Corte costituzionale, nuova fumata nera: le opposizioni non votano

Dal Partito democratico a Italia Viva, le opposizioni non hanno risparmiato critiche

Redazione
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Si registra un nuovo insuccesso nell’elezione di un giudice della Corte Costituzionale. Durante l’ottavo scrutinio del Parlamento, che richiedeva una maggioranza di tre quinti (363 voti), nessun candidato ha raggiunto il quorum: 323 schede bianche, 10 nulle e 9 voti dispersi. La maggioranza ha ricevuto istruzioni per votare scheda bianca, mentre le minoranze si sono astenute dal voto.

Un nuovo scrutinio è previsto a breve, come comunicato dal vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè. La posizione di giudice è vacante da quasi un anno, da quando è scaduto il mandato di Silvana Sciarra, ex presidente della Consulta. Non è ancora stato trovato un accordo tra i partiti per la nomina e a dicembre scadranno altri tre giudici nominati dal Parlamento. Durante la cerimonia del Ventaglio, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva espresso preoccupazione per il ritardo: “L’attesa per il quindicesimo giudice è un vulnus alla Costituzione”. In risposta, il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, aveva annunciato convocazioni settimanali del Parlamento per affrontare la questione. Attualmente, il centrodestra sembra orientato verso la candidatura di Francesco Saverio Marini, attuale consigliere giuridico della presidente del Consiglio.

Corte Costituzionale: le reazioni delle opposizioni

Le opposizioni non hanno risparmiato critiche. Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd, ha sottolineato il caos nella maggioranza, definendo il tentativo di forzare la nomina un flop e auspicando una nomina condivisa. Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs hanno evidenziato che il prof. Marini, già autore di proposte di riforma come il premierato, non è un candidato idoneo a giudicare la sua stessa costituzionalità.

Davide Faraone di Italia Viva ha aggiunto che l’ennesima fumata nera rappresenta una sconfitta per Meloni e un fallimento delle sue strategie aggressive. Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, ha commentato il fallimento del blitz di Meloni, invitando invece a concentrarsi su questioni più urgenti come il rapporto sulla sanità. Nel frattempo, sono stati 28 i parlamentari di centrodestra assenti al voto, con rappresentanti di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia che non hanno partecipato. Tra di essi, spiccano nomi noti come Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Corte Costituzionale: la fuga di notizie

La fuga di notizie dalla chat di Fratelli d’Italia potrebbe mettere a rischio i piani della maggioranza riguardanti l’elezione del giudice della Corte Costituzionale. La conferma sarebbe arrivata ieri, ad un giorno di distanza dal voto, da fonti vicine alle opposizioni che vedrebbero i leader di partito intenzionati a non piegarsi al presunto “blitz” degli alleati di governo.

Sembrerebbe che l’obiettivo di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega sia quello di far eleggere Francesco Saverio Marini, costituzionalista e consigliere giuridico di Palazzo Chigi. Questo nome però sarebbe avversato dal centrosinistra, che sarebbe al lavoro per comprendere in che modo boicottare il piano del centrodestra, già in parte ammaccato dalla fuga di notizie della scorsa settimana. Giorgia Meloni è ovviamente furiosa, non tanto per le informazioni rilasciate in sé, ma per il gesto di puro tradimento arrivato proprio da uno dei suoi.

Oggi le mosse dei due schieramenti, che alle 12:30 si recheranno in Parlamento per prendere una decisione, sembrano più chiare. Il partito democratico ha infatti indetto una riunione alle 9 del mattino proprio per discutere della questione, in quanto sembrerebbe farsi sempre più strada la possibilità di disertare il voto in aula. Un po’ come si era ipotizzato per nomine del Consiglio di amministrazione Rai.

Schlein: “Non parteciperemo alla forzatura della maggioranza

La segretaria del Pd Elly Schlein aveva già confermato a Sky Tg 24 che il partito “non parteciperà a una forzatura della maggioranza“, che ha previsto “una mancanza di confronto con le opposizioni, che non è accettabile“. Il volto dem ha sottolineato poi che la presa di posizione non fa riferimento a “problemi sul nome” ma “sul metodo” conc ui il voto sarebbe stato gestito.

Non può esserci da parte della Meloni un atteggiamento proprietario delle istituzioni” ha infatti dichiarato Schlein, sottolineando che il Pd si è coordinato sul punto insieme agli altri partiti di opposizione. Anche Alleanza Verdi e Sinistra ha dichiarato che non parteciperà al voto, preferendo lasciare l’Aula per dare segno della propria indignazione. Sembrerebbe che solo il deputato Marco Grimaldi rimarrà in assemblea per spiegare la decisione assunta, per poi uscire anche lui.

Il “contro-blitz” delle opposizioni

Nella giornata di ieri vi sarebbero stati contatti continui tra i partiti di opposizione, con l’obiettivo di trovare una linea condivisa da adottare in vista dell’elezione del giudice della Corte Costituzionale. I partiti avrebbero preso in considerazione la possibilità di non presentarsi in Aula, dando un segnale in riferimento al presunto “blitz” della maggioranza. Questa strategia era stata adottata anche in vista dell’elezione dei consiglieri Rai, ma alla fine era stata disertata da Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra che hanno partecipato al voto.

Non è chiaro in che modo si svolgerà quest’ultimo piano delle opposizioni ma fonti parlamentari dei partiti di centrosinistra avrebbero dichiarato che “c’è la possibilità e la probabilità che si arrivi al voto di domani alle 12:30 con una linea unitaria“. In realtà, però, sembrerebbe che il M5S voglia adottare una strategia leggermente diversa, ovvero entrare in Aula per assistere al voto ma senza ritirare la scheda elettorale, rendendo chiare sin da subito le sue intenzioni.

Parrini: “Scorciatoia per evitare il referendum sull’Autonomia

Secondo il centrosinistra, infatti, la maggioranza avrebbe deciso di anticipare il voto sul giudice della Corte Costituzionale proprio per riuscire ad “accaparrarsi” la nomina. Le opposizioni quindi temono la sconfitta e starebbero lavorando per evitare che questo accada. Il senatore democratico Dario Parrini ha sostenuto infatti che “la destra esplicita la volontà, che non ha precedenti, di provare a consumare un colpo di mano sulla nomina di un giudice costituzionale“, per poi sottolineare che tale Corte “non è cosa della maggioranza“.

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Dario Parrini (Pd)

Parrini, poi, ipotizza che tale elezione abbia in realtà un obiettivo ben più lontano nel tempo: evitare il referendum sull’Autonomia differenziata. Secondo il dem, infatti, il governo sarebbe intimorito dal milione e 300mila firme raccolte dalle opposizioni e sarebbe alla ricerca di una “scorciatoia” per evitare che abbiano la meglio. “Siamo di fronte a un fatto molto grave” ha quindi sostenuto il deputato del Pd.

A tali accuse ha invece risposto il forzista Enrico Costa su X, con un post duro e critico nei confronti delle posizioni dei partiti di centrosinistra: “Se il Parlamento non vota per la Consulta è un ‘vulnus’. Se il Parlamento vota per la Consulta è un ‘blitz’. Per la sinistra rispettare la Costituzione significa essere loro a indicare il Giudice, perché chi viene  da sinistra è figura moralmente ‘di garanzia’ per definizione“.

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