A due giorni dallo scoppio di un nuovo caso dossieraggio a Milano, che coinvolgerebbe personaggi del calibro dell’ex superpoliziotto Carmine Gallo e del Presidente della Fondazione Fiera Enrico Pazzali, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha deciso di prendere parola, di inserirsi in una questione che sembra quasi un sequel di ciò che aveva lui stesso preannunciato mesi fa. Il primo caso dossieraggio, quello riguardante l’indagine su Pasquale Striano, sarebbe infatti nato a seguito della denuncia del ministro, tra i primi ad aver subito una fuga di notizie riguardante i suoi dati personali.
Oggi, secondo Crosetto, si sarebbe “aperto un vaso di pandora“. La cybersicurezza italiana presenterebbe delle falle e le varie inchieste sui presunti accessi illeciti in banche dati riservate, in archivi dei ministeri e delle forze dell’ordine sembrerebbero dimostrarlo. Il ministro della Difesa, quindi, cerca di tirare le fila della questione, dipingendo un quadro semi-catastrofico a cui sembrerebbe giunto il momento di trovare una soluzione. “Non ho parlato più di questo tema ma oggi una cosa voglio dirla: l’abuso non è finito, come si dimostra con l’inchiesta milanese di oggi, ma continua imperterrito” ha infatti dichiarato Crosetto, ponendo l’accento sul fatto che forse potrebbero essere molti altri i filoni di indagine ancora da scoprire.
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Crosetto, poi, evidenzia la possibilità che i vari casi di dossieraggio finora scoperti possano essere in qualche modo tra loro connessi. “La cosa più importante sarebbe sapere però se esiste un filo rosso che lega, magari nell’inconsapevolezza degli attori minori, tutte queste, e molte altre, raccolte informative, intrusioni illegittime, inseguimenti, pedinamenti, filmati, fotografie, registrazioni, non autorizzate e non giustificate da nulla di legale” ha infatti scritto il ministro su X, aprendo dubbi che per il momento non avrebbero risposte.
Crosetto: “Questo è un tema che può minare la convivenza democratica“
Il caso Pasquale Striano, il caso del banchiere di Bari e quello dell’hacker di Napoli, potrebbero essere i sintomi di un malessere ben più grave. Sembra essere questa la denuncia di Guido Crosetto, che ha quindi deciso di sfruttare il social network X per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, per mostrare a chi lo ha deriso che in fin dei conti il caso dossieraggio esiste davvero e potrebbe essere più capillare di quanto finora immaginato. Il ministro ha infatti ricordato che la questione sarebbe nata proprio da una sua denuncia, che avrebbe dato inizio ad un caso che ormai tiene banco da mesi.
“All’inizio, ma ancora in questi giorni, in molti ironizzavano e cercavano di sminuire gli ‘allarmi di Crosetto’ o i ‘complotti evocati da Crosetto’” ha voluto evidenziare il ministro della Difesa, ricordando le ingiustizie da lui subite negli ultimi mesi. Ora però sembrerebbe giunto il momento della rivincita, anche se questa significa un gravissimo caso di presunto spionaggio che riguarderebbe anche le alte cariche dello Stato. “Ora in tanti stanno capendo ed ammettono, i più tacciono e quelli che continuano a sminuire lo fanno evidentemente in autotutela” ha sostenuto il ministro, ricordando poi che la questione in corso potrebbe essere ben lontana dalla sua conclusione.
Al momento quindi, almeno secondo le parole di Crosetto, è necessario agire per comprendere chi siano i responsabili che si nascondono dietro i casi di dossieraggio e poi di conseguenza punirli per gli illeciti da loro commessi. “Ma occorre punire anche chi ha utilizzato queste informazioni e chi le ha commissionate” ricorda poi il ministro, sottolineando che nell’ultimo caso milanese potrebbe essersi verificata una compravendita di informazioni, anche con l’estero. La questione, quindi, sembrerebbe piuttosto complessa e l’Italia potrebbe dover affrontare un difficile cambiamento, soprattutto a livello dei sistemi di sicurezza.
Il ministro della Difesa ha concluso il suo discorso, concentrandosi sulle ingenti e preoccupanti dimensioni assunte dal fenomeno, che dal suo punto di vista “non sono che la punta dell’iceberg di un malcostume diffusissimo“. Alla luce di questa consapevolezza, il Parlamento dovrebbe quindi avviare una riflessione per comprendere in che modo “vada affrontato, normato ed indagato questo tema” poiché esso potrebbe trasformarsi in un vero e proprio pericolo per la “convivenza democratica“, in quanto potrebbe “influenzarne il corretto svolgimento“.
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