsa al primo ministro come una decisione ottimale. Proprio per questo, la Presidente ha riflettuto a lungo su come comportarsi, ipotizzando anche di partecipare solamente in videocollegamento, visti anche gli impegni istituzionali in Italia. Alla fine dei conti, sembra che Meloni abbia deciso di prendervi parte, non rinunciando però ad un incontro al Colle con i prefetti e rischiando quindi di arrivare in ritardo al vertice e non prendere parte alla foto di rito.

La risposta europea a Trump

Nel corso dell’incontro all’Eliseo di Parigi, quindi, si discuterà del ruolo che l’Europa vuole rivestire nei negoziati di pace tra Ucraina e Russia. La decisione degli Usa di procedere in autonomia, senza prendere in considerazione l’Ue, ha ovviamente preso in contropiede Bruxelles, che ormai da tre anni cerca una pace giusta per Kiev. Ora, il pericolo è che un accordo affrettato ed esortato da Trump possa rivelarsi catastrofico per l’Ucraine e l’Unione europea stessa.

L'ex cancelliera tedesca Angela Merkel
L’ex cancelliera tedesca Angela Merkel

Una delle ipotesi principali da discutere è quella di nominare una sorta di plenipotenziario, un negoziatore unico per l’Ue che possa seguire da vicino le trattative e avere voce in capitolo sulla stesura finale del trattato di pace, tenendo a mente il benessere di Kiev e la sicurezza dell’Ue. Una prima indiscrezione vedrebbe Angela Merkel, ex cancelliera di Berlino, come il nome ideale da presentare.

Esperta di politica estera e di Russia, già in passato ha dovuto interfacciarsi con Putin e conosce la lingua russa, l’ex leader tedesca sembra ovviamente la scelta ideale per Bruxelles. Ovviamente, al momento non è chiaro se questa sia pronta ad accettare l’incarico, né se tutti e 27 i Paesi Ue siano favorevoli alla sua nomina. Resta quindi da discutere qualche dettaglio, oltre che riconoscere che gli anni di costante appoggio agli Usa si sono rivelati solamente deleteri per l’Ue, che ora è consapevole di dover imparare a camminare da sola.

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