Decreto rave: “Oggi Woodstock sarebbe vietato: messaggio pericoloso”

Martina Onorati
5 Min di lettura

Le parole di Andrea Bortolamasi (Pd), responsabile delle Politiche giovanili del Comune di Modena: “Qui ha prevalso un metodo diverso, fatto di mediazione. L’amministrazione ha approvato un Piano giovani con spazi per arte, musica e creatività”

“Il tema rave è una foglia di fico per coprire un decreto che mira a limitare la libertà di Manifestare; per di più contiene un messaggio pericoloso che si può applicare a ogni ipotetico raduno di persone se si supera il numero di 50 partecipanti. Così commenta Andrea Bortolamasi, assessore del comune di Modena alla cultura, politiche giovanili e città universitaria in quota Partito democratico, al quale abbiamo chiesto il suo punto di vista rispetto alle nuove norme introdotte dal governo sui Rave party.

Il decreto ha suscitato molte reazioni a livello nazionale. Come è stato accolto sul territorio, dagli enti locali?

“Queste norme le vedo come una vera e propria risposta strumentale, ideologica e pericolosa. Dal punto di vista letterale, non c’è scritto “rave” – sottolinea l’assessore – L’articolo riguarda iniziative che mettono in discussione l’ordine pubblico: è però il lato, neanche tanto nascosto, della destra “legge e ordine” che mira a reprimere ogni forma di protesta, legittima. Peraltro si usa lo strumento del decreto, senza che vi sia nessuna necessità o urgenza, mentre la gestione del rave a Modena dimostra quanto questo provvedimento sia mera propaganda”.

il difforme bortolamasi

Al di là della condanna del mancato rispetto delle norme, pensa che i rave abbiamo un valore dal punto di vista sociale, siano cioè degli spazi in cui i giovani trovano una “evasione controllata”, oppure sia del tutto da evitare?

“II rave sono un fenomeno complesso e controverso: tengono insieme aggregazione e musica ma anche consumo e abuso di droghe – come purtroppo capita pure in altri spazi di aggregazione – e fragilità. Non parlerei di “evasione controllata” ma di una forma di conflitto e di dissenso presente nella società e, come ogni forma di dissenso, la repressione non può rappresentare la soluzione. Sono forme di aggregazione, alternative, che nascono dal basso: la legalità resta la mia stella polare, ma non possiamo utilizzare solo questa chiave di lettura per affrontare un fenomeno presente nella scena musicale da anni. Oggi “Woodstock” forse verrebbe vietato o letto solo in una logica securitaria, così come altri eventi musicali, penso alle prime edizioni di “Burning man” o “Coachella”: una lettura esclusivamente repressiva non credo sia una interpretazione corretta e utile a comprendere e governare fenomeni invece più complessi. A Modena ha prevalso un metodo diverso, fatto di mediazione; costa fatica, gli slogan sono di sicuro più facili, ma non sono mai la soluzione”.

Cosa fa il Comune di Modena per garantire spazi di libertà espressiva ai giovani?

“Abbiamo approvato il Piano giovani del Comune di Modena con un obiettivo ambizioso, immaginare e costruire una città sempre più attenta alle giovani generazioni. Politiche e scelte pensate “con” e “per” i giovani, prevedendo prima un percorso di ascolto. Ci sono spazi a disposizione per arte e creatività, come La Tenda, dove la programmazione culturale è ideata e realizzata da associazioni giovanili o spazi come il Centro Musica, che festeggia proprio in questi giorni i suoi primi vent’anni; sale prove gratuite dove suonare, corsi di formazione e residenze artistiche; abbiamo avviato in questo periodo la ridefinizione dei Centri di aggregazione giovanile (i Cag) chiedendo ai ragazzi e alle associazioni che li animano di co-progettare con noi le attività e le iniziative, proprio per rispondere alle esigenze che arrivano direttamente dai ragazzi e dalle ragazze. Inoltre, all’interno del nuovo Piano urbanistico generale del Comune abbiamo pensato a spazi informali di aggregazione: piazze, cura degli spazi verdi e dei parchi come contenitori e spazi informali dove socialità e aggregazione sono elementi fondamentali”.

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