Crosetto: “Pronti ad estrarre gli italiani dal Libano”

In particolare il ministro fa riferimento alla possibilità di incidenti non voluti "che non possono essere esclusi" e dichiara che "la sicurezza dei nostri militari è la nostra principale priorità"

Redazione
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Il ministro della Difesa Guido Crosetto in audizione alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato ha parlato della situazione di pericolo in Libano facendo riferimento in particolare ai militari italiani della missione Unifil.

La missione Unifil

L’Unifil è nata dalla risoluzione dell’Onu numero 1701, un accordo del 2006 per fermare le ostilità tra Israele e le milizie di Hezbollah che da anni hanno stabilito in Libano numerosi basi operative dalle quali colpiscono lo Stato ebraico. La risoluzione prevede l’istituzione di una zona cuscinetto di sicurezza a nord del confine Israele-Libano (detta Blue line) e fino al fiume Litani. In questa zona si insidia l’Unifil, una forza di Caschi Blu dell’Onu composta da 10.000 uomini, tra cui 1.200 militari italiani.

L’Unifil ha sostanzialmente il compito di smilitarizzare la zona, fare in modo che il controllo venga assunto dalle forze armate regolari libanesi tenendo a distanza sia gli israeliani che le milizie di Hezbollah. Ad oggi si può evincere che questa risoluzione non ha funzionato e gli eventi delle ultime ore hanno costretto i militari Onu a entrare nei bunker e interrompere ogni attività.

Crosetto sui militari italiani

Il ministro Crosetto ha assicurato che la Difesa sta monitorando costantemente la situazione in Libano e che è pronta qualora fosse necessario “condurre operazioni di estrazione dei nostri connazionali in Libano, anche in modo autonomo”. Assetti navali e aerei sono già stati allertati e “il loro livello di prontezza è stato innalzato e adeguato”, specificando che il rischio per i nostri militari non è aumentato, perché non sono obiettivi di attacchi diretti, ma la situazione è sempre più preoccupante a causa della “possibilità di incidenti non voluti, che non possono essere esclusi”.

I nostri militari si trovano in Libano per garantire la libertà, ma chi guida le forze armate deve garantire loro sicurezza. La sicurezza dei nostri militari
è la nostra principale priorità
ha assicurato. Crosetto ha specificato di aver parlato con i suoi omologhi israeliani e libanesi sul fatto che l’integrità dell’Unifil va rispettata.

Il ministro della Difesa Guido Crosetto
Il ministro della Difesa Guido Crosetto

E per rispondere all’escalation di queste ultime ore “sono stati aggiornati i piani di contingenza, prevedendo diversi scenari a seconda dell’evoluzione della minaccia”. Mezzi di evacuazione strategici come navi e aerei sono stati messi a disposizione e “mai come in questo momento la sinergia tra Difesa ed Esteri è efficace nella difesa dei nostri cittadini” ha affermato il ministro.

L’Italia ha avvertito della necessità di un’azione rapida e incisiva dell’Onu affinché l’Unifil possa esercitare una “reale deterrenza all’uso della forza, contemplando la
possibilità di operare anche autonomamente anche senza le forze libanesi”.
Il ministro sottolinea la differenza di avere nel sud del Libano la presenza delle forze Onu o quella dei soldati israeliani. Poi confessa che si deve riconoscere che l’Unifil non è riuscita a raggiungere gli obiettivi della risoluzione 1701. Comunque la presenza dei soldati Onu è l’unico modo per prevenire uno scontro diretto e portare alla pacificazione. “Mai come oggi noi e l’Onu abbiamo e dobbiamo avere un ruolo” ha dichiarato.

Crosetto ha affermato di aver avviato insieme a Tajani un serie di contatti con il Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres per “sollecitare l’adozione di tutte le misure necessarie per la piena sicurezza del personale Unifil e l’operatività della missione che era l’unico modo per evitare quello a cui siamo arrivati”.

Crosetto: “Complesso fare previsioni attendibili”

Ad oggi non è possibile prevedere cosa accadrà, dato anche il fatto che le scelte di Israele sono un’incognita per tutta la comunità internazionale. Il discorso che ha pronunciato il premier israeliano all’Onu “non lascia presagire ampi spazi per un dialogo e alle condizioni per un rapido cessate il fuoco”. Inoltre questa notte c’è stato l’attaccato dell’Iran a Israele, Iran che finora non aveva preso iniziative dirette. “Le dichiarazioni dal regime di Teheran fanno ritenere conclusa la reazione per le morti di Haniyeh e Nasrallah”, ma c’è la possibilità che “Israele possa attuare a sua volta una risposta a quanto successo ieri”.

L’unica certezza è che quella in atto è un’escalation “pericolosa e tragica”, che racconta del superamento di diverse linee rosse, nonostante gli appelli della comunità internazionale, tra cui l’Italia, “che ha cercato in ogni possibile modo il dialogo e lavorato per la tregua”. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’uccisione del capo Hamas mentre assisteva alla cerimonia di giuramento del nuovo presidente iraniano. Gli Hezbollah hanno un forte legame con l’Iran e “mai come ora il rischio di un conflitto sul campo è reale”.

Un’ulteriore escalation potrebbe portare gravissime conseguenze e quindi si continua a lavorare per “una soluzione diplomatica” che è per il ministro “l’unica via possibile”. Crosetto ha concluso affermando che “negli ultimi mesi il conflitto aperto tra Israele ed Hezbollah è stato evitato grazie agli sforzi di tutti”.

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