Mentre lo scontro tra governo e magistratura democratica sulla questione del Protocollo Italia-Albania continua senza freni, una nuova bufera sembrerebbe essersi scatenata sulle toghe italiane. Due consigliere laiche del Consiglio superiore di magistratura (Csm), Isabella Bertolini della Lega e Claudia Eccher di FdI, avrebbero richiesto l’apertura di una pratica alla prima Commissione e alla Procura generale della Cassazione, al fine di valutare le dichiarazioni di Stefano Musolino, magistrato e segretario di Magistratura democratica, nel corso di un evento dell’associazione “No Ponte“, che secondo le due consigliere avrebbe una “spiccata connotazione anti-governativa“.
Sembrerebbe che Musolino abbia pronunciato frasi di tipo politico che “rappresentano una violazione dei principi costituzionali di imparzialità e di indipendenza che secondo la Costituzione tutti i magistrati devono osservare“, almeno secondo quanto dichiarato dalle due consigliere. Nello specifico, sembrerebbe che il magistrato abbia criticato il ddl Sicurezza, ovvero un provvedimento del governo Meloni che vorrebbe la creazione di nuove fattispecie di reato e l’inasprimento di alcune già esistenti.
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A seguito della notizia, che farebbe riferimento ad una missiva inviata lo scorso 28 ottobre da Bertolini ed Eccher al Comitato di Presidentza del Csm, l’Associazione nazionale magistrati (Anm) ha deciso di intervenire sulla questione per prendere le difese di Musolino. Il presidente, Giuseppe Santalucia, avrebbe infatti dichiarato che la richiesta delle due consigliere non sarebbe legata ad una volontà di “imparzialità“, ma vorrebbe invece ottenere “il silenzio delle toghe” e ciò sarebbe quindi “inaccettabile“.
Le frasi di Musolino sotto analisi del Csm
Le dichiarazioni che avrebbero posto Stefano Musolino in questa situazione poco chiara avrebbero quindi riguardato le volontà del governo in riferimento al ddl Sicurezza. “Siamo molto preoccupati” avrebbe infatti dichiarato il magistrato nel corso di un evento al Centro socio-culturale “Nuvola Rossa” di Villa San Giovanni a Reggio Calabria, sottolineando che dal punto di vista della magistratura esisterebbe “un problema di gestione del dissenso che non può essere affrontato attraverso strumenti penali“.
Musolino avrebbe poi sottolineato che il nostro Paese starebbe affrontando “un momento in cui si presentano davanti a noi scelte molto importanti“, per cui sarebbe fondamentale scegliere il rispetto reciproco invece dei conflitti, in quanto i primi potrebbero rivelarsi piuttosto “fruttuosi” nel caso in cui dovessero essere gestiti adeguatamente. In questo senso, il magistrato avrebbe poi aggiunto che, affinché questo accada “non si può ricorrere allo strumento penale. Non si possono inventare nuove norme per radicalizzare il dissenso e addirittura criminalizzarlo“.
Le due consigliere avrebbero poi spostato l’attenzione anche su alcuni dichiarazioni di Musolino, rilasciata nel corso della trasmissione “Piazza Pulita” su La7, che avrebbero affrontato il tema dell’imparzialità, sostenendo che questa “non esista come condizione pre-data, come stato del magistrato” perché “l’imparzialità è qualcosa verso cui si tende“. Musolino avrebbe poi aggiunto: “I magistrati che sono un po’ più dissenzienti verso le politiche del governo rischiano di non essere più imparziali“.
La reazione di Santalucia e dell’Anm
Il presidente dell’Anm non ha accolto favorevolmente le posizioni di Bertolini ed Eccher, sottolineando che è diritto del magistrato “intervenire sui temi della giustizia, argomentando e spiegando, perché è il nostro specifico campo professionale“. Dunque, secondo Santalucia, non sarebbe possibile chiedere ad un magistrato di non pronunciare dichiarazioni sulla politica “in nome dell’imparzialità“. Il magistrato avrebbe poi proseguito specificando che in ogni caso, vi sarebbe una differenza sostanziale tra l’imparzialità e tra “la soggezione silenziosa al governo“.
Sulla questione è poi intervenuto Salvatore Casciaro, segretario dell’Anm, volendo evidenziare che “si è cercato anche di spaccare i magistrati, tra i magistrati buoni e i magistrati meno buoni, politicizzati, comunisti“, facendo riferimento agli eventi di cronaca che hanno interessato il nostro Paese nelle ultime settimane e poi chiarendo che “in realtà, i magistrati sono uniti, mai come in questo momento, nel rivendicare e difendere quelle che sono le caratteristiche fondamentali della funzione, dell’indipendenza e dell’autonomia“.
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