L’ex grillino torna a parlare della crisi di governo e della caduta dell’esecutivo Draghi, che ha smosso le acqua anche all’interno del Movimento: «È una casa che non riconosco più»
Davide Crippa, ex fedelissimo del Movimento 5 Stelle, lascia la sua madrepatria dopo le continue tensioni di governo che hanno portato alla caduta dell’esecutivo Draghi. In un’intervista al “Corriere della Sera” l’ex capogruppo si scaglia contro Giuseppe Conte e il ruolo avuto nella crisi politica: «Ha disfatto il progetto del campo largo e riformista e ha consegnato la testa di Draghi alla destra».
È questa la motivazione che ha portato Crippa, così come tanti altri, a lasciare il Movimento, creando un’ulteriore scissione dopo quella di Luigi Di Maio dello scorso mese.
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«I due mandati? Non comprendo la logica che guida certe decisioni»
Crippa espone la sua idea anche sulle ultime diatribe interne ai pentastellati, relative alla conferma del vincolo del doppio mandato. L’ex capogruppo afferma: «Il problema non è la discussione che abbiamo visto in questi giorni, ma ciò che il M5S oggi è o vuole essere, una casa che non riconosco più».
«Non mi sento tradito, semplicemente non comprendo più la strategia e le logiche che guidano certe azioni – continua Crippa – La regola dei due mandati meriterebbe una riflessione rispetto alla necessità di qualsiasi formazione politica di dover formare una classe dirigente in grado di promuovere le istanze in modo efficace e di attuare un programma politico sapendo muovere i passi giusti, per non disperdere la forza che viene dal consenso degli elettori».
Un futuro a sinistra? «Serve riflessione profonda»
Alla domanda su cosa gli riserverà il proprio futuro politico, dopo l’abbandono ai 5 Stelle, Crippa risponde enigmaticamente: «Sono in una fase di riflessione profonda. La scelta che mi sono visto costretto a fare pesa molto. Vediamo cosa accade nei prossimi giorni».
Il parlamentare non nega di aver avuto dialoghi e rapporti col Partito Democratico che lo ha portato ad un avvicinamento: «Per ovvie ragioni, c’è sempre stato un dialogo costante, anche in quel famoso mercoledì al Senato in cui insieme abbiamo tentato fino all’ultimo istante di convincere Conte a non realizzare un assist pericolosissimo alla destra».
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