Mario Draghi: “Senza cambiamento l’Europa rischia una lenta agonia”

"Per fare un paragone, gli investimenti del Piano Marshall nel periodo 1948-51 equivalevano all'1-2% del Pil dell'Ue, mentre quelli odierni toccano il 4,7% del Pil europeo del 2023" ha spiegato l'ex presidente della Bce, chiarendo che le proposte da mettere in atto costeranno circa 800 miliardi

Redazione
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Il giorno della presentazione del rapporto stilato da Mario Draghi sulla competitività europea è arrivato e l’Ue è stata scossa da un terremoto economico e politico senza precedenti. “Abbiamo detto molte volte che la crescita sta rallentando da molto tempo nell’Ue, ma lo abbiamo ignorato. Fino a due anni fa non avremmo mai avuto una conversazione del genere perché in genere le cose andavano bene. Ma ora non possiamo più ignorarlo: le condizioni sono cambiate” ha dichiarato Mario Draghi, ponendo il governo europeo di fronte ad un punto di non ritorno.

Se l’Unione europea vuole tornare ad essere competitiva e costruire un futuro prospero per i Paesi che la compongono deve cambiare e deve farlo con una certa urgenza. “L’unico modo per diventare più produttiva è che l’Europa cambi radicalmente” ha tuonato l’ex presidente della Bce, sostenendo che l’Unione è nata per garantire ai cittadini europei il beneficio della prosperità, dell’equità, della pace, della libertà e della democrazia e che per questi valori deve continuare a combattere. “Se l’Europa non sarà più in grado di garantirli avrà perso la sua ragione d’essere” ha decretato Mario Draghi, iniziando a chiarire le modalità di azione per salvare la comunità Ue.

All’interno del rapporto, diviso in 10 capitoli a seconda del tema affrontato, sono presenti 170 percorsi che possono portare ad un miglioramento ed un rafforzamento dell’Unione europea, tutti basati su due parole chiave: “Urgenza e concretezza“. Sono finiti i tempi in cui la situazione era ancora gestibili ed ha avuto inizio un’era in cui l’Ue dovrà dimostrare di essere realmente un’unione e una comunità, affinché nessuno venga lasciato indietro e tutti collaborino alla creazione di una potenza nuovamente competitiva.

Draghi: “Servono 800 miliardi per raggiungere gli obiettivi posti

Il rapporto di Draghi non è sicuramente per i deboli di cuore. Gli 800 miliardi di euro ipotizzati come spesa per il raggiungimento degli obiettivi indicati nel documento fanno riflettere sulla reale situazione in cui versa l’Unione europea. “Per fare un paragone, gli investimenti del Piano Marshall nel periodo 1948-51 equivalevano all’1-2% del Pil dell’Ue, mentre quelli odierni toccano il 4,7% del Pil europeo del 2023” ha spiegato l’ex presidente della Bce, rassicurando però gli esperti del fatto che “non si sta partendo da zero“.

Il piano, secondo Mario Draghi, è attuabile ma solo se tutti i Paesi membri saranno pronti ad una piena collaborazione e se la stessa Commissione europea sarà pronta al cambiamento. “Dobbiamo assumere un nuovo atteggiamento nei confronti della cooperazione” ha infatti dichiarato Draghi, chiarendo che esistono diversi ambiti in cui la comunità è in grado di avanzare efficacemente, affinché si esca dalla situazione di stallo in cui si trova.

Mario Draghi
Mario Draghi, ex presidente della Bce

Una delle modalità principali individuate al fine di raggiungere questo obiettivo risiede nella rivalutazione e redistribuzione dei finanziamenti europei. Questi, secondo Draghi, dovranno essere aumentati e concentrati su “iniziative comuni” attraverso “nuovi programmi a duplice uso e una proposta di progetti europei di difesa di interesse comune“. L’ex presidente del Consiglio ha inoltre voluto sottolineare che al momento “nessuno Stato membro può finanziare, sviluppare, produrre e sostenere efficacemente tutte le capacità e le infrastrutture necessarie per mantenere la leadership” per cui è necessaria più che mai l’assistenza dell’Unione europea.

Alcune delle proposte di Mario Draghi

Nel corso del suo intervento, Mario Draghi ha voluto sottolineare come il voto all’unanimità, previsto in Ue, sia spesso più un ostacolo che un vantaggio. “Dovrebbero essere sfruttate tutte le possibilità offerte dai Trattati Ue per estendere il voto a maggioranza qualificata” ha spiegato l’economista, auspicando poi che nei casi di stallo si possa fare ricorso alla “cooperazione rafforzata“. Oltre a questo cambiamento, Draghi ha voluto chiarire come il sistema del bilancio Ue debba essere riformato.

Le risorse finanziarie dell’Ue dovrebbero essere rifocalizzate su progetti strategici e obiettivi concordati congiuntamente, in cui l’Ue apporta il maggior valore aggiunto” ha spiegato l’ex premier, aggiungendo: “Dovrebbero essere istituiti schemi di finanziamento dedicati per affrontare il divario di investimenti per le aziende tecnologiche in fase di crescita, così come per le capacità di produzione in determinati settori, come le tecnologie pulite“. Nel momento in cui, quindi, l’Ue si impegnerà nell’emissione di asset comuni su base sistematica si dovrà agire per creare “un insieme più forte di regole di bilancio che garantiscano che un aumento del debito comune sia accompagnato da un percorso più sostenibile del debito nazionale“.

Queste sono quindi le linee guida per una nuova era dell’Unione europea, che si concentri su una crescita che la riporti al centro dei mercati globali e che la renda una potenza realmente competitiva. “L’unico modo per affrontare questa sfida è crescere e diventare più produttivi, preservando i nostri valori di equità e inclusione sociale” ha chiarito Draghi, pronto a cedere il suo rapporto al governo Von der Leyen, affinché sia sfruttato per salvare l’economia europea.

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