Draghi ammonisce ancora l’Ue: “Difesa comune è un passaggio obbligato, serve debito comune”

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Il tempo a disposizione dell’Unione europea è sempre più ridotto“, così Mario Draghi ha tentato di avvisare nuovamente la comunità Ue nel corso dell’audizione informale davanti alla Commissioni Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue del Senato e della Camera, in cui ha presentato il Rapporto sul futuro della competitività europea. Mario Draghi, ex Presidente del Consiglio ed ex presidente della Banca centrale europea, è tornato in Parlamento per la prima volta dopo la fine del suo mandato, dicendosi “emozionato” dell’opportunità e “grato” per quello che questa istituzione ha saputo fare e continua a fare in momenti complicati per il Paese.

Quello odierno è un dibattito decisivo per il futuro dei cittadini italiani ed europei“, ha spiegato il consulente speciale della presidente della Commissione Ue, ribadendo un concetto esposto più volte dallo scorso settembre, quando per la prima volta ha presentato il rapporto sulla competitività, spronando l’Unione europea a prendere finalmente una posizione netta e ad agire per scongiurare un tracollo dell’economia che potrebbe rivelarsi catastrofico.

Quel “fate qualcosa!“, pronunciato con una certa durezza nel corso dell’audizione al Parlamento europeo, risuona ancora nelle Aule di Bruxelles, dove intanto si riflette di impiegare 800 miliardi di euro per costruire una difesa comune contro la minaccia russa.

Draghi: “Gli Usa sono oggi minaccia per l’Ue”

L’Europa è oggi più sola nei fori internazionali“, ha avvertito l’ex presidente della Bce, sottolineando che la sicurezza dell’Ue è oggi messa in dubbio “dal cambiamento nella politica estera del nostro maggior alleato rispetto alla Russia che, con l’invasione dell’Ucraina ha dimostrato di essere una minaccia concreta per l’Unione europea“. In questo senso, secondo Draghi, il tempo che l’Ue ha a disposizione per prepararsi alle conseguenze di questi cambiamenti è sempre più ridotto.

Mario Draghi
Mario Draghi, ex Presidente del Consiglio

Il tema della mancanza di tempo, quindi, resta centrale anche in quest’ultimo intervento dell’ex premier, che ha cercato di presentare nuovamente la roadmap che l’Unione deve seguire per cercare di salvare la propria economia e di conseguenza la propria competitività. Innanzitutto, è necessario un intervento per ridurre i costi delle bollette, il cui rialzo è causato dai prezzi dell’energia che sono eccessivi rispetto al resto delle potenze mondiali.

Draghi: “Serve abbassare costi dell’energia e delle bollette”

Costi dell’energia così alti pongono le aziende europee e italiane in perenne svantaggio nei confronti dei concorrenti stranieri“, ha sottolineato Draghi, chiarendo che proprio queste mancanze mettono a rischio la sopravvivenza di alcuni settori tradizionali dell’economia e lo sviluppo di nuove tecnologie ad elevata crescita. Il consulente della commissione Ue ha quindi individuato in una “seria politica di rilancio” della competitività europea il primo obiettivo da raggiungere.

Il monito di Mario Draghi si è poi spostato sulle attività dei singoli Paesi membri della comunità europea, a cui ha chiesto di non attendere solamente le riforme a livello europeo, ma di semplificare e accelerare gli iter autorizzativi, così da “avviare velocemente gli strumenti di sviluppo“. L’ex premier ha infatti ricordato la presenza di decine di gigawatt di impianti rinnovabili che sono in attesa di autorizzazione o contrattualizzazione. Ciò che serve, quindi, è anche una seria sburocratizzazione dell’Ue, che permetta a questi processi di essere perseguiti in tempi brevi.

Draghi: “La difesa comune europea è un passaggio obbligato”

Il consulente della commissione europea ha poi affrontato il delicato passaggio riguardante il “libro bianco” della difesa proposta da Ursula Von der Leyen, chiarendo che la costruzione di una difesa comune è ormai un “passaggio obbligato“, ma che per perseguirla è necessario ricorrere al debito comune, in quanto “gli angusti spazi di bilancio non permetteranno ad alcuni Paesi significative espansioni del deficit“.

Al contrario, la possibilità di interventi nazionali andrebbe a scapito della spesa sociale e sanitaria e sarebbe una grave negazione dell’identità europea. “Solo così costruiremo un’Europa forte e coesa, perché ogni suo Stato è forte solo se è insieme agli altri e solo se è coeso al suo interno“, ha evidenziato l’ex premier, avvisando i parlamentari italiani dell’importante scelta davanti cui si trovano. L’Ue dovrà prendere una posizione netta e, di conseguenza, i singoli Paesi dovranno comprendere da che parte stare.

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