I dazi sospesi rincuorano Meloni: con Usa e Ue aperti alle trattative, un accordo sulle tariffe “è possibile”

Secondo quanto si apprende, sembrerebbe che il tema dei dazi non sia l'unico che il premier ha intenzione di portare alla Casa Bianca. Tra difesa, Ucraina e Medio Oriente, Meloni potrebbe presentarsi alla Casa Bianca con un'agenda fitta di argomenti da trattare

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In poco meno di 24 ore sia gli Stati Uniti che l’Unione europea hanno deciso di sospendere per 90 giorni l’entrata in vigore dei dazi reciproci. Una scelta che ha ovviamente comportato delle conseguenze importanti, in primo luogo nelle Borse mondiali. I mercati di quasi tutto il globo hanno risposto positivamente allo stop di Donald Trump alle tariffe maggiorate, dando segnali di ripresa dopo giornate particolarmente preoccupanti.

In Italia, però, non è solo Piazza Affari ad aver gioito per le scelte del Tycoon e di Ursula Von der Leyen. Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si trova infatti pronta ad affrontare il suo viaggio a Washington, previsto per il 17 aprile, in una cornice completamente diversa. Il pericolo di apparire di fianco a Donald Trump proprio negli stessi giorni in cui le eventuali contromisure europee ai dazi Usa avrebbero potuto entrare in vigore è ora quasi completamente sfumata.

La cautela, in uno scenario che cambia così drasticamente e soprattutto inaspettatamente, è ormai d’obbligo. Nella speranza che la situazione però si cristallizzi in questo contesto, in cui entrambe le potenze sembrano pronte a scendere a compromessi, Meloni valuta i passi da compiere alla Casa Bianca e soprattutto i dossier da portare sul tavolo del Presidente Usa.

Meloni a Washington: tra difesa degli interessi italiani e l’alleanza con l’Ue

Secondo quanto si apprende, sembrerebbe che il tema dei dazi non sia l’unico che il premier ha intenzione di portare alla Casa Bianca. I segnali di de-escalation che provengono da entrambe le sponde dell’Atlantico sembrano prefigurare una cornice positiva per l’incontro, ma al momento resta complesso capire come Meloni possa declinare un accordo che tenga a mente gli interessi del Paese e al contempo non provochi strappi con l’Ue.

Giorgia Meloni al Consiglio europeo a Bruxelles
Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio

La prospettiva sarebbe quella per cui la situazione italiana venga presentata all’interno di quella europea, con l’obiettivo di tessere un avvicinamento tra Usa e Ue sul tema del mercato unico transatlantico. C’è da tenere in considerazione, però, che la missione del Presidente del Consiglio non nasce come un tentativo di trattativa a nome dell’Europa, ma come una possibilità di comprendere quali siano i reali intenti del Tycoon. Analisi di Palazzo Chigi confermerebbero che i dazi del Tycoon siano solamente un espediente per creare una sorta di blocco anti-cinese.

L’Europa di conseguenza dovrebbe capire da che parte stare. In questo contesto, quindi, si inseriscono le richieste di Meloni alla Commissione Ue per rivedere il Green Deal che, con la sua retorica pro-motore elettrico, avrebbe assunto posizioni filo-cinesi. Il settore dell’automotive, tra l’altro, è uno dei più preoccupati dall’effetto dei dazi. Meloni, comunque, dovrebbe arrivare davanti a Donald Trump con un’agenda fitta di argomenti da affrontare, compresa l’idea di un vertice Usa-Ue sulla pace in Ucraina, seguita poi dai temi legati alla Nato, alle spese per la difesa, alla crisi in Medio Oriente e agli scambi commerciali tra Stati Uniti e Italia.

Le reazioni del centrosinistra al viaggio di Meloni

Intanto, le opposizioni italiane continuano a non vedere di buon occhio la decisione del premier di volare a Washington per trattare, soprattutto alla luce delle presunte dichiarazioni del Tycoon sui Paesi colpiti dai dazi. “Mi chiamano per baciarmi il c**o“, avrebbe detto in una cena di gala due sere fa, sconvolgendo il resto del mondo. Un’indiscrezione non confermata né smentita, che comunque non ha smosso il premier dalla sua posizione.

Il centrosinistra, inoltre, non approverebbe il piano in tre fasi individuato dal governo per il sostegno alle imprese italiane. Da un lato una riprogrammazione di 14 miliardi dai fondi del Pnrr e di 11 miliardi da quelli della Coesione, seguiti dalla revisione del Piano per il clima. Il tutto per aiutare le imprese e le industrie italiane a superare la possibile crisi dovuta ai dazi. Secondo la segretaria del Pd, Elly Schlein, si tratterebbe di un “gioco delle tre carte“, che invece dovrebbe essere sostituito dal confronto con le opposizioni, per trovare una soluzione unitariamente condivisa.

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