Si è svolto per le strade di Milano il corteo nazionale a sostegno del popolo palestinese, con più di 10 mila persone provenienti da tutta Italia. La manifestazione, partita da piazza Duca D’Aosta, davanti alla stazione Centrale, ha attraversato le strade della città fino ad arrivare all’ Arco della Pace. Al suo passaggio, vetrine e pensiline dei mezzi pubblici sono state danneggiate, oltre a muri imbrattati da svariate scritte.
Migliaia di bandiere della Palestina, di striscioni e installazioni hanno sfilato per chiedere lo stop di quello che è considerato il genocidio dei palestinesi e la fine della guerra. “Gaza libera, Palestina libera“, e ancora “Intifada” sono alcuni degli slogan principali che si sono sollevati dalla marea di persone che si è riversata nelle strade del centro di Milano.
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Verso la fine del corteo si sono verificate tensioni e scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, all’altezza di piazzale Baiamonti. Il motivo dei contatti tra le due parti è avvenuto a seguito dell’identificazione di alcune persone da parte della polizia: si tratterebbe di dieci persone vicine a realtà anarchiche. I fermati sono stati portati via, mentre i manifestanti rimanenti che non hanno continuato a seguire il corteo hanno iniziato a gridare “liberateli” e “via la polizia“.
Il corteo a sostegno della Palestina
Alcuni attivisti e attiviste sono stati visti portare in braccio dei finti neonati cosparsi di sangue, a testimoniare la strage di minori, molti dei quali sotto l’anno di vita, che continua a consumarsi dall’inizio della guerra ad opera dell’esercito israeliano. Alcuni giorni fa il ministero della salute di Gaza ha pubblicato un documento di 1516 pagine in cui sono riportati i nomi degli oltre 50mila palestinesi uccisi: di questi, più di 15 mila sono bambini, e le prime 27 pagine del documento riportano nomi di neonati al di sotto dell’anno di vita.
In testa al corteo di oggi a Milano alcuni manifestanti portavano cartelli e bandiere per chiedere la liberazione Anan Yaeesh, arrestato in Italia un anno fa con l’accusa di associazione a delinquere con finalità di terrorismo. L’uomo è stato accusato di aver finanziato la brigata Tulkarem, un gruppo armato attivo in Cisgiordania, e attualmente si trova ancora in carcere a Terni.
Milano, colpiti negozi e banche “complici del genocidio”
Durante il corteo i manifestanti si sono scagliati contro le vetrine di alcuni negozi come lo Starbucks e il Burger King di via Pola, di cui sono stati rotti i vetri e imbrattate le insegne. Le aziende sono ritenute complici di quanto sta accadendo al popolo palestinese in quanto si ritiene che supportino, assieme ad altre celebri catene e brand, l’esercito israeliano. Una sorte simile è toccata alle sedi di Unicredit e di Mediobanca, dove sono comparse le scritte “Unicredit complice del genocidio“.
La scritta contro Meloni, la solidarietà della politica
Sulla vetrina di una banca in piazzale Lagosta di Milano, invece, un gruppo di manifestanti vestiti di nero ha scritto con una vernice rossa: “Spara a Giorgia“. Nelle stesse zone sono state fatti esplodere diversi petardi. Un corteo che ha scatenato più incidenti e più polemiche del solito rispetto agli appuntamenti ormai d’abitudine che interessano svariate di migliaia di persone.
La scritta nei confronti della premier ha scatenato l’indignazione della politica. “A forza di gridare al pericolo antidemocratico del governo Meloni, incitare alla rivolta sociale e alzare i toni tutti i giorni come se fossimo in una guerra civile – ha denunciato il responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli – era più che prevedibile che accadesse: in piazza i violenti hanno preso seriamente le parole dei vari piddini e postgrillini e hanno invitato a sparare al Presidente del Consiglio. Solidarietà a Giorgia Meloni che non si farà certo intimidire“.
Parole amplificate da quelle di tanti altri esponenti di Fratelli d’Italia, dal deputato ed ex vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato alla vicecapogruppo alla Camera, Elisabetta Gardini che ha parlato di “una scritta ignobile“.
Di “fatti gravissimi che continuano a ripetersi a ogni manifestazione e che sono il frutto di una pericolosa campagna di demonizzazione dell’avversario politico e delle donne e degli uomini in divisa” ha commentato il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha
avvertito: “in troppi continuano a scherzare con il fuoco“.
“Condanniamo con fermezza – ha assicurato il presidente della Camera, Lorenzo Fontana – intimidazioni e linguaggio d’odio, che minano il confronto civile e democratico“. “Chi scrive ‘Spara a Giorgia’ – è convinto – non è un attivista, è un potenziale terrorista“.
Anche il vicepremier Matteo Salvini non ha voluto far mancare la sua “solidarietà a Giorgia“. “Questi sarebbero i ‘pacifisti’ che il 25 aprile andranno in piazza cercando fascisti che non ci sono – ha ironizzato il segretario della Lega -, mentre il primo
maggio parleranno di lavoro anche se non hanno mai faticato“.
“Azioni scellerate che non c’entrano proprio nulla con il diritto democratico di manifestare” ha commentato il presidente della Lombardia, Attilio Fontana. “Milano – ha aggiunto – non è quella rappresentata da questi personaggi che, mi auguro, rispondano personalmente dei danni arrecati in città“.
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