“Un omicidio politico“, con queste parole Rita Dalla Chiesa definisce la morte di suo padre, il generale Carlo Dalla Chiesa, ucciso per mano di Cosa Nostra in Sicilia, durante il suo mandato come prefetto. Un omicidio che secondo la donna sarebbe voluto da qualcuno del mondo della politica. La parlamentare di Forza Italia sembrerebbe spiegarlo durante la trasmissione Rai Tango, in onda ieri sera.
Dalla Chiesa ha però rifiutato di fare il nome dell’uomo che secondo lei sarebbe coinvolto nella morte di suo padre. Ciò che spinge la conduttrice, Luisella Costamagna, a ipotizzare di chi si sta parlando è proprio un dettaglio che rivela la forzista. “Si tratta di una persona che, quando mio padre è andato a Palermo, gli aveva detto ‘stia attento a non mettersi contro la mia corrente perché chi lo ha fatto è sempre tornato in una bara’“.
Leggi Anche
Una frase inquietante e che la conduttrice collega al sette volte presidente del Consiglio Giulio Andreotti. Rita Dalla Chiesa non fa mai apertamente il suo nome, e quando la conduttrice la incalza, questa rimane in silenzio. “Un silenzio che mi sembra assenso” commenta infatti Costamagna, osservando le particolari espressioni sul volto di Dalla Chiesa. “Ho sempre detto e anche scritto nei miei libri che è stato un omicidio politico, ma il suo nome non l’ho mai fatto e non lo faccio neppure ora, perché c’è una famiglia e io delle famiglie ho molto rispetto“, afferma la forzista.
Dalla Chiesa: “Mio padre un pericolo per la Dc“
Le parole di Rita Dalla Chiesa hanno ovviamente dato il via ad un caso politico, viste le gravi accuse rivolte contro l’ex Presidente del Consiglio. Secondo Dalla Chiesa, la certezza delle sue parole sarebbe verificabile nel diario del padre, che questo avrebbe iniziato a scrivere alcuni giorni dopo il suo arrivo a Palermo, quando capì che lo Stato italiano lo aveva abbandonato al suo destino.
La conduttrice tv ha infatti sostenuto che in quelle pagine vi fosse la verità sulla morte di suo padre. “All’epoca è stato detto mille volte, cercate la verità nella Democrazia cristiana” ha dichiarato la parlamentare, sostenendo poi di essere rimasta delusa dal comportamento dei giornali di quell’epoca. Quando Matteotti fu processato e poi assolto, Dalla Chiesa ricorda come pensasse che i media potessero “meravigliarsi” e quindi indagare, mentre questi hanno deciso di “inchinarsi come fanno le statue alle processioni di Paese, di fronte al mafioso di turno“.
La forzista, inoltre, racconta di un dettaglio della vicenda che l’ha convinta della colpevolezza di Giulio Andreotti. “Non venne ai funerali di mio padre, disse che preferiva andare ai battesimi” sottolinea Dalla Chiesa, per poi continuare: “La sua sedia vuota non significa che l’abbia voluto lui, ma che eliminare Dalla Chiesa sia stato un favore a lui, perché mio padre poteva essere un pericolo per la corrente Dc dell’epoca“. La conduttrice tv, poi, conclude il suo discorso con una nota amara: “Non sa quante volte in Parlamento mi chiedo dove sedevano quelle persone quando lo hanno deciso. I loro nomi? Penso che non usciranno mai“.
Rotondi (Dc) su Dalla Chiesa: “Valuteremo risposte legali“
Rita Dalla Chiesa avrebbe infuriato i vertici della Democrazia cristiana con le sue parole, come dimostrano le dichiarazioni di Gianfranco Rotondi, presidente del partito, immediatamente intervenuto sulla vicenda per fare chiarezza. “Le affermazioni dell’onorevole Dalla Chiesa, secondo cui Andreotti sarebbe dietro l’omicidio di suo padre, sono gravissime, indimostrabili e vengono fatte ora che Andreotti non c’è più” ha sottolineato il presidente della Dc, piuttosto sorpreso da quanto avvenuto nel corso della trasmissione Rai.
Alla luce delle dichiarazioni fatte dalla forzista, il partito sarebbe intenzionato a prendere provvedimenti. “La Dc c’è ancora e valuteremo le modalità anche legali con cui difendere la memoria del Presidente” ha dichiarato Rotondi, aprendo quindi alla possibilità di una disputa legale sul caso. Nella vicenda è intervenuto anche Angelo Bonelli di Avs, che ha sostenuto la necessità di sentire Rita Dalla Chiesa in commissione parlamentare Antimafia, perché “le sue parole, se confermate, sarebbero allarmanti e gravi“.
© Riproduzione riservata