Dfp, previsioni di minor crescita ma Giorgetti ribadisce: “Non serve manovra correttiva”

Le stime del nuovo Documento di finanza pubblica sono aleatorie in quanto nate in un contesto di profonda incertezza, ma Giorgetti ricorda che le valutazioni del governo sono sempre finalizzate alla salvaguardia del benessere della popolazione. Così, prima di comprendere in che modo agire per la difesa europea, serve comprendere se questo tipo di spesa può essere scorporato dal Patto di stabilità

5 Min di lettura

I dazi e il rincaro dei costi dell’energia sono i due pilastri che hanno maggiormente influenzato la stesura del Documento economico finanziario, ora Documento di finanza pubblica, per il 2025, approvato il 9 aprile dal Consiglio dei ministri e approdato ieri in Parlamento. Lo ha confermato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sia nella conferenza stampa che ha seguito il Cdm sia nelle premessa al Dfp che si è svolta ieri. Il titolare del Mef ha infatti sottolineato che, alla luce delle incertezze legate alle tariffe, “è opportuno adottare stime prudenziali per quanto riguarda l’andamento del Pil nei prossimi trimestri“.

In questo senso e in considerazione del “minor trascinamento dei dati 2024“, la crescita reale del 2025 è stata rivista al ribasso di sei decimi di punto per l’anno in corso e di tre decimi di punto per quello successivo. Un taglio delle stime che quindi è figlio dell’incertezza e del timore che i tempi attuali portano con sé. Giorgetti ha comunque evidenziato che nel 2024 è stato registrato un miglioramento della finanza pubblica, ma questo non è abbastanza per compensare le sfide sempre più complesse che il sistema finanziario italiano si trova ad affrontare.

E proprio in quest’ottica, Giorgetti esclude serva una manovra correttiva legata alle minori previsioni di crescita del Paese nel Def, lo 0,6%. Ha infatti risposto con un secco “no” ad una domanda al riguardo postaglisi a margine dell’Ecofin informale in corso a Varsavia, ribadendo di aver “sempre detto che noi non avevamo bisogno di cambiare i nostri profili di contabilità anche in relazione alle previsioni di crescita“. Il ministro riconosce però che di conseguenza, tale circostanza permetterebbe “il rientro dell’indebitamento meno significativo di quello che avremmo auspicato“.

Ad ogni modo, il governo ha deciso di intervenire attraverso una salvaguardia della disciplina di bilancio, del sostegno alle famiglie e ai servizi sociali. Inoltre, per quanto riguarda i delicati temi della difesa e della sicurezza, il ministro ha chiarito che l’impegno del governo è finalizzato al rilancio delle industrie nazionali all’interno di strategie condivise a livello europeo. Giorgetti ha sostenuto che al momento il governo sta procedendo con le opportune valutazioni, nella consapevolezza che un ruolo centrale nella questione è svolto dalla sostenibilità della finanza pubblica e dalla necessità di salvaguardare le voci di spesa orientate alla crescita e al benessere economico e sociale degli italiani.

Dfp, cosa prevede il documento economico presentato da Giorgetti

Secondo quanto sia apprende, all’interno del Dpf, nuova denominazione del Def, è prevista una pluralità di strumenti di policy che intervengano sui fattori che incidono sulla scelta della genitorialità e sulla domanda di servizi per la prima infanzia, così da supportare la natalità e le famiglie, promuovendo anche una maggiore partecipazione delle donne nel mercato del lavoro. Un obiettivo questo che l’esecutivo Meloni cerca di raggiungere sin dal suo insediamento.

Per quanto riguarda il caro energia, invece, nel Documento di finanza pubblica si legge che “l’aumento dei prezzi dei beni energetici, manifestatosi nei primi mesi dell’anno, non è previsto rientrare del tutto nel breve termine“. Ciò avrà come conseguenza un innalzamento complessivo dell’inflazione nel 2025, che è stata rivista al 2,1% rispetto al precedente 1,8%. Una notizia positiva proviene invece dal tasso di disoccupazione, che “dovrebbe ridursi marginalmente in media d’anno, assestandosi intorno al 6,1%” nel 2025. Un leggero rialzo anche peri redditi dei lavoratori dipendenti, rivisti al rialzo e stimati intorno al 3,4% nel 2025, a seguito del rallentamento registrato nel 2024.

Il quadro macroeconomico presentato nel Dfp è stato validato dall’Ufficio parlamentare di Bilancio, come annunciato oggi dalla sua presidente, Lilia Cavallari. Le stime tendenziali del Documento sono infatti ricomprese tra l’estremo superiore delle stime del panel Upb e la mediana, dalla quale si discostano in misura contenuta” e per questo è stata possibile la validazione.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo