Ministro, “la salute è una priorità’. Governo Meloni mantiene posizione su “carcere duro”. Inarrestabile offensiva anarchica. FdI: “Stato non può piegarsi”. Opposizione chiede revisione pena
Alfredo Cospito è stato trasferito nel carcere di Opera a Milano: in quello di Sassari rischiava la vita dopo gli oltre 40 kg persi per lo sciopero della fame e le condizioni in continuo peggioramento. “La tutela della salute di ogni detenuto costituisce un’assoluta priorità”, ha motivato il trasferimento il ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Cospito resta al 41bis
Nel comunicato diffuso dopo il consiglio dei ministri che ha affrontato l’argomento viene spiegato che “per la parte di propria competenza”, il ministro Nordio “ritiene di non revocare il regime di cui all’articolo 41 bis“. E “ha precisato che, sentite tutte le istituzioni interessate, si è fatto carico delle condizioni di salute del detenuto, avendone disposto in data odierna il trasferimento, sempre in regime di 41 bis, nell’istituto di pena di Opera, che è munito degli adeguati presidi sanitari”.
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Governo Meloni mantiene fermezza
“Lo Stato non si fa intimidire da chi pensa di minacciare i suoi funzionari”, ha ribadito la premier Giorgia Meloni. Una posizione, quella sul carcere duro, ribadita in serata anche al termine del Consiglio dei ministri, dove si è fatto il punto sulla vicenda.
L’istanza di rivedere la misura, avanzata dal legale di Cospito al Guardasigilli, sembra dunque destinata a non essere accolta, mentre c’è da attendere il 7 marzo per l’esame della Cassazione sul ricorso presentato dall’avvocato stesso.
Offensiva anarchica inarrestabile
L’offensiva anarchica, intanto, non si arresta: nella notte a Milano due auto della polizia locale sono state incendiate con molotov, mentre a Roma stessa sorte è toccata a cinque auto della Tim.
Nessun indietreggiamento, dunque, dall’esecutivo di centrodestra di fronte all’escalation di attacchi della galassia con la A cerchiata.
Ma un detenuto morto in carcere sarebbe difficile da digerire per il Governo. In particolare per Nordio, che si è sempre professato garantista. La strada seguita è quindi quella di separare nettamente l’aspetto giudiziario da quello medico, cercando di tenere la barra diritta con lo Stato sotto attacco.
Una partita delicata, dove è facile sbagliare una mossa. Tanto più dopo che Cospito ha ribadito il suo rifiuto all’alimentazione forzata.
Rauti (FdI): “Stato non può piegarsi agli anarchici”
“Non dobbiamo sottovalutare il pericolo degli anarchici; hanno rivendicato alcuni attentati contro sedi diplomatiche e ci sono stati dei disordini che li hanno visti protagonisti. Lo Stato non può piegarsi alle loro minacce ed a simili azioni violente ma deve mantenere, come sta facendo, una linea di fermezza. Non e’ una prova di forza ma una risposta proporzionata alla minaccia perché il pericolo anarchico esiste in Italia, e’ stato dimostrato, ed esiste anche con una rete a livello internazionale”. Lo ha detto a Isoradio il sottosegretario alla Difesa e senatrice di Fratelli d’Italia, Isabella Rauti, che ha espresso solidarietà a Chiara Colosimo, oggetto di minacce. La depuata di FdI, infatti, aveva pubblicato un messaggio ricevuto da un presunto anarchico: “Attenta a quando parli di Cospito – si legge nello screenshot – brutta fascista inutile”.
Opposizione chiede revisione pena
Dall’opposizione intanto in tanti hanno chiesto una revisione della pena, contestando la linea dura del governo. Per il senatore del Pd, Carlo Cottarelli, togliere il 41 bis non è “cedere di fronte al ricatto, cosa sempre sbagliata, ma riconoscere un errore”. Il suo compagno di partito ed ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nota che se Cospito morisse in carcere diventerebbe un martire, rafforzando gli anarchici.
Secondo la senatrice Ilaria Cucchi (Ivs) Cospito “non è un boss mafioso e non ha ucciso nessuno. Costringerlo all’ergastolo ostativo del regime 41 bis è stata una palese forzatura ed un errore colossale”. Il Garante dei detenuti, Mauro Palma, da parte sua, invita a domandarsi se per l’anarchico “serva il 41 bis o se per esempio non possa bastare una censura rispetto ad eventuali scritti o forme di comunicazione”.
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