Di Pietro: “La separazione delle carriere serve, arbitro e giocatore non possono stare nella stessa squadra”

L'ex pm del Pool di Mani pulite prende la difesa della riforma della separazione delle carriere dei magistrati, sottolineando le garanzie che potrebbe portare ai cittadini e criticando la decisione dell'Anm di dimostrare la loro contrarietà con uno sciopero

6 Min di lettura

Tra articoli della Costituzione, nomi importanti e critiche alla gestione della riforma, l’ex pm Antonio Di Pietro tenta di chiarire, in una intervista al Corriere della Sera, quali sono i punti a favore del provvedimento della separazione delle carriere dei magistrati che, lo scorso 16 gennaio, ha ottenuto il primo via libera dalla Camera. Tra il muro delle opposizioni, escluse Iv e Azione, e quello dell’Associazione nazionale magistrati, la riforma potrebbe avere vita dura e forse dover essere sottoposta ad un referendum confermativo, nel caso in cui non si raggiungesse la maggioranza dei 2/3 nelle ultime due votazioni.

Tra le critiche principali che investono la riforma c’è quella dell’indipendenza del pubblico ministero, che assumerebbe una posizione vicina al governo, e quella del sorteggio dei membri dei due Consigli superiori di magistratura, poiché la loro elezione non dipenderebbe più direttamente dai magistrati. Per quanto riguarda il primo punto, Di Pietro non ha dubbi: “Secondo me il pm avrà più poteri di prima“. L’ex pubblico ministero del pool Mani pulite spiega, infatti, come la riforma non vada a toccare l’articolo 104 della Costituzione, che regola l’indipendenza dallo Stato delle autorità requirenti e giudicanti. “E comunque – spiega il pubblico ministero – non è questione di riforma. La sudditanza al potere politico dipende solo dall’animus del giudice o del pm“.

Su chi, invece, critica coloro che in passato hanno espresso la volontà di procedere con la separazione delle carriere, Di Pietro risponde ricordando come personaggi illustri, provenienti da diversi ambienti e fazioni politiche, abbiano espresso lo stesso concetto, ovvero la necessità di separare le carriere dei magistrati. Tra questi figura, come sottolineato dall’ex pm, lo stesso Giovanni Falcone. Proprio quest’ultimo, però, è passato in secondo piano di fronte a due nomi che hanno generato una certa preoccupazione, anche nel popolo. In primis, Silvio Berlusconi, che è stato riportato al centro della questione dal centrodestra, anche durante i festeggiamenti per il primo via libera della Camera.

L’ho trovata una grave interferenza nei procedimenti parlamentari, un’appropriazione indebita, che mi ha amareggiato“, ha spiegato l’ex pm, sostenendo che chi si prende il merito di una “esigenza reale del Paese” si macchia di una grave mancanza. Per quanto riguarda, invece, la figura di Licio Gelli, Di Pietro ha preferito non approfondire e sottolineare solamente che “se un delinquente che dice qualcosa di condivisibile mica puoi tagliargli la lingua perché è un delinquente“.

Separazione carriere, Di Pietro: “Girare le spalle alle istituzioni è un’offesa”

Antonio Di Pietro si è quindi detto favorevole al provvedimento, spiegando che questa non sarebbe altro che la natura prosecuzione dell’articolo 111 della Costituzione, che prevede che si metta in atto il giusto processo regolato dalla legge. Affinché questo diritto venga garantito, quindi, “giudice e pm non possono fare parte della stessa squadra“. L’ex pm, dunque, tenta di spiegare la questione con un paragone calcistico, sottolineando come un arbitro e un giocatore non possano mai far parte della nostra squadra.

Lex pm Antonio Di Pietro
L’ex pm Antonio Di Pietro

Per quanto riguarda la volontà dell’Anm di mettere in atto una mobilitazione contro la riforma, Di Pietro ha ricordato quando, negli ’90, affisse sulla porta del suo ufficio nel Tribunale di Milano un cartello con scritto: “Qui non si sciopera“. Un atto che lo portò a ricevere un biglietto di ringraziamento firmato dal presidente della Repubblica, Francesco Cossiga. “Perché serve scioperare?“, si chiede l’ex pm, sottolineando come l’ordine giudiziario è già di per sé indipendente, per cui non avrebbe nessuno contro cui scioperare. “Non ho mai fatto sciopero, né picchetti“, ha quindi evidenziato Di Pietro, correlando questa sua presa di posizione alla decisione di non iscriversi mai al sindacato dei magistrati.

Non volevo essere identificato, appartenere a questa o quella parte“, ha poi chiarito il magistrato, mettendo in luce che proprio l’Anm non può essere identificata come un’associazione culturale, ma come un sindacato che “sta assumendo o ha già assunto” un ruolo politico, con il rischio di trasformarsi in una “Terza Camera della Repubblica, però senza contrappesi“.

In questo senso, quindi, Di Pietro teme che, nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, quando saranno presenti esponenti delle istituzioni, l’Anm possa in qualche modo “girare loro le spalle“, non facendo altro che “offenderli“. Al contrario, il modo migliore per gestire questa situazione, in cui vi sono figure che si contrappongono alla riforma, è quello di “confrontarsi con le commissioni parlamentari di giustizia e con il Csm” e non cedere allo sciopero o alle movimentazioni.

Di Pietro, quindi, evidenzia un evento che si è verificato pochi giorni fa e che ha avuto una risonanza globale. “Avete visto Trump?“, domanda l’ex pm, “Ne diceva di tutti i colori su Biden, che era seduto proprio accanto a lui. Ma Biden non si è mosso, non se ne è andato. Perché Trump è il presidente, l’istituzione“.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo