Dazi, Urso richiama alla prudenza: “La guerra commerciale contro gli Usa è un rigurgito del comunismo”

Urso ha confermato che Meloni volerà a Washington e proporrà a Trump l'eliminazione completa dei dazi reciproci sui beni industriali. Un piano approvato anche dal ministro, che si è allineato anche sulla proposta della riprogrammazione di 25 miliardi di euro verso le imprese. Fondi che proverrebbero per 14 miliardi dal Pnrr e per 11 miliardi dal piano della Coesione

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Il mercato di esportazione verso gli Stati Uniti non è sostituibile per l’Italia e la sovrapproduzione cinese potrebbe divenire un problema ancora più grave dei dazi statunitensi. Questi due cardini sono le strade maestre su cui l’Italia, e anche l’Ue, dovrebbero lavorare secondo il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che si è esposto sulle situazione attuale in un’intervista a La Stampa.

Al momento, però, la priorità è quella di evitare che la situazione attuale peggiori drasticamente tramutandosi in una guerra commerciale. “Chi chiama la guerra contro gli Stati Uniti non vuole il bene del Paese: spesso è un fenomeno del passato, un rigurgito del comunismo“, ha infatti tuonato il ministro, chiarendo che proprio questa possibilità è osteggiata in tutti i modi possibili dal governo attuale. L’obiettivo del centrodestra, come chiarito anche dal Presidente del Consiglio, che ieri ha incontrato le categorie industriali, è quella di attivare una trattativa con gli Usa che porti all’eliminazione dei dazi.

Urso: “Il nostro unico fare è l’interesse nazionale”

Meloni volerà a Washington il prossimo 17 aprile e proporrà a Trump l’eliminazione completa dei dazi reciproci sui beni industriali. Un piano approvato anche da Urso, che si è allineato anche sulla proposta della riprogrammazione di 25 miliardi di euro verso le imprese. Fondi che proverrebbero per 14 miliardi dal Pnrr e per 11 miliardi dal piano della Coesione. “Questi ovviamente hanno tempistiche e modalità diverse“, ha specificato il ministro, sottolineando l’importanza di accompagnare questi fondi con un nuovo Piano sociale per il clima, che sostenga le imprese in difficoltà.

Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, sul settore dell'auto
Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso

Urso ha poi voluto sottolineare che le azioni dell’esecutivo Meloni sono sempre finalizzate alla coesione dell’Unione europea, in quanto “il nostro faro è l’interesse nazionale che si persegue in Europa e in Occidente“. Proprio in questo senso, quindi, la visita del premier negli Usa si inserisce in un quadro europeo, con l’obiettivo di “riportare il confronto sulla strada maestra“. Urso, infatti, riconosce che al momento per l’Italia non è possibile operare una sostituzione del mercato europeo, aggiungendo però che anche “i prodotti Made in Italy non sono sostituibili per gli americani“.

In questo senso, quindi, l’Italia deve procedere nel tentativo di salvaguardare l’interesse delle imprese, sia trattando con gli Usa sia aprendo a nuove realtà di esportazione. “Per questo abbiamo sollecitato la Commissione a definire nuovi accordi di libero scambio con il Messico, il Consiglio di cooperazione del Golfo, l’India, l’Indonesia, la Malesia, le Filippine e l’Australia, oltre al Mercosur“, ha spiegato il ministro delle Imprese.

Urso: “Dobbiamo evitare la sovrapproduzione cinese”

Oltre all’apertura verso nuovi mercati, però, Urso ha riconosciuto la necessità di intervenire anche sul fronte della sovrapproduzione cinese. Oggi, il presidente Usa ha annunciato l’entrata in vigore di dazi al 104% contro Pechino. Il pericolo è che il Dragone sposti le sue esportazioni in Europa mettendo in difficoltà la competitività delle industrie e delle imprese italiane. La Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha già proposto la creazione di una task force necessaria proprio per controllare le importazioni ed evitare che questo problema si palesi.

Abbiamo chiesto che siano subito adottate le misure di salvaguardia previste dalle norme internazionali“, ha spiegato il ministro, ricordando come 20 anni fa misure simili vennero approvate per proteggere il settore della moda, del tessile e delle calzature “dall’invasione anomala asiatica, dopo la caduta dell’accordo multifibre“, Un progetto che anche oggi potrebbe rivalersi fondamentale per le industrie europee, già messe in forte difficoltà dal caro energia e dalle scadenze del piano del Green Deal.

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