Alessandro Giuli, attuale Ministro della Cultura, ha rilasciato una serie di dichiarazioni significative durante un’intervista a ‘La lingua batte’ su Rai Radio3, evidenziando la necessità di una destra progressiva all’interno del panorama politico italiano. Giuli ha sostenuto che ogni ministro dovrebbe godere di margini riconoscibili di indipendenza, sottolineando il suo ruolo di rappresentante non solo di un partito, ma di una vasta gamma di intellettuali, tra cui nomi noti come Roberto Saviano e Antonio Scurati.
“Essere ministro significa essere l’espressione di un governo il cui partito principale ha il 30% dei consensi“, ha affermato Giuli. “In questo 30%, deve esserci spazio per una destra progressiva, non reazionaria, che non si volga verso il passato“. Il ministro ha ribadito che la sua visione politica è in linea con i principi della Costituzione italiana e che il presidente del Consiglio è consapevole di questa direzione. “La nostra missione pubblica deve sempre rifuggire dalla nostalgia e da ogni forma di reazione”, ha aggiunto, indicando un chiaro intento di costruire un dialogo aperto e inclusivo.
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Le parole di Giuli
Giuli ha anche espresso il suo modello di riferimento nel panorama culturale italiano: “Se dipendesse da me, il modello di ministro sarebbe Alberto Ronchey“. Questa affermazione mette in evidenza la sua intenzione di portare un approccio intellettuale e riflessivo al suo incarico, piuttosto che una mera assertività. Ha inoltre criticato il linguaggio politico contemporaneo, definendolo spesso “livellato verso il basso“, e ha espresso il desiderio di alzare il livello di discussione.
Durante l’intervista, Giuli ha riflettuto sulla complessità del discorso politico, notando che esso è “direttamente proporzionale all’interlocutore” e al contesto in cui ci si trova. Ha esemplificato questo concetto con l’idea di citare testi complessi in un’ora di intervento di fronte ai parlamentari, affermando che, se la reazione fosse stata “non abbiamo capito niente”, egli potrebbe decidere di evitare tali tentativi in futuro. Tuttavia, ha insistito sull’importanza di affrontare temi complessi con il linguaggio adeguato, sottolineando che la politica deve essere in grado di confrontarsi con argomenti profondi e articolati.
Un altro tema cruciale emerso nell’intervista è il desiderio di Giuli di accorciare le distanze tra centro e periferia, affermando che è necessario smettere di percepire il centro come un’area ricca e la periferia come povera e priva di cultura. “Dobbiamo garantire che ogni cittadino possa partecipare alla vita culturale del paese, senza che vi siano diaframmi ideologici che ne impediscano l’accesso”, ha dichiarato.
Giuli ha chiuso l’intervento riflettendo sulla sua volontà di innalzare il livello del linguaggio politico, spostandosi da una comunicazione di tipo “vaffa” a discussioni più sostanziali, come quella sul “apocalittismo”. Questo passaggio è visto come un tentativo di sfuggire a un certo livellamento qualitativo che, a suo avviso, ha caratterizzato il discorso pubblico in anni recenti.
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