Dazi, quali settori dell’industria Usa saranno i più colpiti?

Il primo periodo dei dazi Trump potrebbe essere caratterizzato da un caro prezzi su alcune materie, tra cui il petrolio e la frutta e la verdura. Uno scotto che pagheranno i cittadini Usa, che però secondo il Tycoon saranno presto ripagati

7 Min di lettura

Petrolio, farmaci, frutta e verdura, componenti auto e acciaio. Questi sono solo alcuni dei prodotti che rischiano un caro prezzi senza precedenti negli Usa, il tutto a causa della decisione del neopresidente Donald Trump di dare vita ad una guerra commerciale con i Paesi confinanti e con l’eterno avversario rappresentato dalla Cina. Dazi del 10% o del 25% colpiranno il Canada, il Messico e la Cina, con l’obiettivo di spingere a spostare le produzioni negli Stati Uniti e dare quindi vita alla tanto promessa età dell’oro.

Un piano così articolato, però, nasconde qualche grana. Gli Stati Uniti d’America sono una superpotenza che però mantiene legami importanti con i Paesi alleati, dai quali ottiene materie prime che nel suo territorio non può produrre o che comunque non produce nella quantità necessarie a soddisfare il fabbisogno dello Stato. Quindi, nel momento in cui Trump decide di far entrare in vigore i dazi contro i Paesi esteri, questi potrebbero scegliere di rispondere con le stesse armi. Cina, Canada e Messico hanno infatti annunciato di voler reagire a questa imposizione, rischiando però di scatenare ulteriori azioni, come previsto dalle clausole di ritorno del Tycoon.

Così, gli Stati Uniti si trovano al momento stretti in una morsa piuttosto pericolosa. Da un lato, infatti, saranno costretti a subire il rincaro dei prezzi dei prodotti importati dai tre Paesi e dall’altro dovranno anche pagare dei dazi corrispondenti per esportare materie prime nelle Nazioni estere. Una situazione paradossale che però secondo Trump servirà a rendere l’economia Usa di nuovo grande. Il presidente ha promesso tariffe similari a quelle imposte a Canada, Messico e Cina, anche all’Unione europea, che quindi osserva con un certo timore le prossime mosse del miliardario.

Cosa sono i dazi

Per comprendere meglio le conseguenze delle decisioni di Trump è innanzitutto necessario capire cos’è un dazio. Con questa parola si indica una imposta diretta a riscossione immediata che riguarda la circolazione dei beni da uno Stato ad un altro e riferita a prodotti di importazione, esportazione e transito. In sostanza è una tassa da pagare nel momento in cui un bene deve attraversare il confine tra due Stati. Nella consapevolezza che ogni Stato nel mondo è costretto a commerciare con Stati esteri, i dazi sono imposte prefissate e con tariffe contenute, così da permettere a tutti di usufruirne in modo strategico.

Proprio per la loro importanza, però, si rischia che i dazi possano essere utilizzati come vere e proprie armi, per mettere in difficoltà un Paese estero e piegarlo alle proprie volontà. Donald Trump è ormai da anni il re di questa strategia, in parte già abbracciata nel corso del suo primo mandato ed ora entrata in vigore in tutta la sua forza. Solo alcune settimane fa, poi, il Tycoon ha deciso di avvertire la Russia proprio con la minaccia di dazi e sanzioni, al fine di indurla a porre fine al conflitto in Ucraina entro la conclusione del 2025.

I settori Usa più colpiti dai dazi

Compreso cosa è un dazio, resta più facile capire perché l’economia Usa possa trovarsi in difficoltà a causa di una decisione che il Tycoon ha preso proprio per sostenere l’economia americana. Innanzitutto, i Paesi colpiti dall’aumento dei dazi saranno costretti ad aumentare i prezzi dei propri prodotti pur di continuare ad avere un guadagno, di fatto provocando un aumento del prezzo di vendita negli Usa. In questo senso, quindi, il settore più colpito sarà quello del petrolio. Gli Stati Uniti importano il 60% del greggio dal Canada e il 7% dal Messico, per questo i dazi produrranno un aumento dei prezzi per gli americani.

Lo stesso ragionamento vale per la frutta e la verdura, che gli Usa importano in grandi quantità da Messico e altri Paesi. Nello specifico gli Stati Uniti importano l’80% della frutta e della verdura totale e di queste rispettivamente il 47% e il 63% proviene proprio dal Messico. Il Canada invece è il primo esportatore negli Usa di cereali, bestiame, carne e zucchero. Non risulta difficile comprendere, quindi, che nei supermercati Usa si assisterà ad un vertiginoso aumento dei prezzi.

Piuttosto complessa anche la situazione che riguarda i farmaci, visto che il 40% di quelli usati in America sono importati. In questo caso, i prodotti provengono principalmente da India ed Europa. L’Italia è uno dei mercati che negli ultimi anni è cresciuto esponenzialmente, con un +4,5 miliardi di medicinali nei primi nove mesi del 2024. Anche per questo è stato indicato da Trump come uno degli obiettivi della seconda ondata di dazi. Trattando poi di settori industriali, i dazi creeranno difficoltà anche nel settore dell’automotive, già piuttosto pressato dalla concorrenza cinese.

L’80% dei veicoli negli Usa sono stati esportati dal Messico, che è un hub strategico per le più grandi case automobilistiche mondiali. Inoltre, dal Messico provengono anche numerose parti per la produzione di automobili, che attraversano il confine più di una volta prima che il veicolo arrivi nel concessionario Usa. Per questo sono previsti rincari fino a 3mila dollari ad auto. In ultima posizione, ma non per importanza, c’è l’aumento dei prezzi nel settore della tecnologia, in cui l’Asia continua a rivestire una posizione cruciale.

Al momento, i dazi in vigore prevedono il 25% su batterie e acciaio, il 50% sui semiconduttori, e un’aliquota del 100% sulle importazioni cinesi di veicoli elettrici. Con l’aumento di queste percentuali e la possibilità che i dazi si estendano anche a Taiwan, Corea del Sud e Giappone, è possibile che l’avanzata Usa nel campo delle tecnologie subisca una brusca frenata, in attesa che il mercato Usa inizi a risentire delle conseguenze positive di questa scelta. In fin dei conti, Trump lo ha già annunciato: “La sofferenza degli americana sarà ripagata“.

© Riproduzione riservata

TAGGED:
Condividi questo Articolo