Permalosità, Avarizia, Vile Furbizia. Di Maio, Grillo, Conte. Stando a quanto dice il primo, che si toglie qualche sassolino dalle scarpe, un Conte ruberà l’argenteria ad un comico precipitato nelle classifiche. Non è l’inizio di un racconto distopico, si tratta degli ultimi drammi pentastellati che si vorrebbero risolti dalle dichiarazioni dall’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio all’AdnKronos.
Dopo giorni di suspance e di punzecchiature distribuite qua e là da parte di alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle che lo citano sulle testate, Di Maio ha deciso di svelare tutto. La diatriba in questione vede protagonisti proprio il Presidente e il Garante del Movimento, Giuseppe Conte e Beppe Grillo. Gli attriti ai vertici sono sopraggiunti per due motivi di fondo che dovrebbero trovare una quadra quanto prima per evitare di compromettere il nuovo percorso costituente avviato da Conte.
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Di Maio vs Grillo vs Conte
Nell’arena, da una parte il fondatore, che considera il simbolo del Movimento e la regola del doppio mandato “pilastri insostituibili”. Dall’altra, l’ex premier Conte che vorrebbe che a decidere su tali questioni fossero gli iscritti. Chi dei due gladiatori verrà sbranato dai leoni? Da qui, si apre il vaso di Pandora grazie al permaloso Rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Golfo Persico.
L’oracolo Luigi di Maio ricorda che nell’estate del 2021, “Quando negoziai l’accordo tra Conte e Grillo, abbiamo dato a Beppe un potere enorme che ha sprecato, lasciandolo inutilizzato“. L’ex leader del Movimento fa riferimento all’articolo 12 comma 2 del nuovo statuto che conferisce al garante una prerogativa, che definisce “papalina”, ossia il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme dello statuto.
L’oracolo rincara la dose su Grillo. “Fino ad ora ha soltanto fatto qualche appello agli iscritti a mezzo blog per accontentare gli ex parlamentari che lo bombardano di telefonate ogni giorno (un classico delle decisioni di Beppe). Ma mi risulta non abbia ancora formalizzato a Conte un atto con l’interpretazione secondo cui non si possano indire votazioni sui due mandati e il simbolo, in quanto principi costitutivi della forza politica. E dubito che lo farà“. Il comico non ride più tanto ed ha perso il coraggio di prendere iniziativa.
I termini del divorzio non soddisfano
Suona palesemente strano che un comico-gladiatore come Grillo non eserciti fino in fondo le sue prerogative di garante. Perché se avesse voluto, a quest’ora avrebbe potuto sabotare l’assemblea di Conte con relative votazioni su doppio mandato e simbolo a lui care. Siccome c’è sempre un perché dietro ogni azione che si compie, il permaloso oracolo Di Maio, visto che ha iniziato, arriva fino in fondo. Il vile furbo Conte aveva l’asso nella manica per silenziare il Garante nonché avaro Grillo: 300.000 euro all’anno per collaborare alla gestione della comunicazione del M5S.
Da bravo permaloso Di Maio sfotte, “In pochi mesi Conte gli porterà via anche l’argenteria. E poi gli cancellerà il contratto di consulenza. Triste dire“. Giustamente, come in tutti i divorzi esistenti. Quindi, l’Avaro si avvolge di nobili capisaldi del Movimento, quali logo, nome e doppio mandato. Il Vile Furbo lo smaschera ricattandolo. Il Permaloso amante canta come un usignolo viste le accuse ricevute negli ultimi anni di essersi venduto ai banchieri e sedere comodamente in Medio Oriente.
Quindi, o decidono in arena gli spettatori iscritti o si va dagli avvocati divorzisti? Non proprio. L’Avaro sembrerebbe non poter ricorrere alle aule di tribunale da quanto un certo deputato pentastellato ha “riservatamente” dichiarato al Corriere della Sera. Si tratta del quarto personaggio entrato in scena, il notaio Alfonso Colucci, il quale ha parlato di clausola segreta che obbligherebbe Grillo a non sollevare mai questioni sull’utilizzo del simbolo da parte del Movimento. Dettaglio che il permaloso Di Maio non ha esitato a commentare. “Sinceramente un Movimento che fa della trasparenza il suo motto numero uno, dovrebbe pubblicare tutti gli atti sul suo sito internet. Oppure questo atto è valido solo finché è riservato?“.
Forse questo romanzo distopico dopo tutto si scrive da sé. La realtà immaginaria del futuro, non è poi tanto immaginaria. Sicuramente prevedibile, per l’appunto, viste le tendenze del presente che appaiono al quanto negative. In più, è presagita un’esperienza di vita a dir poco indesiderabile.
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