Dossieraggio, giro di vite del governo: 12 anni di reclusione per chi effettua accessi abusivi

Nel pomeriggio di ieri Alfredo Mantovano ha convocato un vertice per discutere del nuovo ddl Cyber, per tutelare i cittadini dagli accessi abusivi alle banche dati riservate. Presenti i vertici di Polizia, GdF, Bankitalia, Agenzia cyber e Servizi

Redazione
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Il “caso dossieraggio” continua a far discutere i vertici della politica italiana e della magistratura, in particolare per le falle nel sistema di cyber sicurezza del nostro Paese, che le azioni del luogotenente della Guardia di Finanza hanno portato alla luce. Nel pomeriggio di ieri, a Palazzo Chigi, è stata convocata dal Segretario del Consiglio dei ministri con delega ai servizi segreti e alla cyber sicurezza, Alfredo Mantovano, una riunione dei vertici della Polizia, Bankitalia, Guardia di Finanza, Agenzia cyber e Servizi per trattare delle modifiche da applicare sui controlli delle banche dati private.

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Alfredo Mantovano, Segretario del Consiglio dei ministri con delega ai servizi segreti e alla cyber sicurezza

L’obiettivo è la creazione di un nuovo ddl a firma Alfredo Mantovano che protegga e tuteli la sicurezza dei privati cittadini, così come dei personaggi di pubblico interesse. Un ddl che era stato preso in considerazione già innumerevoli volte, tanto che il testo del disegno di legge era pronto da diverse settimane, quando il “caso dossieraggio” non era ancora divenuto di dominio pubblico. Un giro di vite necessario ad evitare un nuovo caso Striano“, in un momento in cui quest’ultimo non è stato ancora definitivamente chiuso.

Lo scorso lunedì, inoltre, il premier Meloni ha voluto trattare il caso dossieraggio con Matteo Salvini, Antonio Tajani, i sottosegretari della Giustizia e Alfredo Mantovano. Un incontro che è stato reso pubblico solo ieri e in cui, a quanto pare, i ministri avrebbero dato il via libera politico alla riforma sulla separazione delle toghe.

Dossieraggio, cosa prevede il nuovo ddl

Il cammino del nuovo ddl è ancora agli albori. Ieri la prima riunione in cui però sono stati discussi già alcuni temi fondanti. Il governo a seguito della conclusione della riunione ha fatto sapere che saranno istituiti percorsi di tipo amministrativo e organizzativo per rendere più stringente il sistema dei controlli, con adeguati alert atti a scongiurare gli abusi e con verifiche periodiche“. In altre parole, i sistemi della cyber sicurezza dovranno essere in grado di individuare personaggi che troppo spesso fanno accesso a dati riservati.

Un sistema che avrebbe potuto evitare, quindi, i circa 50mila accesso del luogotenente Striano. Proprio i racconti di quest’ultimo, sul diario compilato con tutte le azioni svolte durante il suo periodo come dipendente della Dna, hanno convinto Mantovano della necessità di controlli periodici e a campione sugli agenti, per verificare che questi svolgano il proprio lavoro seguendo protocolli e leggi adeguate. Le pene per coloro che effettueranno un “accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico saranno raddoppiate – reclusione dai 2 ai 5 anni – e nel caso in cui ad essere violati fossero sistemi relativi all’ordine pubblico o alla sicurezza pubblica la pena potrà raggiungere i dodici anni di reclusione.

Dossieraggio, il problema della poca sicurezza informatica nella Pa

Il “caso Striano” è ancora aperto sul tavolo della Commissione d’inchiesta composta da Copasir e Antimafia, ma per ora il luogotenente della Guardia di Finanza sembra essere il mandante di se stesso. Esclusa l’ipotesi di un intervento dei servizi segreti esteri, poiché i metodi utilizzati sembrerebbero troppo grezzi per essere ricondotti all’intelligence straniera. Rimane però la profonda preoccupazione per i buchi nella sicurezza della Pubblica amministrazione.

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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio

A fine gennaio, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, come rivelato ieri, avrebbe inviato alle Procure di Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Perugia, una missiva in cui venivano segnalate lecriticità strutturali” dell’applicativo per attuare il processo telematico (App) che non garantiscono la “sicurezza interna delle notizie“.

Il nodo sulla separazione delle carriere in magistratura

Giorgia Meloni ha incontrato i due vicepremier per discutere della nuova riforma della Giustizia, oltre che del “caso dossieraggio“. Secondo quanto deciso in questo vertice, entro il prossimo aprile giungerà un ddl sulla separazione delle carriere tra magistrati giudicanti ed inquirenti. In seguito, arriverà il via libera del governo sulla questione e verrà presa in considerazione la riforma del sistema elettorale all’interno del Consiglio Superiori di Magistratura, che è in questi giorni in discussione in Parlamento.

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