Dossieraggio, Striano ammette gli accessi abusivi: “Tenevo anche un diario”

"Ho fatto il mio lavoro con dignità e professionalità assoluta e con i miei metodi, non quelli dei burocrati" ha dichiarato il luogotenente Striano a Il Giornale. Proseguono le indagini per comprendere se il finanziere avesse un mandante

Redazione
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L’inchiesta sul dossieraggio che sta tenendo col fiato sospeso gran parte dell’Italia, in particolare chi è finito tra le ricerche dei “dossier pre-investigativi” di Pasquale Striano, continua ad essere costruita giorno per giorno, con nuovi dettagli che come in un puzzle stanno costruendo un quadro sempre più chiaro. Secondo quanto finora scoperto, l’inchiesta del Tribunale di Perugia sarebbe partita proprio a seguito dell’ammissione del finanziere Pasquale Striano che, chiamato a testimoniare sul caso relativo ai controlli abusivi sul ministro Guido Crosetto, ha confessato di aver spesso effettuato ricerche “ad ampio raggio in banche dati di ogni tipo, su ordine del pm responsabile del suo ufficio.

Guido Crosetto, Mar Rosso
Il ministro della Difesa Guido Crosetto

Un’inchiesta su un caso singolo di fuga di informazioni, quello del ministro Crosetto, che poteva risolversi con un rinvio a giudizio e una probabile condanna per Striano, è invece esplosa diventando il caso mediatico e giudiziario del momento. “Dobbiamo capire chi guida la cupola“, queste le parole del ministro Tajani che, come il superprocuratore antimafia Giovanni Melillo, non ritiene che Striano sia il mandante di se stesso.

Dossieraggio, la ricostruzione dell’inchiesta

Il “caso dossieraggio” nasce il 31 ottobre 2022, dopo la pubblicazione di tre articoli del quotidiano Domani che riportano informazioni “dettagliate e precisesui patrimoni del ministro della Difesa Guido Crosetto, il quale decide di presentare un esposto alla Procura di Roma con l’obiettivo di individuare i colpevoli della fuga di notizie che l’ha riguardato. La Procura dopo tre settimane di indagini indica il finanziere Pasquale Striano come l’autore degli accessi alle informazioni riguardanti il ministro contenute nella banca dati dell’Agenzia dell’Entrate.

Il 21 novembre, la pm Antonia Giammaria, titolare del fascicolo, chiede ad Antonio Laudati, sostituto procurato della Direzione Nazionale Antimafia (Dna) e responsabile del gruppo Segnlazioni Operazioni Sospette (Sos), informazioni sul suo sottoposto e in un mese l’inchiesta è conclusa. Giammaria, quindi, chiede al procuratore aggiunto con delega ai reati informatici di notificare al luogotenente Striano l’avviso di conclusione delle indagini. Il procuratore aggiunto, però, chiede di convocare Striano per ascoltare la sua versione.

Giovanni Melillo sul Dossieraggio
Il Procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo

Il primo marzo, quindi, Striano si siede davanti agli inquirenti e dichiara di aver acceduto alle banche dati molteplici volte, su casi separati, come è consuetudine fare alla Dna. Il luogotenente, inoltre, dichiara di aver tenuto una sorta di “diario” in cui ha annotato tutti gli accessi alle banche dati. La Procura di Roma, allora, chiede spiegazioni al procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo sulla questione del dossieraggio, per poi procedere alla perquisizione del finanziere il 10 marzo. Il fascicolo, intanto, passa dalla Procura di Roma alla Procura di Perugia, che decide di ascoltare la testimonianza di Laudati, il quale nega tutto ciò che è stato dichiarato da Striano.

Dossieraggio, le dichiarazioni di Pasquale Striano

Risponderò davanti ad un giudice, poi vedrai che succederà. Ho fatto il mio lavoro con dignità e professionalità assoluta e con i miei metodi, non quelli dei burocrati” queste le parole del luogotenente Pasquale Striano ai microfoni de Il Giornale, che ha voluto precisare come la sua versione sull’inchiesta del dossieraggio a quanto pare non sia del tutto completa. Il finanziere è accusato di aver effettuato circa 50mila accessi illeciti alle banche dati per creare dossier da inviare poi alle Procure.

Pasquale Striano ha 59 anni, da circa 25 anni si occupa di antimafia, come dichiarano i suoi colleghi. È il responsabile del gruppo Sos, ora sospeso, carica a cui è giunto dopo aver lavorato dagli anni ’90 occupandosi di criminalità organizzata. Mentre lavorava come finanziere ha preso una laurea in giurisprudenza. Nel 2018 è assunto dal Nucleo Speciale di Polizia Valutario, dove però continua a lavorare per la Dna, accendendo illecitamente alle banche dati.

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