Crosetto, la lettera all’Onu: la spinta per un cambio di passo sulla striscia libanese

La missiva di Crosetto con cui l'esecutivo italiano sta spingendo per un cambio di passo, necessario a garantire la sicurezza alle truppe di connazionali

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A Roma la tensione si taglia con con coltello. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto ha inviato una missiva al francese Jean-Pierre Lacroix, capo delle Operazioni di Pace al Palazzo di Vetro. L’allarme lanciato dal ministro riguarda i mille Caschi blu italiani schierati alla frontiera tra Libano e Israele nella missione Unifil.

L’esecutivo italiano sta spingendo per un cambio di passo, necessario a garantire la sicurezza alle truppe di connazionali schierate nella missione di pace ed esposte al fuoco incrociato. Per Crosetto è necessario un chiarimento sulle regole di ingaggio e la missiva inviata al collega francese precede il lancio di missili da parte di Israele.

Crosetto: l’allarme del ministro

Per il governo Meloni, l’opinione è che le Nazioni Unite in Libano non stiano facendo abbastanza sia sul piano diplomatico che su quello di garantire la sicurezza ai contingenti. Secondo una fonte del ministero della Difesa: “Cosa chiediamo all’Onu per i nostri militari? Il diritto ad esistere“. Un altro ufficiale aggiunge: “Solo l’Onu può parlare al tempo stesso con l’Iran e Israele, con Hezbollah e con la Giordania“.

Crosetto
Crosetto

Finora ci sono stati pochi incidenti. Verso metà ottobre, un razzo aveva colpito il quartier generale dei Unifil senza fare vittime. Più volte le armi di Hezbollah sono state distrutte dal sistema di difesa israeliano Iron Dome: in quegli episodi, detriti caddero finendo sulla linea blu. La somma di tutti questi fatti hanno acceso la preoccupazione sulla messa in sicurezza dei Caschi blu al confine libanese e la fragilità delle regole di ingaggio.

Onu, guerra Israele-Hamas
Onu, guerra Israele-Hamas

La striscia tra Libano e Israele è diventata la seconda zona di battaglia. La consapevolezza porta Crosetto e il governo italiano a porre delle domande sulla deliberazione dell’Onu. Se i soldati finiscono sotto tiro, come possono reagire? Quale è il loro limite di esecuzione? Queste domande le aveva in parte anticipate il ministro della Difesa ad un mese dal conflitto: “Occorre che le Nazioni Unite decidano: o la missione Unifil ha ancora un senso, oppure bisogna chiedersi se ha senso mantenerla“.

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