Truppe a Kiev, Crosetto apre alla missione gestita dall’Onu: “Così potremmo partecipare”

La coalizione dei volenterosi starebbe prendendo in considerazione la possibilità di inviare truppe a Kiev sotto l'egida o il controllo dell'Onu, per evitare che la Russia possa interpretare la missione come un attacco dell'Ue o della Nato. Questo piano era stato suggerito da Meloni e Crosetto già diversi mesi fa e per questo si starebbe riflettendo sulle possibilità di partecipazione del Paese

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Il piano in quattro livelli per l’invio di truppe di peacekeeping in Ucraina, su cui starebbe riflettendo la “coalizione dei volenterosi” del britannico Keir Starmer e del francese Emmanuel Macron, potrebbe convincere anche il nostro Paese. Lo ha chiarito il ministro della Difesa, Guido Crosetto, nel corso di un’intervista a Repubblica, in cui ha cercato di fare un po’ di chiarezza all’interno di un quadro europeo che per il momento rimane piuttosto difficile da decifrare.

Tra piani per il riarmo dei singoli Paesi membri, passando per la difficoltà di trovare un’intesa comune su come proseguire il sostegno all’Ucraina, l’Italia al momento ha evitato di prendere decisioni certe, attestandosi su una posizione di immutabile scetticismo. L’unica conferma, al momento, era l’intenzione del governo italiano di non inviare truppe italiane a Kiev, o almeno non senza adeguate garanzie di sicurezza. Si tratta di un concetto più volte ribadito da tutti e tre i leader della maggioranza.

Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani avevano trovato un terreno comune su cui ricompattarsi, visto le differenze che caratterizzano i tre partiti dal punto di vista della politica estera. Ora, comunque, neanche questa certezza sembra più tale. Nel caso in cui si dovesse procedere con una missione Onu, o con una sotto l’egida della Nazioni Unite, allora l’Italia potrebbe prendervi parte. Non si tratterebbe di un ripensamento ma dell’attuazione di una possibilità che per ora l’Italia aveva solo e sempre ipotizzato.

Crosetto: “Il piano per la sicurezza nazionale sarà attuato in 10 anni”

Guido Crosetto ha quindi sottolineato come la possibilità di inserire la “coalizione dei volenterosi” sia stata ipotizzata e proposta più volte dalla sua persona e da quella di Giorgia Meloni negli ultimi tre mesi. In ogni caso, il ministro della Difesa ritiene che questa non possa essere una missione solamente europea, in quanto l’Ue dovrebbe rappresentare solamente la copertura giuridica. “Le condizioni in cui potrà operare una missione devono essere scritte prima nell’accordo di pace poi vanno rese operative“, ha spiegato Crosetto, aggiungendo che quindi su quanto avverrà deciderà lo stesso parlamento.

Guido Crosetto sull'attacco Unifil
Il ministro della Difesa Guido Crosetto

Per quanto riguarda, invece, il piano della sicurezza nazionale, sembrerebbe che questo abbia previsto un lavoro e un ragionamento piuttosto lunghi, in quanto è stato necessario prendere in considerazione tutte le risorse che ha l’Italia ma anche tutti i pericoli che potrebbe essere costretta ad affrontare. “Dobbiamo prevedere anche gli scenari peggiori, cerando di mettere il Paese in sicurezza di fronte a diversi tipi di minaccia, anche cyber“, ha spiegato il ministro, tentando di far comprendere quale sia il reale obiettivo di questo progetto.

C’è poi da prendere in considerazione il fatto che questo piano avrà un’attuazione piuttosto lunga, che per il momento è stimata tra gli 8 e i 10 anni, a causa delle difficoltà del Paese nello sviluppare una capacità difensiva che sia realmente adatta ai tempi. “Lavoreremo su infrastrutture, addestramento, aumento del numero delle forze armate, integrazioni di vario tipo“, ha evidenziato Crosetto, aggiungendo che, in caso di guerra, si starebbe prendendo in considerazione la possibilità di attivare una parte dei Carabinieri come forza aggiuntiva alle forze armate.

Crosetto: “A giungo la Nato potrebbe chiedere il 3,5% del Pil per le spese militari”

Il ministro ha poi annunciato che nel prossimo vertice della Nato che si svolgerà a giugno, è possibile che il segretario generale dell’Alleanza Atlantica chieda che i Paesi membri raggiungano il 3,5% del Pil per le spese militari. Un obiettivo che per l’Italia potrebbe rivelarsi difficilissimo da raggiungere, anche in considerazione del fatto che il nostro Paese non è riuscito ancora a toccare la quota del 2% che per ora è richiesta.

Si ipotizza, poi, che Trump possa addirittura chiedere che si lavori verso il 5% del Pil, per sopperire al possibile allontanamento degli Stati Uniti dalla Nato. “Proprio per questo, deve aumentare il contributo delle Nazioni europee“, ha spiegato il titolare del Ministero della Difesa, chiarendo che l’Italia sta cercando di lavorare su questo argomento, anche se con una certa difficoltà.

A giugno avremo fatto passi avanti“, ha chiarito Crosetto, aggiungendo che dal suo punto di vista non sarà necessario arrivare a un esercito comune europeo perché “il modello da seguire è quello della Nato, quindi, fotocopiando quel modello già domani potremmo avere la difesa europea“.

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