Ddl Sicurezza, maggioranza si spacca sulle modifiche al testo: cosa potrebbe cambiare

FdI sarebbe aperta a possibili cambiamenti delle norme contenute nel ddl, nell'ipotesi che alcune di queste possano essere considerate incostituzionali; la Lega nega ogni possibilità, esortando gli alleati a "non perdere tempo" e ad approvare un testo che sarebbe sostanzialmente pronto. Nel mezzo FI dichiara di non essere favorevole alle modifiche ma si esima da prendere una decisione netta sulla questione

Redazione
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L’esecutivo Meloni si trova ad affrontare un nuovo cruccio, che stavolta starebbe attanagliando quasi in egual modo il partito di Antonio Tajani e quello di Matteo Salvini. Il ddl Sicurezza, il testo che si prefigge di dare una stretta alle misure per la salvaguardia dell’ordine pubblico, rischia di non essere approvato entro i tempi previsti. L’ipotesi che fa tremare Forza Italia e la Lega vede il provvedimento slittare addirittura a al prossimo gennaio, ovvero a tempi ben più tranquilli, quando le discussioni sulla Legge di bilancio si saranno finalmente concluse.

Il Carroccio, però, avrebbe già preso una posizione durissima: niente rinvii, il testo è pronto per l’approvazione già ora. Segue ad una certa distanza Forza Italia, che vorrebbe evitare lo slittamento ma allo stesso tempo decide di non prendere una posizione netta sulla questione, limitandosi a sottolineare i pericoli che la riapertura delle proposte di modifica al testo porterebbero con sé. “I tempi d’esame potrebbero estendersi a dismisura“, hanno infatti avvertito i forzisti, cercando di avvertire la maggioranza intera.

Sembrerebbe, però, che il ddl Sicurezza abbia fatto sorgere qualche dubbio anche all’interno del centrodestra, dove circolerebbero voci sulla possibile incostituzionalità di alcune norme presenti nel provvedimento. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, al termine di una riunione del centrodestra in Commissione Affari costituzionali del Senato, ha infatti dichiarato di non poter escludere che nei prossimi mesi “si possa arrivare ad una terza rilettura del provvedimento“.

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani
Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani

Proprio da questa possibilità sarebbero nate le preoccupazione delle due forze di maggioranza, che potrebbero vedere allontanarsi l’approvazione di un ddl che è ormai divenuto quasi un simbolo del loro governo. A preoccupare, però, sarebbero due punti in particolare: il primo è la norma riguardante le detenute madri e il secondo è il divieto per i migranti senza il permesso di soggiorno di poter avere una scheda Sim per il proprio telefono cellulare.

Ddl Sicurezza, le ipotesi in campo

Le ipotesi per risolvere la questione sarebbero però diverse. Se da un lato c’è la Lega che respinge ogni tipo di modifica, altri propongono l’ipotesi di riformulare le proposte di modifica già presentate. Queste però proverrebbero principalmente dalle file dell’opposizione, per cui l’esecutivo vorrebbe evitare di “riconoscere alla minoranza una vittoria politica“. Comunque, ciò che sembra certo è che, se dovessero essere messe in atto delle modifiche, queste sarannominime, mirate e puntuali“, anche per evitare di permettere alle opposizioni di “fare ostruzionismo” e far slittare l’approvazione a “chissà quando“, come spiegano fonti di Forza Italia.

Dal centrosinistra, infatti, è già giunto un segnale di speranza. “Il fatto che vogliano cambiare il testo è una buona notizia“, hanno infatti dichiarato i capigruppo Pd nelle due Commissioni Andrea Giorgis e Alfredo Bazoli, che hanno inoltre dichiarato di essere “aperti al confronto” al fine di “riscrivere un provvedimento pieno di strafalcioni giuridici, di norme palesemente incostituzionali, di previsioni contraddittorie“.

Al momento, però, non vi sarebbe alcuna certezza sul destino del ddl, come dimostrano anche le continue riunioni tra i presidenti delle delle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia che stanno esaminando il ddl, Alberto Balboni e Giulia Bongiorno, i capigruppo al Senato come Maurizio Gasparri e parlamentari esperti di giustizia come Paolo Zanettin ed Erika Stefani. Questi, infatti, sostengono che per ora non vi sarebbe alcuna decisione definitiva sulla questione.

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